Guerra agli Umani (Id, 2003): regalo di Natale di cari amici. E' il primo libro assolo di Wu Ming 2, Giovanni Cattabriga.
Scritto in prima e terza persona, dove in prima è il racconto del protagonista e il terza quello degli altri personaggi principali (sia eroi che villain), Guerra agli Umani racconta di Marco, slacker intellettualoide che abbandona la civiltà umana per fondarne una nuova e 'troglodita' a partire da una piccola grotta sugli Appennini.
Gli Appennini italiani non sono disabitate lande senza civiltà, quindi Marco si trova ad avere a che fare con una serie di strani personaggi che gravitano intorno al paesino di pertinenza della grotta prescelta... questi personaggi lo vedono come un pazzerello, un esaurito o semplicemente uno scocciatore. Il paesino è una miniatura della civiltà spazzatura occidentale: vecchi alcolizzati ignoranti che molestano giovani ragazze al bar, cacciatori ignoranti che ammazzano per divertimento e organizzano combattimenti tra cani e persone insieme alla mafia albanese, carabinieri rincoglioniti e ignoranti, ecoterroristi cialtroni e ignoranti.
Il filo conduttore è abbastanza chiaro: i personaggi negativi sono tutti ignoranti, quelli positivi hanno vari gradi di educazione (non importa sia convenzionale, anzi). Anche questi eroi, però, sono difficilmente invidiabili e mostrati in una luce ambigua.
Wu Ming 2 scrive come difficilmente si vede in Italia fuori di traduzioni: un linguaggio sporcato di influenze anglofone e pop, forzatamente contemporaneo e aggressivo. E' un bel modo di scrivere e sarebbe meglio vederne di più: la storia invece trova il tempo che passa.
Una delle cose che amo meno della letteratura italiana contemporanea è il provincialismo: uno scrittore inglese, spesso (non sempre), ambienta le proprie storie in un contesto non realmente localizzato; quello italiano deve sempre evocare l'Italia. Vivendo in Italia non sento mai particolarmente il bisogno di evocarla.