Chivalry of a Failed Knight (Rakudai Kishi no Cavalry): ecco la versione intrigante e a tratti persino originale dello scarso Asterisk.
Il setting è lo stesso, i primi episodi sono persino copie quasi perfette gli uni degli altri: studenti che combattono con la magia, protagonista con la spada, principessa del fuoco con i capelli rossi, sorella (in Asterisk è un'amica d'infanzia) bassa e senza tette, più altre per l'harem. C'è il torneo, è tratta da una serie di light novel di cui c'è pure l'adattamento manga.
Sono impressionantemente simili come produzioni, al pari di quando a Hollywood escono film gemelli sullo stesso soggetto.
Chivalry però, fin dall'inizio, tenta un approccio più originale cercando di ribaltare e modificare alcune delle situazioni basi. Una sciocchezza, tanto per dire, che fa tutta la differenza del mondo: la principessa, invece di essere la solita tsundere senz'anima, finisce insieme al protagonista subito a inizio storia. La relazione tra i due andrebbe anche immediatamente sul sessuale, e di tensione erotica ce n'è parecchia e anche ben gestita, ma la soluzione per mantenerla circa pudica e teen rated è ricercata in modo tale da farle avere un minimo di senso nella storia.
Sono dettagli che danno a Chivalry un senso completamente migliore.
I combattimenti sono più vari e spettacolari, i personaggi più interessanti, e si vedono  soluzioni drammatiche e persino visive più personali e caratterizzate.
Questo strano lavoro è realizzato in combo da Silver Link, studio dalla lunga storia ma quasi sempre di assistenza produttiva, e Nexus, quasi degli esordienti: entrambi gli studi vantano collaborazioni a serie assolutamente di primo piano come l'ultima Fate/Stay Night (prima o poi scriverò il post a riguardo) e My Love Story. Qui si supportano insieme per trasformare un soggetto banalissimo in un qualcosa che vale la pena guardare.
C'è del pensiero dietro l'utilizzo dei poteri e le pseudo arti marziali che accompagnano, ce n'è altrettanto nel presentare situazioni e dialoghi che, pur già visti e triti, presentino qualche cosa che tenga lo spettatore impegnato. Sicuramente, episodio dopo episodio, Chivalry ha spostato il focus su un target leggermente più maturo rispetto ad Asterisk, il risultato non è certo un capolavoro ma godibile e, ovviamente, di minor successo rispetto ad Asterisk.
La serie si chiude con un'eccellente coppia di episodi finali, talmente buoni che ho deciso di conservare Chivalry, invece di cancellarlo come al solito.
Asterisk avrà una seconda stagione, Chivalry quasi sicuramente no.
Questi però sono i 12 episodi da vedere.