Un Anno sull'Altipiano (Id, 1938): per motivi di lavoro mi è capitato recentemente di dovermi occupare della prima guerra mondiale, centenario e tutto il resto. I miei ricordi di storia si sono notevolmente offuscati negli anni, così mi sono guardato intorno ed ecco un classico della letteratura italiana mai letto prima.
Duecento pagine di edizione Einaudi ufficialmente identica alla prima versione pubblicata, un libro che, vale la pena sottolinearlo subito, ha retto benissimo al trascorrere degli anni: ci sono capolavori della letteratura italiana molto più recenti, invecchiati male e linguisticamente preistorici.
Un anno sull'altipiano si legge ancora molto bene, scritto bene.
L'autore, Emilio Lussu è personalità italiana di spicco: politico sardo molto influente, antifascista, etc. Potete leggerne ovunque.
Il libro racconta la sua diretta esperienza d'ufficiale durante la grande guerra, nella prefazione racconta di averlo realizzato 'controvoglia' su sollecitazioni insistenti di Salvemini e, in effetti, a differenza di tante guerre successive: la letteratura diretta sulla prima guerra mondiale risulta scarsa e scarna.
Il racconto si interrompe in modo inaspettatamente brusco prima della sconfitta di Caporetto, è una scelta curiosa ma in fondo perfettamente in linea con l'intenzione dell'autore: non realizzare un diario di azione e guerra, ma il ricordo con rimorso del sopravvissuto di un periodo brutale e insensato.
Non brutale e insensato in assoluto, nonostante Lussu tenda a voler presentare le similitudini sul versante austro-ungarico, brutale e insensato per gli italiani: popolo coraggioso e acculturato da sempre costretto a obbedire agli ordini di comandanti e politici di stupidità impossibile.
I temi fondamentali del libro sono due, entrambi classici e riproposti in ogni media e forma possibile ma, ricordarsi, qui siamo nel 1938 (anni di scrittura 1936-7): l'alcool come motore dei soldati, niente alcool niente guerra, e i comandanti incapaci, inetti e arroganti, delusional e crudeli, essenzialmente stupidi e inadatti.
Sono i due motivi centrali della storia, non le battaglie e non la trincea, per quanto ampiamente presenti: il consumo di cognac, sempre presente in larga quantità, costantemente fornito dallo stato maggiore anche in assenza di artiglieria, vestiti o munizioni; il susseguirsi di ufficiali maggiori sempre più megalomani, prime vittime di una propoganda surreale, cercatori di gloria e vittoria presenti sul campo di battaglia senza vederlo, sentirlo o capirlo.
Lo scollameto contemporaneo dei politici dalla realtà, applicato ai miliari durante la guerra.
Il mio vecchio professore di letteratura insegnava come riconoscere il vero capolavoro: il vero capolavoro è un'opera d'arte capace di rimanere attuale per sempre, di adattarsi a ogni tempo e offrire qualcosa per sempre.
Un anno sull'altpiano è un tale capolavoro... o in Italia resta sempre tutto uguale, da sempre.