Buono da Mangiare (Good to Eat - Riddles of Food and Culture, 1998): Marvin Harris è stato un celebre antropologo americano, grande divulgatore del materialismo culturale, e questo saggio pubblicato da Einaudi fu la sua ultima opera.
Il materialismo culturale, in termini estremamente spicci, è una teoria secondo cui qualsiasi manifestazione culturale, anche la più elevata e spirituale, nasca da motivazioni pratiche di necessità e quotidianità.
Buono da Mangiare si concentra sullo spiegare perché certi popoli mangino certi cibi e ne schifino altri.
E' un libro molto interessante, ben scritto, a tratti persino divertente: non espone concetti rivoluzionari o sconvolgenti, a molte delle teorie basi si potrebbe e si può arrivare con un minimo di intelligenza e buon senso. Quello che Harris fa è prendere queste intuizioni dovute al buon senso e spiegarle per filo e per segno.
Certi capitoli sono ovviamente più interessanti di altri, gusti e interessi personali.
Ripeto: la teoria a monte è che qualsiasi costume o convinzione religiosa derivi essenzialmente da uno specifico e determinato motivo materiale perso nei meandri della storia.
Harris è sufficientemente rispettoso ma il testo potrebbe suonare fortemente offensivo a eventuali credenti, in fondo, in estrema sintesi: i motivi religiosi sono irrazionali.
Letta l'introduzione, Harris parte forte con il tema del vegetarianismo nel capitolo 'Fame di Carne': si può vivere di sola verdura, anche se i veri vegetariani sono davvero una percentuale ridotta, ma si vive meglio consumando anche carne. Come dicevo, le teorie di Harris suonano buon senso.
Harris parla in modo molto tecnico di calorie, proteine, conversione energetica; cita il colesterolo, le origini animali dell'uomo, e parla con estrema curiosità intellettuale della straordinaria fame di carne di polacchi e russi.
Alcuni passaggi del libro sono estremamente tecnici, meno interessanti per me, piaceranno ad altri: il concetto resta che le proteine animali siano migliori di quelle vegetali, che consumare carne offra un miglior apporto energetico e offra una vita migliore (senza esagerare), etc etc.
Terzo e quarto capitolo sono particolarmente gustosi: 'Il Mistero della Vacca Sacra' o perché gli indiani non mangino bovini, e 'L'Abominevole Porco' o perché ebrei e mussulmani non mangino maiale.
Le spiegazioni sono diverse ma essenzialmente simili: in un momento storico particolare all'origine della cultura di questi popoli, per una ragione o per un'altra, divenne economicamente e socialmente utile vietare il consumo alimentare di uno o l'altro animale. Le ragioni perse nel tempo, codificate e dimenticate, oggi irrazionali e aggirate in vari modi.
Gli indiani Veda mangiavano un sacco di bovini e li usavano in tutti i propri rituali maggiori come animali sacrificali: aumenta la popolazione, scatta la rivolta e i bovini diventano più utili come produttori di latte e simbolo dell'antico regime oppressore; nel caldo medioriente l'allevamento del maiale è difficile e costoso, meglio non farlo: è un non ruminante, quindi deve essere nutrito con cibo il cui consumo è anche umano, quindi non va bene dove c'è poco cibo, e non produce latte.
Meglio non mangiarlo e non sprecare tempo ad allevarlo, proibirne l'allevamento.
E' molto interessante, specialmente in ambito mussulmano, le molte eccezioni al dogma dell'ungulato ruminante: la storia del cammello insomma.
Fantastico il quinto capitolo: lo sapevate che il papa nel 700 e rotti dopo Cristo vietò il consumo di carne di cavallo? Io non lo sapevo. Nel capitolo 'Ippofagia' Harris racconta del divieto alimentare cristiano, dovuto alla necessità di usare i cavalli in guerra contro i mussulmani (in estrema sintesi) e alla cultura dei cavalieri; spiega anche perché gli americani non mangino carne: in pratica perché i cavalli sono pet.
A proposito di americani: perché gli americani mangiano e amano tanto la carne bovina? In 'Santa Bistecca USA', Harris spiega e il motivo è sostanzialmente la grande presenza di prati e praterie, e McDonalds.
Seguono un capitolo 'Lattofili e Lattofobi' dove si parla di malattie e intolleranze; un capitolo sulle 'Cosucce' che a noi occidentali non piace mangiare, ovvero gli insetti.
Un capitolo sul perché non si mangino i pet che molto poco ha a che fare con l'affezione e molto con motivi, indovinate un po', pratici.
Ultimo capitolo è dedicato al consumo di carne umana NON in circostanze tipo Alive.
C'è un passaggio a pagina 174 edizione italiana che voglio riportare: "il fatto che una specie sia esaltata o abominata dipende da quella che si potrebbe chiamare utilità o nocività residuale. Una vacca indiana non mangiata assicura vitelli, latte e letame. Ecco che viene esaltata. Un cavallo non mangiato vince le battaglie e ara i campi. Ecco che diventa una nobile creatura. Un maiale non mangiato non serve a un bel nulla: non ara i campi, non produce latte, non vince le guerre. Ecco che diventa oggetto di abominio. Gli insetti non mangiati sono ancora peggio dei maiali non mangiati [...]".
E' un libro molto interessante, conosco persone che si offenderebbero a leggerlo: sono amici e sono gli stessi amici che si disgustano quando dico che vorrei mangiare il mio cane.