L'Incolore Tazaki Tsukuru e i Suoi Anni di Pellegrinaggio (Shikisai o motanai Tasaki Tsukuru to, kare no junrei no toshi, 2013): con il solito dovuto ritardo mi sono ri-messo in pari con i romanzi di Murakami.
Superficialmente diverso dagli altri per l'assenza dei comuni elementi 'magici', sostituiti da una più semplice struttura narrativa e trama formativa... nel senso del romanzo di formazione.
Essendo giapponese, la formazione invece di accadere durante l'adolescenza, avviene alla tenera età di 36.
Un coetaneo.
E' libro di Murakami con il soggetto più giapponese tra tutti i suoi: fin dagli esordi l'autore è stato immediatamente internationl friendly, 'esportabile' diciamo; l'Incolore invece è squisitamente giapponese nei temi trattati e nei modi del narrato.
Anni del licelo a Nagoya, 5 amici (3 maschi e 2 femmine) amicissimi e inseparabili, ma non nel modo cool americano di Stand By Me, nel modo giapponese ossessivo compulsivo del 'noi amici contro il mondo intero che è molto più forte di noi e finirà per schiacciarci però moriremo tutti insieme e quindi felici'.
Fanno tutto insieme MA per evitare di 'rovinare tutto' si promettono di non scopare mai.
In una storia occidentale, mezz'ora dopo la promessa ci sarebbe stata una bella orgia; in questa la promessa viene mantenuta e gli amici crescono belli contratti, frustrati e tesi.
Murakami gioca al solito con i cognomi: 4 degli amici hanno cognomi composti da 'parole' che contengono un colore, Tsukuru no. Tsukuru cresce sentendosi leggermente meno parte del gruppo, sentendo di essere quello 'senza caratteristiche'.
Finisce la scuola, quattro decidono di restare a studiare a Nagoya, Tsukuru invece si trasferisce a Tokyo per inseguire la sua vocazione lavorativa.
...costruire stazioni della ferroviarie.
Per un po' tutto bene, ogni occasione possibile Tsukuru torna a casa e tutto è come prima; poi un giorno i suoi amici lo mandano a cagare senza spiegargli perché.
Il nostro protagonista ci rimane come una merda ma, da bravo giapponese, non chiede spiegazioni e accetta ringraziando. Torna a Tokyo e per sei mesi medita apaticamente di suicidarsi.
Sedici anni dopo.... SEDICI anni dopo, tempo presente del racconto, Tsukuru e ancora lì che ci pensa.
La sua ragazza del momento sente questa storia e, pur essendo giapponese anche lei, gli fa capire di essere stato troppo giapponese anche per una giapponese. Se Tsukuru vorrà inzuppare il biscotto un'altra volta, dovrà prima risolvere il suo trauma adolescenziale leggermente irrisolto e diventare un uomo adulto completo.
Il tema della 'completezza' è un grande classico della poetica (in questi giorni mi piace scriverlo) di Murakami: tutti i suoi personaggi anelano alla rotondità ontologica.
Tsukuru, a cui Murakami a inizio libro fa dichiarare di non essere interessato al sesso, decide immediatamente di poter superare un ventennale trauma irrisolto chiave di volta della sua personalità, per un altro po' di figa.
Rintraccia i suoi ex-amici, uno più sfigato dell'altro con il senno di poi, e svela il mistero, che vero mistero non è visto che glielo spiegano senza esitazioni del tipo 'ah ma bastava che lo chiedessi', di quel terribile incidente del passato.
Murakami mostra di non aver esattamente compreso il senso più profondo del BILDUNGSROMAN (se non lo scrivete maiuscolo non vale): maturare superando avversità grazie alla propria forza interiore e formare di conseguenza un carattere con le caratteristiche necessarie a un compiuto uomo adulto. Il personaggio di Murakami diventa completo scoprendo come se la passino male i suoi ex-amici, in pratica Tsukuru impara la sicurezza di sé in confronto alla sfiga abbattutasi sui suoi ex-amici.
Tsukuru si era perso i nemici portati dal fiume, gli è toccato scendere un po' a valle per trovarli e sentirsi vendicato e soddisfatto.
Qualcuno potrebbe obbiettare alla mia ricostruzione della trama e del senso del libro.
Ah, senza fare troppi spoiler: alla fine del romanzo, Tsukuru è così soddisfatto di sé da non aver manco più voglia di scopare.