Birdman: partirò dalla fine. E' un film eccezionale, anche un bel film, non bellissimo ma certamente un film talmente fuori dal comune da essere... da doversi guardare.
Quando vi parlo di certi film d'azione, quando succede, vi sottolineo sempre i piani sequenza più lunghi come un valore aggiunto e assoluto; quando De Palma diresse il banale Snake Eyes con Nichola Cage e Gary Sinise, l'apertura del film con quegli 8 minuti di piano sequenza piacque tantissimo ai critici.
Altri due nomi che voglio spendere prima di parlare del film in sé: Von Trier per tutte le sue sperimentazioni cinematografiche, in Birdman di sperimentazione cinematografica ce n'è a palate, e Jean Claude Van Damme.
Birdman mi ricorda molto JCVD.
Recupero il filo del discorso: a parte l'inizio e la fine, e con qualche concessione a effetti speciali digitali, l'intero Birdman è diretto con un unico pazzesco piano sequenza dove attori e cameramen 'danzano' senza sosta entrando e uscendo di scena come a teatro, seguendo un personaggio per lasciare tempo agli altri di prepararsi per la scena successiva, riproponendo passaggi e movimenti secondo una sceneggiatura che, come minimo, andrebbe pubblicata e incorniciata.
Il bravo regista Inarritu che piace tanto a hollywood perché intelligente, etnicamente svantaggiato, e capace come nessuno di bilanciare arte e commercio, tocca con Birdman vette di tecnicismo cinematografico senza precedenti.... 'senza precedenti' nel mondo del cinema di successo, del cinema che finisce davvero nelle sale cinematografiche, nel cinema che la gente va a vedere.
Michael Keaton interpreta un ruolo parzialmente autobiografico: un vecchio attore dalla carriera più o meno finita, un tempo famosissimo per aver interpretato un noto supereroe con il quale viene ancora e costantemente identificato. Nel film Keaton cerca di mettere in scena tra mille problemi una produzione a Broadway, di cui è protagonista, regista, sceneggiatore e produttore.
Al suo fianco tanti altri bravi attori: Edward Norton, Naomi Watts, Emma Stone e Zach Galifianakis, e altri. Ognuno con il suo spazio e le sue scene, ma spazio e scene presenti solo per dare respiro a Keaton.
Ci sono altri attori ma sembra uno di quei one-man-show tipo Hanks in Castaway.
Potere dei registi superiori, potere degli US of A, potere di chi non importa, ma Keaton delivera eccome.
Un uomo che vuole tornare famoso perché confonde l'ammirazione (fama, celebrità) con l'amore; un uomo senza vera arte che vuole fare qualcosa di significativo e artistico, ma si scontra contro l'elite degli attori di teatro; un uomo che sente le voci ed è convinto di avere (e forse ha) veri superpoteri.
E' un film eccezionale, ripeto, ma non proprio un bel film: alla Convivente non è piaciuto e di certo non lo definirei divertente; non è una storia con la quale sia possibile immedesimarsi, non è d'azione, non c'è figa. E' certamente un film realizzato come teatro, per questo Von Trier, e come tale non fatto per raggiungere necessariamente tutti. C'è una storia e c'è una visione attentamente studiata per rappresentarla.