Expelled from Paradise (Rakuen Tsuihō): ah beh. AH BEH. Signori, cazzo. Miglior film d'animazione giapponese da... boh. Diciamo uno dei migliori film d'animazioe di sempre, forse il miglior film d'animazione fantascientifico di sempre.
Ero scettico, lo confesso: ne ho letto bene, ha guadagnato un sacco di soldi, è piaciuto a un casino di giapponesi. Ultimamente quando qualcosa piace a un sacco di giapponesi...
Lo faccio per bene perché merita.
Esiste una serie di light novel omonima ma ritengo siano successive, Expelled from Paradise è una storia originale realizzata da Gen Urobuchi (a cui decido definitivamente di inchinarmi), diretta da Seiji Mizushima (Fullmetal Alchemist), character (e parte del mecha) di Masanobu Nomura recentemente sul pregiato Captain Earth, musiche di Narasaki (ricordato per Zetsubo Sensei), animazione dello studio Graphinica... guarda caso un altro di quegli studi che abbiamo stra-visto recentemente, uno di quelli che faceva tanta assistenza ma nessuna produzione propria.
Il film è sviluppato da Nitroplus insieme a Toei.
Un cast di voci eccezionali che comprende Rie Kugimiya, Shinichiro Miki e Hiroshi Kamiya: le avete sentite e amate.
Tecnicamente parlando è semplicemente il più bel film d'animazione prodotto in giappone, non parlo di design ma di tecnologia: animazione di questa qualità non si è vista mai.
La sceneggiatura è curatissima: c'è comicità, ci sono pensieri e ci sono basi per un possibile seguito; ci sono dialoghi interessanti, c'è caratterizzazione dei personaggi, ci sono trovate originali e intelligenti.
Nonostante la storia sia lungi dall'essere innovativa... merito di Urobuchi, si deve ammetterlo.
Dunque, la storia: siamo nel futuro, il pianeta Terra è come al solito semidevastato/semidesertico. Ci sono umani che vivono sulla Terra in uno stato di arretratezza tecnologica, vivono saccheggiando i resti della vecchia tecnologia. In orbita intorno alla Terra ci sono umani che hanno scelto di digitalizzarsi e vivere in un paradiso stile Matrix, questi umani si considerano evoluti in una nuova specie superiore alla normale razza umana rimasta sul pianeta.
Il paradiso del mondo virtuale viene disturbato da messaggi di una specie di hacker che pubblicizza la propria intenzione di costruire una nave spaziale e andare a esplorare lo spazio profondo.
Una guardia di sicurezza d'elite viene mandata a investigare, incarnata in un corpo umano e affiancata a un compagno locale.
L'inizio della storia gira tutto più o meno intorno alla novità dell'esperienza corporea per la donna (c'è persino una spiegazione sul perché dell'età della donna), nasce un certo affiatamento con il suo compagno, un jack of all trades di nome Dingo.
Scoprono l'identità dell'hacker e... a questo punto sono in dubbio su quanto ancora raccontare: la scoperta dell'identità dell'hacker avviene circa a metà film, il resto è una diretta conseguenza.
Vabbeh... non dirò altro.
Expelled from Paradise tocca due temi classici dell'animazione fantascientifica giapponese: l'inquinamento/motivo ecologico con la Terra distrutta, decisamente secondario e solo estetico; il tema della natura umana, della coscienza e della natura dell'uomo.
Ci sono gli umani-umani, come noi; ci sono gli umani digitalizzati che hanno abbandonato il proprio corpo e godono di giganteschi banchi di memoria ed esperienze sensoriali completamente diverse; ci sono le intelligenze artificiali con cognizione di sé.
Chi ha ragione? Quale forma di vita è superiore?
Ci sono scene di combattimento tra mecha tra le migliori di sempre, c'è un po' di scienza come si deve (rarissimo in ambiente nipponico), c'è giusto un pizzico di fanservice....
ci pensavo poche ore fa: una volta nei cartoni giapponesi c'era del sesso, ammetto spesso gratuito. Il sesso può avere una funzione narrativa importante, comunque può avere una funzione narrativa, un'importanza all'interno dello svolgersi della storia. Il fanservice no: nessuna funzione, nessuna utilità, al massimo può essere causa di momenti comici.
In ogni caso ce n'è una piccola dose, non appesantisce o urta l'equilibrio del film.
Volendomi sforzare di trovare 2 difetti a questo film: il design del personaggio femminile è davvero scarso, ricorda certi jrpg fantascientifici degli anni '90, qualcosa di totalmente non pratico ed esteticamente superato; i due epiloghi dopo il finale, considerando quanto sia incerta la pre-produzione in Giappone, si sarebbero potuti evitare: non sappiamo ci sarà mai un seguito, non ha senso ipotizzarlo prima del tempo.
Comunque sia, gira e rigira, resta che Expelled from Paradise sia uno straordinario pezzo d'animazione, un'avventura fantascientifica di primissimo livello, una bellezza d'animazione, una sceneggiatura notevole insieme a grandi prestazioni vocali.
Non è Mamoru Oshii, è qualcosa di completamente altro; non è Akira ma, d'altro canto, quel tempo è finito: questo è un genere nuovo, più amichevole verso le persone di scarsa intelligenza, meno aggressivo graficamente. Qualitativamente non è inferiore, solo diverso.