A Most Wanted Man: tratto dall'omonimo romanzo di John le Carré, che per me è ormai solo i padre di Nick Harkaway, è l'ultimo film da protagonista di Philip Seymour Hoffman... morto lo scorso febbraio.
La distinzione 'da protagonista' esiste a causa dei due ultimi The Hunger Games di prossima uscita.
Film di spionaggio post-11 Settembre. No James Bond, no spie invincibili venute dal freddo, nessuna forma di eroismo o eccezionale intelligenza/malizia. Le spie post-11 Settembre sono come i soldati nei film post-Vietnam.
Sono reduci sofferenti in un gioco dove vengono usati come pedine inconsapevoli, conoscendo solo porzioni del grande schema, provando a rendere il mondo un posto più sicuro ma rimanendo irrimediabilmente danneggiati nel corpo e nella mente.
Il concept del film gira intorno alla rivalita tra agenzie di spionaggio, tra istituzioni e governi: il buon Philip lotta per prendere un finanziatore di terrorismo, ma i suoi nemici principali sono il governo tedesco ufficiale e gli americani (Philip e il capo di un'unita semi-indipendente tedesca).
Fuma e beve a rirtmi serrati, sempre lucido ma chiaramente autodistruttivo: e un po' come se interpretasse se stesso, alla luce dei modi della sua morte, il risultato è esteticamente bello e, alla luce dei modi della sua morte, fortemente simbolico e denso.
Sfortunatamente, il film è una palla micidiale.
Succede poco e niente, due ore che sembrano quattro, e c'è un altro problema: togliete Hoffman, tutti gli altri attori sono a stento guardabili, impegnati in personaggi ridicoli.
La figlia di papà comunista che non esiterebbe ad aiutare un terrorista, il burocrate incapace e arrivista, l'americana amichevole ma chiaramente traditrice e puttanista, etc etc.
Le scene migliori sono quelle dove il regista Corbijn (the American con Clooney, film un po' troppo simile: spie, one man show, setting europeo) stilizza con notevole gusto estetico orientaleggiante, profili e silenzi del protagonista.
C'è della bellezza in A Most Wanted Man, ma del tutto insufficiente a colmarne il vuoto narrativo.