Terror in Resonance (Zankyo no Terror): serie originale in 11 episodi prodotta dal giovane studio Mappa, due serie che guarderemo in arrivo, e l'animazione dell'ultima Hajime no Ippo alle spalle. 
Comincio dalla trama: due ragazzini rubano del plutonio per uso militare da uno stabilimento segreto, vanno a Tokyo e cominciano a sfidare il governo e la polizia con atti terroristici sempre più arditi. 
Un gioco di indovinelli il cui obbiettivo è svelare un crimine mostruoso commesso dal governo giapponese. 
Chiunque abbia vissuto più di 16 anni potrà riconoscere fin dai primi episodi alcuni elementi classici... quindi non metterò lo spoiler. I due ragazzini si chiamano '9' e '12', sono evidentemente fuggiti da un laboratorio di ricerca dove si effettuavano esperimenti su bambini, sono super intelligenti e altamente motivati, anche altamente incazzati.
Aldilà del concept, a colpire particolarmente è la visione ultra pessimistica dell'autorià giapponese (e anche di quella americana, più avanti nella serie), dei politici e in generale degli uomini di potere, corruzione, etc etc. 
In questo senso, Terror in Resonance non è un caso unico, anche se probabilmente è il primo a portarlo in animazione, basti ricordare il lungo manga (indietro per il blog) Akumetsu. 
Capisci trattarsi di un anime superiore quando alla voce colonna sonora trovi il nome di Yoko Kanno. 
Non è l'unico nome 'di un tempo' a spuntare nei credits: il character design è di Kazuto Nakazawa e bisogna veramente andare indietro nel tempo per ricordare i suoi maggiori successi, El Hazard... anche se qualcuno potrebbe voler citare Samurai Champloo, ma non l'ho mai capito. 
Infine, il regista: Shinichiro Watanabe. Cowboy Bebop.
In pratica Terror in Resonance dovrebbe essere il miglior anime della storia, o almeno dell'anno. 
In realtà è noioso, è stereotipato ma, soprattutto, è davvero una gran palla. 
E' un precipizio verticale senza appigli dalle idee brillanti del primo episodio al finale finto drammatico. L'epilogo vomitoso è la ciliegina. 
C'è una netta differenza tra studiare a tavolino una storia dura e matura, raccontarla con i tempi del cinema, finirla con colpi di poesia, e raccontare una storia.