Killers: co-produzione Indonesia Giappone, diretto dal duo di registi indonesiani The Mo Brothers, scritto da uno dei due Mo insieme allo sceneggiatore giapponese Takuji Ushiyama (a volte credited come Yuji Yamamura).
Il film racconta due vicende separate e parallele, una si svolge a Jakarta, l'altra (presumibilmente) a Tokyo. Il film è parlato in indonesiano e giapponese e, quando i personaggi delle due storie parlano tra loro, in inglese.
Kazuki Kitamura interpreta 'Nomura', l'american psycho giapponese: serial killer specializzato in donne sole, gli piace ucciderle con armi contundenti, filmare il tutto e uploadare su youtube.
Nomura è un personaggio poco definito, c'è un qualche trauma infantile legato alla sorella ma, tipo Joker di Nolan, la storia viene raccontata in modo ambiguo e inaffidabile.
NOTA: nei 7 anni passati dal live action di Yakuza, Kitamura è invecchiato in modo considerevole.
In quel di Jakarta, Oka Antara (visto in Raid 2) è Bayu: ex-giornalista caduto in disgrazia dopo essersi scontrato con un potente, perso la moglie e la figlia... anche qui i dettagli non sono stati reputati importanti. Bayu vede i video di Nomura e ne rimane turbato e affascinato, diventa un serial killer ma, a differenza di Nomura, si concentra sul punire chi gli ha rovinato la vita.
Succedono varie cose, i due cominciano a interagire via chat, succedono altre cose...
Killers ha attratto la mia attenzione perché tacciato di ultra-violenza, super-violenza, mega-violenza e violenta-violenza.
Graficamente non c'è nulla di sensibile, roba già vista in film americani e molto più esteticamente rossa; quello che c'è è un film con possibilità drammatiche interessanti: circa a metà, il rapporto tra il serial killer 'affermato' che si scopre debole e il serial killer 'nascente' che sopravvive ai propri errori, potrebbe arrivare a qualche introspezione pesante. Succedono, improvvise e non chiaramente volontarie, un paio di scene innegabilmente comiche che spostano nettamente l'asse del film: da quel momento in poi, la logica del narrato va a farsi fottere e tutto finisce su un binario morto e monotono.
Il finale è talmente scemo da sporcare irrimediabilmente quel po' di buono della prima parte.