No Game No Life (nogemu noraifu): certe romanizzazioni sono del tutto inutili.
Certamente il cartone rivelazione della stagione primavera 2014, produzione Madhouse in 12 episodi tratti da una serie di light novel scritte da Yu Kamiya, nome d'arte di Thiago Furukawa Lucas, curioso autore nippo-brasiliano nato a San Paolo, rarissimo caso di straniero di successo nel chiusissimo mercato giapponese. Esiste anche un adattamento manga.
No Game No Life è stato un gran successo, è anche un cartone difficile e una produzione molto costosa: una seconda stagione non è ancora stata annunciata, è probabile ma certamente condizionata dalle vendite dei dvd.
Madhouse non ha certamente risparmiato: animazione di altissimo livello, effetti speciali enormi e continui, design ricercato, dettagli e profondità del disegno costanti... in pratica è uno di quei rari cartoni bellissimi nel primo episodio, bellissimi fino all'ultimo episodio, senza filler disegnati da dilettanti o tirati via o privati di strati.
La regia è di Atsuko Ishizuka, prima esperienza importante; sceneggiatura di Jukki Hanada, se fosse un battitore direi 'RED HOT' e l'avrei già aggiunto al mio fantasy team a costo di sacrificare chiunque, essendo lo sceneggiatore anche di Kyokai no Kanata/Beyond the Boundary: in pratica è l'autore dei due migliori cartoni delle ultime due stagioni animate in Giappone, tra i migliori di sempre.
La storia: Sora e Shiro sono fratelli (circa), sotto il nome di Blank sono dominatori incontrastati di qualsiasi videogioco. Sora, maschio 18 anni, è la versione all'ennesima potenza del Mentalista; Shiro, femmina 11 anni, è un genio punto.
Sono dei 'neet', 'not in education, employment or training': vivono reclusi in casa, sempre insieme, agorafobici e antropofobici.
Sono così bravi nei videogiochi (nei giochi in genre, dal Poker agli Scacchi, da World of Warcraft a Halo) da venire rapiti dal Dio di una dimensione/mondo magico/scifi dove tutto è controllato e deciso tramite giochi, dove nessun contrasto, conflitto, discussione, fatto importante o meno importante può essere deciso senza sfidarsi a un qualche gioco, secondo regole precise che regolalmentano anche i modi per aggirare le regole.
Il Dio di questo mondo è stufo di essere il più forte giocatore del suo mondo, Sora e Shiro potrebbero riaccendere la sua passione per il gioco, potrebbero diventare una sfida.
No Game No Life gioca con gli stereotipi dell'animazione giapponese, lo fa con rispetto e irriverenza insieme: non ci si sente mai offesi per il modo in cui vengono ridicolizzati temi classici e cazzate, è sempre divertente come vengono ridicolizzati. Lolicon, bagni pubblici, ragazze con orecchie animali... e via dicendo: ognuno di questi 'elementi' dell'animazione giapponese viene additato, affrontato e sfruttato per gag assolutamente nuove e originali, mature senza essere per adulti.
Non solo. No Game No Life è anche il Farscape delle serie animate giapponesi, è carico di riferimenti pop, meme e citazioni più o meno visibili, più o meno riconoscibili: Phoenix Right, Evangelion, JoJo... ma anche occidentali come, tanto per dirne UNA SOLA, Skyrim e il famosissimo arrow in the knee.
Queste due serie, No Game e Beyond, sono entrambe tratte da light novel, ma di autori diversi: l'unica cosa che hanno in comune è Jukki Hanada. Entrambe hanno personaggi eccellenti straordinariamente caratterizzati, dialoghi sfavillanti, colpi di scena e stili narrativi del tutto originali e aggressivi, finali perfetti.
Sì perché, nonostante non finisca, il finale di No Game No Life è eccellente.
DEVE esserci una seconda stagione e Hanada DEVE continuare a essere il migliore essere umano capitato in Giappone nell'industria dell'animazione.