The Gone-Away World (Id,2008): romanzo d'esordio di Nick Harkaway, figlio di John le Carré.
Era da un po' che volevo leggerlo ma ho non recentemente sviluppato un pregiudizio verso l'autore, dopo aver letto una sua intervista dove autodefinisce i propri lavori coniando il termine 'esistenzialismo pulp'.
La suddetta dichiarazione è successiva al secondo romanzo, quindi non posso applicarla completamente a questo, ma tale cosiddetto 'esistenzialismo pulp' sembra una versione spuria di new weird e ricorda molto, a dirla tutta, David Wong.
E' un grosso libro, due terzi del quale si sviluppano in flashback.
The Gone-Away World è frutto delle Go-Away Bomb. Non fa una piega.
Funziona così: una nuova tecnologia è in grado di disintegrare (mettiamola così) ontologicamente i propri bersagli, scoppia una specie di guerra mondiale dove tutti la possiedono e il mondo ne esce peggio che dopo il classico inverno nucleare.
Il flashback racconta la vita del protagonista dall'infanzia fino al momento presente. Protagonista senza nome che si presenta a più riprese come il sidekick dell'eroico Gonzo, di cui è amico, consigliere e vice.
Tutti i personaggi bazzicano l'ambiente militare-mercenario, ma non sono semplicemente soldati e in generale la maggior parte dei personaggi rasenta una forma di umorismo surreale molto distante dalla serietà di Mieville, per dire. L'accostamento con il new weird avviene per la natura degli argomenti, la ricchezza narrativa, la profondità e la stranezza dei concetti.
Sono tutti complimenti, sia chiaro: è un gran bel libro. La  terza parte, quella nel tempo presente, comincia in modo fastidioso e stavo quasi per incazzarmi quando si rivela il colpo di scena sull'identità 'segreta' del protagonista. La natura del colpo di scena si scopre un po' prima del dovuto, si comincia a intuire prima che l'autore esploda l'idea volontariamente... a molti ricorderà un celebre film di lotta. E' un bel colpo di scena.
Sapete che ho una fissazione con il New Weird, mi infastidisce vederlo sminuito: è durato una stagione ma è eccezionale e fondamentale, ed è il motivo se oggi parliamo di speculative fiction e abbiamo smesso di disegnare confini tra fantasy e scifi.
Harkaway è inglese come Mieville e approccia la narrazione del suo romanzo con un socialismo linguistico che nasce dallo stesso manifesto del New Weird, ma se ne discosta come il punk dal barocco.
E' un grosso libro, già detto, e Harkaway ci ficca dentro veramente una quantità di roba: distopia con una Cuba libera e parte dell'Impero Britannico, una centenaria guerra segreta tra ninja e maestri di kung fu, pirati del deserto, amore a scuola e al college, bromance, combattimenti tra macchine (nel senso di automobili), l'Uomo Senza Nome... e potrei andare avanti a oltranza.
Sembra David Wong, è molto meglio; sembra New Weird ma è una cosa diversa: è prematuro dichiararlo un nuovo genere ma certamente è uno dei libri più interessanti di speculative fiction degli ultimi anni.
Mi lascia perplesso un fatto: un libro come questo con complicati monologhi sviluppati su più pagine consecutive, un libro che il proprio autore definisce pulp, è strano si tenga così alla larga da rappresentazioni descrittive chiare di sesso e violenza, tanto da poter tranquillamente aspirare a rating accessibili a ragazzini. Non è un libro per ragazzini, è un libro dove realmente si affrontano a più riprese tematiche esistenziali, eppure di pulp nel senso di 'sangue e merda e sesso', c'è veramente pochissimo. Più punk che pulp.