Short Peace: raccolta di 4 cortometraggi animati (più qualcosa) prodotta da Sunrise. Ho cercato brevemente in giro e non mi sembra che la raccolta sia stata prodotta, nonostante il titolo, con finalità umanitarie o per celebrare eventi/date/qualcosa.
Il marketing occidentale evidenzia fortemente il coinvolgimento di Otomo (prima animazione dopo 9 anni), arrivando spesso a definirlo 'Katsuhiro Otomo's Short Peace': in realtà Otomo ha semplicemente realizzato uno dei quattro cortometraggi, ispirato uno degli altri e pubblicato, nel 1979, una raccolta di manga con lo stesso titolo.
Non sono riuscito a trovare la raccolta, solo alcune parti di essa, ma dai titoli delle storie direi trattarsi di altra roba.
Il 'qualcosa' a cui accennavo tra parentesi nella prima riga consiste in:
1) su PS3, la raccolta è uscita in combinazione con un videogioco di Goichi Suda.
2) i quattro cortometraggi sono anticipati da una breve animazione introduttiva (senza particolare senso) realizzata da Koji Morimoto... Morimoto è un affezionato di raccolte di cortometraggi, avendo partecipato anche a Memories (quella sì, supervisionata da Otomo) e Robot Carnival, nonché autore di molti medio/lungometraggi d'animazione surreali/weird tra i quali ricordo il curioso Eternal Family.
Veniamo a noi.
Il primo cortometraggio è diretto e sceneggiato da Shuhei Morita, il meno attivo (e famoso direi) tra i quattro che fu autore, nel 2005, del grande successo artistico Kakurenbo, seguito l'anno successivo dal fallimentare progetto 'Freedom' realizzato con la collaborazione di Otomo. Una meteora nel mondo dell'animazione giapponese da festival.
Il corto s'intitola 'Possession (Tsukumo)' ed è stato in concorso agli Oscar come Best Animated Short.
Morita è uno che traffica molto con la CG, Possession è non a caso realizzato con personaggi in CG su sfondi disegnati, un design piuttosto particolare realizzato da collaboratori di lunga data del regista (leggasi: hanno lavorato con lui e basta)... direi 'cell shading' ma sicuramente è una sua forma più elaborata, etc. L'impatto visivo iniziale è quello un po' scontato di uno dei tanti videogiochi giapponesi realizzati a quel modo: Dragon Quest, Valkyria Chronicles, etc etc.
Un viandate da Giappone feudale si perso in un bosco sotto una fitta pioggia e cerca rifugio in un piccolo tempio (la pioggia non lo bagna perché lui è in 3d e lei no, seconda impressione sul design: scarsa): il tempio è.... wait for it.... POSSEDUTO. Inaspettato, no? E' posseduto in senso buono da spiritelli di oggetti rotti tipici giapponesi: ombrelli, tessuti, cose del genere. Il tempio è come il Tardis, al suo interno è piano di stanze: ogni stanza è posseduta da un particolare gruppo di spiriti affini. Simpatico, niente di più.
Il secondo è 'Combustible (titolo giapponese dubbio: animenewsnetwork riporta Hi-no-youjin, tratto dal manga Hi no Yojin; la wikipedia riporta Hi Yo Mamoru, citando come fonte animenewsnetwork, probabilmente male), diretto, sceneggiato e tratto da un manga di Katsuhiro Otomo. In Giappone ha vinto vari premi. Si racconta del famigerato incendio del 1657 che distrusse più di mezza Edo e uccise un 100.000 dei suoi abitanti, aka The Great Fire of Meireki.
Non aspettatevi il solito character design di Otomo, qui è tutta un'altra cosa e l'ennesima dimostrazione del genio del Maestro. No, davvero. Tutto il cortometraggio è realizzato come se fosse l'animazione di un 'lunghissimo' handscroll... non trovo una parola italiana per questo tipo di oggetto (pergamena non è assolutamente corretto), ma se avete un minimo (davvero un minimo) di familiarità con il Giappone ne avrete visti in gran quantità: sono quelle (ehm) pergamene arrotolate con vari disegni, panorami, scene di vita etc.
Il corto è come se fosse in 16:9, i bordi superiori e inferiori sono quelli della pergamena, e la storia viene animata scorrendo a destra o sinistra come se la si stesse leggendo (i personaggi si muovono in essa, a volte moltiplicandosi durante il movimento), l'angolo di ripresa delle scene è quello tipico di questi disegni, i cambi di scena si svolgono 'entrando/uscendo' da disegni all'iterno del disegno. Visivamente è impressionante, nonostante sul finale Otomo svicoli un po' dal concept artistico per descrivere l'incendio in termini più dinamici e consueti.
Terzo è Gambo (solo Gambo), sceneggiato e pensato da Katsuhito Ishii (uno dei miei preferiti, Redline, Trava), diretto da Hiroaki Ando (autore di OAV che non ho visto): Giappone non troppo antico, samurai e fucili e croci cristiane, un Oni (forse proveniente dallo spazio) terrorizza villaggi e rapisce giovani donne; un samurai, un mezzo esercito e un Orso Polare (Gambo per l'appunto) si uniranno per sconfiggerlo e salvare una bambina. Ultraviolenza, geyser di sangue e uno stile grafico molto gradevole fatto di cg mascherata da animazione tradizionale (non il cell shading di cui all'inizio ma una questione di textures sporcate come se fossero disegni fatti a matita). Bello.
Ultimo, 'A Farewell to Arms (Buki yo Saraba)', tratto da un manga originale di Otomo è diretto Hajime Katoki, prima volta alla regia per il grande designer. Una squadra di peacekeeper, futuro prossimo venturo post apocalittico, sono impegnati a disabilitare vecchie armi di distruzione di massa e si scontrano con una sentinella robot: il chara ricorda Otomo, la scienza ricorda Otomo ma è disegnata da Katoki. Fantascienza con un po' di comicità e dramma. E' il mio preferito dei quattro, normalmente considerato il peggiore dei quattro (il primo è il peggiore). Combattimento ed equipaggiamento militare curatissimo, animazione eccellente, decisamente il più godibile seppure, certamente, il meno artistico.
Ricapitolando, quattro bei cortometraggi, Otomo ha qualcosa a che fare qua e là, artisticamente rilevanti, dedicati a un pubblico non proprio giovane essendo composto e narrato da persone e con soggetti molto anni '90. Grande animazione giapponese con videogiochi, folklore, arte tradizionale, violenza, mostri, armi e fantascienza.