Wicked Priest (gokuaku bozu): Tomisaburo Wakayama nel suo ruolo di maggiore successo prima di Lone Wolf e Cub, primo film in una serie di cinque.
Il primo film ha un taglio decisamente comico, Wakayama interpreta un monaco buddista molto poco attento ai propri voti e costantemente impegnato a giocare d'azzardo, pestare malvagi con il suo super karate e fare felici molte donne con il suo fascino virile (!).
Il tempio dove Wakayama serve è scosso da diatribe e ambizioni di monaci apparentemente santi, in realtà bestiali e in combutta con la malavità locale.
Il nostro protagonista non sarà un santo ma non sopporta l'ingiustizia.
Le donne lo amano, i ragazzi lo ammirano, gli uomini veri lo riconoscono come un dio. I malvagi lo temono.
Sviluppato da Kiyoshi Saeki, autore del magistrale Brutal tales of Chivalry, Wicked Priest precorre la pura exploitation che sarà Lone Wolf e Cub, a mezza via tra il jidaigeki tradizionale e la spinta innovatrice di Zatoichi.
Wicked Priest è del 1968, Wakayama senza capelli è identico a suo fratello, Zatoichi viene esplicitamente citato durante una scena con Wakayama travestito da massaggiatore cieco.
Lacrime maschie, mani come pezzi di pietra: Wicked Priest è il classico eroe giapponese dei bei tempi che furono, inquieto e vagabondo, pronto a fare del bene con calore umano e gioia di vivere, pronto all'occorrenza a sfondare a manate il cranio dei cattivi.
La regia è classica con molti scene all'aperto e combattimenti in interni da sitcom, riprese lunghe senza interruzioni e attore protagonista lasciato a briglia sciolta; le immagini sono classiche e conosciute, la resa era nuova allora, felice sintesi senza eccessi di azione, commedia e sentimento.
Una perla fuori dai normali contesti di ultraviolenza e ultraserietà del samurai eiga prima e dopo.
A presto i prossimi.