Duel of Blood and Sand (Chi to suna no ketto): jidaigeki del 1963 splendidamente diretto da Sadatsugu Matsuda, celebre per la serie Tange Sazen e un paio di versioni dei 47 Ronin.
La trama sembra ricalcata sui 7 Samurai di Kurosawa: un villaggio minacciato da briganti chiede aiuto a un samurai che insegnerà loro a difendersi. Le differenze sono molteplici ed evidenti fin dal principio: la vicenda si apre con Inaba, il più samurai più figo del clan, che si 'dimette' preferendo diventare un ronin piuttosto che continuare a servire sotto un padrone di merda, avaro e balbettante. Alle calcagna di Inaba vengono immediatamente inviati 4 assassini, nel frattempo Inaba finisce in un villaggio minacciato da banditi e si autonomina difensore, costringendo i contadini a difendersi.
Inaba è giovane, un gradassone di prima categoria, smargiasso e paternalista che vede i villagers come bambini da educare/manipolare... le intenzioni sono le migliori, dalla prospettiva di un samurai, il metodo è squisitamente discutibile.
Ancora più che con la spada, Inaba è infatti un maestro affabulatore di vivace intelletto: tutti i momenti fondamentali del film sono risolti da un piano astutamente messo in piedi da Inaba con qualche frase detta al momento giusto.
...nel villaggio arrivano nel frattempo anche gli assassini, Inaba li intrappola con un piano geniale.
Ancora più che con le parole e la spada, Inaba è un lanciatore di coltelli con i contro cazzi a fiocco: quattro assassini contro un samurai sembrerebbe uno scontro impari, ma se il samurai può ammazzarli a coltellate a distanza prima ancora che si avvicinino, il discorso cambia completamente.
L'eccentricità dei personaggi è clamorosa, unica, straordinariamente insolita per una produzione di questo tipo: un jidaigeki dei primi anni '60 che rompe consuetidini e schemi a botte di filotto è quasi inverosimile, assolutamente misterioso che questo film sia così poco noto.
Ah. Inaba è interpretato da Ryutaro Otomo, attore feticcio di Matsuda che l'ha usato in quasi tutti i suoi film.
Il capo degli assassini è Jushiro Konoe (i vari Yagyu Chronicles).
Curiosità: uno dei villagers è interpretato da Kamatari Fugiwara, che fu uno dei villagers anche nei 7 Samurai (attore ricorrente in Kurosawa).
Vale decisamente citare anche una specie di protagonista femminile, un personaggio donna quasi forte e ancora una volta alle soglie dell'unicità nel panorama cinematografico giapponese del tempo: Satomi Oka è la prostituta del villaggio, figlia di samurai e l'unica a mostrare un certo grado di individualità nella massa compatta dei villagers. Volto arcinoto apparso in decine di film storici, tra cui Forbidden Castle e (lo dico solo come curiosità) nell'originale 13 Assassins.
La regia di Matsuda comprende alcuni moduli classici di lunghi primi piani in attesa del cambio d'espressione, tipica tecnica recitativa dell'epoca, campi lunghi per le scene di battaglia campale/duelli e i soliti passaggi 'attraverso' le pareti per accompagnare i protagonisti dall'esterno all'interno. Tutto molto classico ma, anche qui, qualche piccola divergenza aggiunge altro spessore a Duel of Blood and Sand: l'inquadratura dall'alto che introduce Inaba al villaggio, segno del senso di superiorità del samurai rispetto ai contadini, è un movimento verticale rarissimo e tecnicamente ardito per i mezzi del tempo; i combattimenti sviluppati a botte di coltelli da lancio e arco/frecce rispetto alle canoniche spadate; i rapidi cambi di scena tra fuori/dentro il villaggio; il finale a effetto da melodramma televisivo, così distante dagli accettati ending ultra seriosi (leggasi: mortali) dello standard.
Duel of Blood and Sand, ripeto del 1963, è un film che sorprende e piega senza messe misure i canoni dei jidaigeki dello stesso periodo. Una perla.