Sky Crawlers: Production IG e Mamoru Oshii hanno un duraturo rapporto di successo, anche con Kenji Kawai, in effetti anche con Polygon Pictures. In sintesi, non riuscendo a trovare il ''là'' per realizzare un Ghost in the Shell 3 cinematografico, il gruppo si è spostato sulla successiva storia fantascientifica disponibile, una serie di romanzi scritti da Hiroshi Mori, realizzata in modo da poter fare le stesse cose su un contesto differente. Il problema di Sky Crawlers, aldilà dei pochi dialoghi e della trama prevedible, è proprio questo: un'idea produttiva fragile. Non avevo letto niente riguardo la storia, non volevo rovinarmi quella che era stata presentata come un'intrigante vicenda di guerra e distorsione sociale: a dieci minuti circa dall'inizio il protagonista afferma per la seconda volta di trovare famigliare qualcosa che avrebbe dovuto invece sembrargli totalmente nuovo, da lì a capire il ''grande segreto'' il passo richiede un q.i. piuttosto basso. Il futuro è pacifico e noioso, ci vogliono spettacoli televisivi entusiasmanti, sanguinari: questa premessa così poco originale viene rappresentata sotto forma di guerra aerea tra due Società rivali, i piloti (e quindi le vittime) della guerra sono umani geneticamente creati per questa ragione, per qualche motivo vengono fatti in modo da restare perennemente giovani d'età e realizzati per poterne recuperare le memorie di battaglia e upgradere i successivi modelli. Esistono un numero preciso di questi ''modelli'', in definitiva il trasferimento di memoria genera dei cloni parzialmente in possesso dei ricordi anche non bellici dei predecessori: ciò genera un sacco di confusione e depressione nei rapporti interpersonali... niente di eccessivamente caldo. Trama bocciata, passiamo all'aspetto grafico: combattimenti aerei così non si sono mai visti, peccato siano pochi (troppo costosi probabilmente). Il resto è normale, gli arei sono belli: tutte le scene aeree sono bellissime; il resto è normale.