Ip Man: PI-PI-PI-PI-PI! e PI-PI-PI-PI-PI-PI-PI! e PIPIPIPIPIPIPIPIPPIPIPIPIPIPIPIPIPIPIIPPI!!!! Sarà che sono cresciuto guardando troppi (tutti) film con Bud Spencer e Terence Hill, a ogni modo non riesco a guardare un film senza dover aggiungere nella mia testa degli effetti sonori extra in concomitanza di momenti particolarmente intensi. Il più delle volte nella mia testa, in altri casi anche vocalizzando: ciò spiega la domanda ''con chi parli?'' che mi sono sentito fare, disturbandomi, mentre ero concentratissimo a guardare, da solo, Ip Man. E' una produzione Mandarin Films, gli attori sono quasi tutti di Hong Kong quindi mi sono scelto come audio nativo il cantonese. Alla regia troviamo Wilson Yip, impegnato a rappresentare senza troppa originalità e restando saldamente inquadrato su binari narrativi consueti e conosciuti, la storia di uno dei più celebri maestri d'arti marziale cinese: diciamo subito che ebbe tra i suoi allievi ''persino'' Bruce Lee, e togliamoci il pensiero. La sceneggiatura e la regia di Yip non vanno molto in là e non proprio raramente il tutto rassomiglia all'ultimo grande film d'arti marziali prima di questo, quel Fearless con Jet Li e una trama spesso vicina: prima dell'invasione Giapponese Ip Man è il più forte maestro d'arti marziali, vive senza troppe preoccupazioni; poi c'e' l'invasione e, allo stesso modo della recessione per Cinderella Man, anche lui si trova a dover lavorare a giornata per sfamare moglie e figlio: non cito a caso il film di Ron Howard, alcune scene sembrano traduzioni dirette. Lungi da me criticare Yip, il film è spettacolare, commovente e giustamente melodrammatico: funziona bene e ci sono tante belle scene, è solo l'intelaiatura a essere evidentemente classica/precostruita. Nella parte di Ip Man troviamo Donnie Yen, sul Grande Inverno non lo vedevamo da Seven Swords ma non stupisce vederlo tornare in tutti i blockbuster un pò importanti prodotti in Cina, nonostante una recitazione vagamente monocorde l'attore riesce a trasmettere due o tre emozioni con molta chiarezza e incarna perfettamente lo spirito nazionalista infuso in questa produzione. Sfortunatamente i motivi propagandistici alla base di quasi tutte le produzioni di spessore con soldi Mainland China schiacciano e opacizzano il risultato, il film è talmente vivo e intenso da riuscire a sopravviverne: Donnie Yen avrà poche, interessanti, espressioni ma per questa sua interpretazioni ha migliora il suo bagaglio marziale in modo sontuoso e convincente. Il combattimento si svolge quasi tutto a terra, l'utilizzo di effetti meccanici è limitatissimo e oserei dire esclusivo di certe scene pericolose per motivi puramente di sicurezza e per rendere ripetibile la scena: non siamo in Tailandia, non possiamo semplicemente buttare nuove comparse contro le ginocchia di Tony Jaa e vedere quante si rialzeranno. Il parallelismo Ip Man/Fearless continua anche oltre gli attori protagonisti, anche qui troviamo la spalla business man interpretata da un invecchiato e gonfio Simon Yam, e il nemico finale giapponese, qui portato da Hiroyuki Ikeuchi. A differenza del film di Ronnie Yu, Ip Man è davvero imbattibile: lo vediamo combattere frequentemente, senza risparmio di colpi, serenamente o follemente incazzato, sempre e comunque mai in difficoltà. Nello scontro finale incassa un calcetto e un pugnino, poi parte il PIPIPIPIPIPIPIPIPI e il malvagio giapponese può dire addio alla sua vita; altra differenza è appunto la figura dei giapponesi: qui sono tutti malvagi e stronzi, anche il capo, pur essendo rispettoso, è un verme. Cambiano gli anni, cambiano le sfumature politiche. Il combattimento migliore è ovviamente quello del ''follemente incazzato'', è tutto ossa rotte e giapponesi morti: tutto il film è percorso da ottime scene di lotta, per mantenere vivo l'interesse degli spettatori è diventata evidente la necessità di differenziare realmente gli stili di lotta e rappresentarli con maggiore caratterizzazione e cura. Vediamo davvero del Wing Chun, ed è strepitoso.