La Città-Labirinto (The Man in the Maze, 1968): attenzione attenzione, questa è una rilettura. Di solito non rileggo i libri, mi piacerebbe farlo e spesso penso che mi piacerebbe rileggere un libro particolare: allo stesso modo di un fumetto piuttosto che riguardare un film o rigiocare qualcosa, finisce che non lo faccio mai a causa delle novità sempre incombenti. Ho riletto questo romanzo di Silverberg perché l'altro giorno ne ho letto uno nuovo, che non mi è piaciuto, e volevo tornare sulla scena del delitto: Città-Labirinto è stato causa, anni e anni fa, dell'unico caso in vita mia di incubo ricorrente continuativo. Adesso ci torniamo. La storia è quella di Richard Muller, celebre avventuriero spaziale, da nove anni in esilio autoimposto sul pianeta disabitato Lemnos: in un passato ancestrale il pianeta fu patria di una razza aliena particolarmente xenofoba, l'unica traccia degli abitanti di allora è la città-labirinto del titolo. Un labirinto di trappole mortali che nessuno è mai riuscito a superare, protetto da un campo di forza impenetrabile che rende la città al suo centro accessibile solo attraverso il suddetto labirinto: Dick lo superò anni prima e da allora vive lì, ''nessuno'' tranne lui. Tuttavia non è la storia dell'uomo nel labirinto, è la storia di una spedizione umana arrivata su Lemnos per tirare fuori l'uomo dal labirinto: l'uomo non vuole uscire, il labirinto è mortale, gli altri uomini sono molto risoluti, il perché di tanta risolutezza viene spiegato nel corso del libro ma non è importante. The Man in the Maze è uno dei classici di Silverberg, un romanzo che presta il fianco ,specialmente nella sua vecchia traduzione urania, ai colpi dell'età ma ancora vigoroso nei suoi concetti di base: l'odio verso l'umanità del protagonsita, i limiti della razza umana, l'alieno e via così. Hellbly bambino fu particolarmente colpito dal fatto dell'uomo nel labirinto e per mesi, non vorrei spingermi a dire anni perché non ne sono sicuro, è capitato che sognasse di essere in un labirinto pieno di trappole svegliandosi dopo ogni morte. Oltre al libro allora dovevo essere anche particolarmente ossessionato dai videogiochi perché quando il sogno si riproponeva ricordavo la trappola mortale in cui ero caduto, la evitavo e crepavo in quella successiva. A parte questo è un bel romanzo, ho visto che è stato recentemente ristampato da Fazi...