L'Arca delle Stelle (Starborne, 1996): il Silverberg di fine anni '90 è un autore molto diverso dal suo passato classico, molto più impegnato professionalmente in produzioni seriali ad alta vendibilità come le raccolte di racconti e l'immancabile ciclo a episodi, il suo interesse per l'esplorazione fantascientifica perso in cottarelle metafisiche che da ''I Viaggiatori di Jeposdar'' fino al qui presente non hanno mai marcato un punto deciso o impresso un'impronta importante. L'Arca delle Stelle è un romanzo frivolo di un'umanità distante nel futuro, annoiata e priva di pericoli se non la famigerata ristagnanza culturale: se fosse stato scritto oggi l'autore avrebbe potuto trarne un reality show, il risultato è comunque simile. Cinquanta persone, venticinque uomini e altrettante donne, vengono imbarcati su una nave spaziali e spediti nel cosmo, tra loro una gemella costantemente in ponte telepatico con sua sorella rimasta sulla Terra per gli aggiornamenti sulla missione a mo' di svago per gli spettatori comodamente rimasti a casa. Sulla nave spaziale c'e' poco da fare: ecco quindi anche qui quell'elemento sessuale da qualche anno continuamente inserito dall'autore,  sempre contrassegnato da un'ipocrita idencisione tra pudori d'altri anni e copule degne di un'educanda, il tutto inframezzato da mal riusciti tentativi di multietnicità espressi da una partita a Go piuttosto che dalle nordiche (nel senso europeo) fattezze del comandante. Passano quasi 4 anni, esplorano due pianeti, come quelli delle ''Case'' televisive costretti in spazi ristretti senza niente da fare, parlano e parlano e parlano e si parlano addosso e alla fine vanno tutti giù di testa... macché, magari: fossero tutti impazziti e si fossero sterminati tra loro il romanzo avrebbe avuto un finale strepitoso, invece finsice con una mega orgia spirituale (per altro immotivata) e un saltello evolutivo per la razza umana.