The Punisher MAX: con l'albo numero 60 si conclude la lunghissima ed eccellente run di Garth Ennis sulla versione MAX del Punitore Marvel. Ho tanti argomenti personali da far entrare in questo post: Chuck Dixon, come ho più volte avuto modo di dichiarare, è uno dei miei autori preferiti e molto dipende dalla sua breve ma seminale gestione della prima Punisher War Zone; allo stesso modo in quella decina di numeri è consolidato il mio apprezzamento verso il character Marvel. Garth Ennis è uno scrittore che odio dal finale di Preacher, da tutto il fatto dopo e specialmente dal suo Punitore sotto l'etichetta Marvel Knights. Uno dei motivi che negli anni mi spinse a sviluppare un certo astio verso l'editore fu il maltrattamento del Punitore a partire da Suicide Run fino alla versione Golem nei primissimi mesi di Marvel Knights. Il picco di sdegno lo raggiunsi proprio durante la combinazione Ennis-Dillon-Punitore tragicomico. Per anni sono andato predicando che l'unico e vero Punitore fosse quello determinato da Dixon in Wa Zone. Poi sono venuti i 60 albi del Punitore ''realistico'' e tutti i suoi speciali: un Punitore veterano del vietnam, un Punitore ''anziano''. Il miglior Punitore di sempre, una delle migliori serie a fumetti Marvel e in generale. Garth Ennis ha immortalato il personaggio trasformandolo e sviluppandolo in profondità e qualità: I'm goingo to start the killing now, semplicemente credibile, perfetto, virile mostro inumano completamente costretto e vivo in spoglie umane. Avrebbero dovuto chiudere la serie, invece tentano di farla sopravvivere promuovendo tre cicli scritti da tre scrittori di romanzi sul genere apperentemente celebri: Ennis non si stacca completamente, scriverà una mini intitolata War Zone nella quale riprenderà la versione Marvel Knights. Corsi e ricorsi. Il Punitore Max è fuori dall'universo Marvel, è un fumetto isolato interamente autonomo e straordinario: il Punitore Max non è il Punitore Marvel e non è il Punitore di un qualche stronzo universo parallelo; il Punitore Max è uno dei migliori fumetti mai realizzati.

Wildstorm World's End: chiamiamo un primo giro di tamburi per il mese uno del nuovo rilancio Wildstorm. 4 testate: The Authority e Wildcats con l'ennesimo rispettivo nuovo numero 1 , Stormwatch e Gen 13 a riprendere/proseguire l'attuale numerazione. La fine del mondo è arrivata e passata, la Terra è ora un paesaggio postapocalittico dove i pochi umani sopravvissuti cercano di barcamenarsi in balia dei postumani sopravvissuti. Gage ci guida attraverso il team Wildcats, asserragliati nel danneggiato ma ancora più o meno funzionante Halo Building: Grifter, Maul, Warblade, Voodoo, Ladytron, Zealot, Nemesis e Jet (non mi pare di aver visto Savant) sono più o meno come ricordavamo, a causa delle esplosioni nucleari/superumane/elettromagnetiche Spartan è ridotto a minimi termini ben lontani dall'onnipotenza delle ultime versioni, di Void parliamo tra un momento. Majestic è il principale antagonista, non è ancora chiaro ma sembra andato fuori di testa. L'ambientazione è semplice: panorama urbano in rovina, postumani malvagi, gente da salvare; ben scritto e disegnato. Stanno messi peggio quelli di The Authority, l'indomito duo Abnett-Lanning ce li mostra trovare rifugio tra i resti morti del Carrier precipitato su Londra, in balia di eventi mistici e metafisici di difficile comprensione: Jenny Quantum e il Doctor sono kaput, Engineer ha perso i suoi poteri per cause simili a quelle di Spartan, Swift e Midnighter sono a posto, Apollo è costretto a vivere nello spazio a causa delle nubi che oscurano il sole e non sembra stare bene, Jack è spezzato e sulla sedia a rotelle (conseguenza probabilmente della morte di Londra e delle altre città). Ancora ottima scrittura e disegni. L'albo di Gen 13 è il peggiore: Beatty ricorre a un trucchetto scemo per toglierli dagli eventi di Number of the Beast e gettarli nella mischia con mesi di ritardo, niente di interessante. Nuovamente buoni segni per la ripresa di Stormwatch: ovviamente il PHD è sparito e i protagonisti sono tornati quelli di Prime in orbita su quanto rimane dello Skywatch, non viene detto molto ma si intravedono le solite facce con l'aggiutna inaspettata di Deathblow. Il tutto è in mano a Ian Edginton, non uno dei miei preferiti. In appendice a questi quattro albi è andata pubblicata un'avventura assolo di Lynch che in qualche modo riallaccia i fili da New Dynamix facendo rispuntare fuori Void e concludendosi con un minacciosissimo preview di un futuro ritorno del Team 7 (proprio adesso che Dixon ha rotto con DC). A parte Gen 13 è tutto molto bello, molto valido e capace di cullare quelle piccole speranze di vedere risorgere il Wildstorm Universe: i lettori USA daranno fiducia?