A Tale of Mari and Three Puppies: nel contraddittorio mondo dei mangia-balene c'e' sempre spazio per l'annuale melodrammone cinematografico dedicato alle infinite storie vere di dedizione canina e, come certo saprete, il qui presente cede sempre alla tentazione di cuccioli e amore a quattro zampe. Sperduto villaggio montano giapponese, nucleo famigliare composto da nonno vedovo, figlio vedovo, due bambini: i bambini adottano una cucciola abbandonata, la chiamano Mari, l'hanno dopo la cagna dà alla luce tre cuccioli. Siamo nel 2004, un massiccio terremoto provoca distruzione e morte nel nord del Giappone: il nonno e la bambina restano intrappolati sotto le macerie della casa, il nonno resta gravemente ferito. L'amato cane si spaccherà le zampe cercando inutilmente di liberarli, poi guiderà i soccorsi a salvarli. Il nonno è moribondo, non c'e' un attimo da perdere. C'e'  vento, l'elicottero non può atterrare. NOOOOOOOOoooooooooo!!!!!!! Lasciate a terra il vecchio moribondo! SALVATE I CANI!!!! NOOOOOOOoooooooooo!!!! Nella disperazione isterica della bambina costretta ad abbandonare Mari e i 3 puppies, echeggiata accanto a me dalla pari singhiozzante isteria della mia ragazza, il film arriva al nucleo del suo soggetto. Abbandonata con i suoi tre cuccioli nel mezzo della montagna fredda e inospitale, abituata alla vita domestica e apparentemente incapace a procacciarsi il cibo da sola, Mari sembra condannata a morte. Passano i giorni. Nel rifugio approntato nel vicino villaggio la bambina è una specie di zombie sconvolta dalla perdita, nell'ex-villaggio Mari e i 3 puppies lottano contro la pioggia gelida, corvi bastardi, continue scosse d'assestamento e la pessima qualità dell'edilizia giapponese. La tragica storia unisce tutti gli sfollati, disposti tutti a sacrifici più o meno grandi pur di un'ultima speranza di trovare ancora vivi i 3 puppies e Mari.
Il tempo su schermo dei cani è scarso, estremamente ridotto forse a causa della difficoltà recitativa dei cuccioli: ogni minuto è straziante; quando non ci sono i cani, ci sono i bambini che si straziano: quando tornano i cani lo strazio dei bambini straziati moltiplica geometricamente la straziante situazione dei cani. Ovviamente non c'e' limite al peggio e i protagonisti a quattro e due zampe sono continuamente sottoposti alla tipica serie di sventure inanellabili nei melo' giapponesi: a un certo punto diventa persino un motivo tematico del film. Il padre al figlio: se adesso ti sembra di stare male, pensa che ti capiterà sicuramente di peggio. Edificante fino al midollo. Mari e i puppies sono shiba: meravigliosi, soffici e grassottelli. Il regista è un esordiente, o almeno questa è la mia ricostruzione, Masanobu Takashima: già attore in qualche film di Godzilla e horror. La storia originale è leggermente diversa e la potete trovare qui: nei titoli di coda vengono mostrate come da tradizione del genere foto raffiguranti la verita degli eventi e dei protagonisti, le ultime mostrano Mari e i 3 puppies. Non esiste nulla di più triste di un cane ed è la ragione per cui le persone che non li amano dovrebbero essere registrate ed evidenziate come possibili criminali e individui abietti.