Suicide Squad - Raise the Flag: tra le tante miniserie DC in conclusione pre-Final Crisis, un posto d'onore va riservato al ritorno di Ostrander alla guida, anche se solo per 8 albi, della Suicide Squad. Miniserie molto tosta da seguire senza un'infarinatura di moderna continuity DC: Amanda Waller, dopo la cacciata da Checkmate, è tornata a occuparsi a tempo pieno di black ops americane riconfigurando per l'occasione la Suicide Squad (evitate di incastrare gli ingranaggi del cervello cercando coesione con Salvation Run); a ruota buttato fuori da Checkamate ritroviamo nel rooster Count Vertigo, il solito Deadshot, Cap. Boomerang 2 in cerca di ereditarietà dopo aver perso l'occasione negli Outsiders di Batman, e tutta la solita sfilza di sfigati. Centro della narrazione sono il generale Wade, il ritrovato Rick Flag, e Amanda Waller con la sua prima seria applicazione di potere personale nel controllo di Chemo. Concentrato sul reintegro di Flag e il riallineamento della Waller, Ostrander è costretto a sacrificare il resto finendo per rendere la missione di turno un semplice pretesto alla sistemazione di questioni personali. La Squadra non è i Secret Six, necessita di più spazio e tempo per gestire troppa storia di gruppo e singolare: la miniserie non fa acqua ma lascia amareggiati per l'inconcludenza di sottotrame avviate e lasciate a futura ripresa e, considerando le vendite non incoraggianti, sospensione. Gli amanti del settore spionistico DC saranno felici, gli altri concorderanno nel ritrovare in Rick Flag un personaggio banale e assolutamente inspiegabile.

The Brave and the Bold: si conclude il primo story-arc esteso del secondo volume dell'antologica team-up di casa DC. Waid scrive alcune delle sue migliori pagine da tempo ripresentando lo spirito e l'ingenua avventatezza dei team-up storici in giro per il tempo, lo spazio e il destino: la trama si svolge incontrando e scontrando personaggi, progredendo senza trascinarsi dietro protagonisti di primo piano ma incastrandosi a meraviglia con una generale panoramica iniziata con Batman e finita con Superman; nel mezzo c'e' tempo per rispolverare i Challengers of the Unknown, Megistus e le pagine del libro del Destino. I personaggi sono definiti nelle loro linee essenziali, la meraviglia e il divertimento vivono sui dialoghi e la semplicità del tono. E sui disegni. O almeno avrebbe dovuto così essere, e così è stato, fino a che Perez è riuscito a mantenere il ritmo: i primi 10 numeri sono da lui disegnati alla perfezione, gli ultimi 2 sono affidati al comunque classico Ordway. L'unica nota stonata della sceneggiatura di Waid è l'ultimo tentativo di ricondurre tutta la vicenda alla Final Crisis, sarebbe stato meglio considerare il tutto un fuori programma al livello delle serie Classified.

Superman: dopo 15 numeri, un paio di annual (se non ricordo male) e un gran casino nello svolgimento degli story arc, e non dimentichiamo la perduta storia di Kripto... mi chiedo quanti problemi legali abbia ultimamente la DC sulla gestione delle proprie proprietà... tornando a noi: si chiude la run di Busiek su Superman. Segnata da un svolgimento editorialmente complicato verrà comunque ricordata come un buon momento della testata, non è stato di mio gusto ma sono tendenzialmente prevenuto nei confronti di Busiek, oltre che dell'ultima impostazione di Superman secondo l'ottica generale DC. In ogni caso abbiamo letto belle storie e ben disegnate. E' però il futuro a interessare molto: il prossimo scrittore sarà Jamer Robinson e spero di potermi aspettare un ritorno a maggiori profondità e a una superiore reciprocità con gli altri superabitanti di Metropolis, e magari piacerebbe rivedere Lois in ruoli ulteriori a quello di guardare la tv.