Last Drop of Blood: fingendo che non esistano casi di omonimia, cercando in internet qualche informazione a proposito del regista di questo film, Yasushi Akimoto, l'ho scoperto romanziere (dovrebbe essere suo il libro da cui Miike Takashi ha tratto One Missed Call), sceneggiatore per il cinema, mangaka; ma piu' che il regista (forse esordiente in questo ruolo ma di certo non alle prime armi) la mia attenzione e' stata calamitata dall'attore protagonista: Takaaki Ishibashi. Ero sicuro di averlo gia' visto ma non riuscivo a ricordare dove: e' il giapponese di Major League 2 e 3. Il film nel complesso e' medio: una storia piuttosto banale con il grande e feroce yakuza che decide di cambiare vita ma la sorte, e una guerra fra la sua vecchia famiglia e un misterioso nemico, glielo impediscono; ci sono pero' alcune notevole invenzioni, sia narrative che sceniche. La figura tormentatrice del poliziotto con il suo ritornello provocatorio sull'impossibilita' per uno yakuza di tirare dritto; lo sforzo, i trucchi per nascondere la propria natura, dello yakuza per salvare la propria vita retta, il rapporto con la moglie, il desiderio di non essere piu' coinvolto. Per gran parte del tempo il film manca in esplosioni e sparatorie: straordinaria la funzione punitrice ed equilibratrice degli assassini, invisibili e mascherati che colpiscono senza pieta' ma con stravaganza. Alla fine, non credo di rivelare granche' (in caso contrario chiedo perdono), il protagonista cede alla violenza: non di botto, e' un processo lento e un po' didascalico ma reso con sentimento, fino a trasformarsi in un'allegorica parodia di Chow Yun-Fat (gli ultimi dieci minuti fanno dire ''grazie, signore: ne posso avere un'altra''). Durante il processo di galvanizzazione del tranquillo yakuza-divenuto-salaryman i sottotitoli inglesi, ad un certo punto, gli fanno dire... mi piacerebbe sapere come suonasse tradotto letterariamente, mi piacerebbe sapere se e' un eco suscitato dal traduttore o un'eccellente invenzione della sceneggiatura.... ad ogni modo, ad un certo punto, spara fuori un esaltante ''go ahead, make my day'' che ha mandato letteralmente in delirio la folla immaginaria che con me lo stava guardando. Delle due l'una: o e' un grosso yakuza eiga ripieno di suggestioni e citazioni autoironiche di classe, o e' un mediocre pasticcio di plagi e pochezza rappresentativa. Per me e' buona la prima.