Vital: probabilmente se non mi fosse piaciuto starei per dirvi come Tsukamoto si sia rincitrullito, ammorbidito, di come sia stato rapito da una forma comunicativa piu' semplice e ordinaria; ci sono registi stimati e ammirati che fanno dell'eclettismo la loro maggior fonte di fortuna, prodigandosi e sforzandosi di variare e di ottenere gli stessi ottimi traguardi in campi diversi mostrandosi genuinamente geniali: Tsukamoto invece punta su un'unica ricerca, sempre piu' estesa, intrapresa e osservata da una posizione leggermente piu' laterale ogni volta parallela, affiancata, appena modificata nell'angolo prospettivo. Dopo aver realizzato un certo numero di film simili, diretti con metodi personali e propri, facilmente riconoscibili come tali e per questa stessa ragione prevedibilmente arrivati alla fine, gia' con A Snake of June (indietro per il blog) veniva a vedersi un approccio piu' naturale, piu' lineare, meno scosso, meno visivamente feroce e perturbante: Vital e' chiaro e comprensibile, la morbosita', il sesso e la morte, le macchie sulla memoria, la penetrazione, perforazione del corpo sono esposte e raggiungibili; procedendo verso il finale addirittura si arriva ad abbracciare un emotivita' instabile ma naturale. Tadanobu Asano si risveglia in un letto d'ospedale, con la testa fasciata, vittima di un incidente d'auto e di amnesia; vive una vita non propria, che non gli appartiene, la vita del suo corpo ma non della sua mente: si lascia condurre, vive a casa con i genitori che non riconosce, studia medicina senza saperne le ragioni; la sua mente gli e' irraggiungibile, coperta dal trauma dell'incidente: e' freddo, insensibile, astrattamente incuriosito dal proprio passato. Il tema nuovo arriva a meta': dalla violazione della morte, dalla deturpazione anche grossolana e sbagliata del tavolo d'obitorio durante le lezioni d'anatomia giunge il risveglio, la riappropriazione della propria umanita' per il ritorno di sentimenti ed emozioni basilari fino alla ricostruzione, alla ri-abitazione, riapertura del sepolto e soppresso grazie all'insepolto, all'allontamento della pace per il defunto. Quella di Tsukamoto non e' una tregua stilistica, e' piu' probabilmente l'abbandono della incodizionatezza feroce della sua gioventu': l'appropriamento e l'approccio ad una mediazione artistica piu' pacata e composta. Oppure gli servivano piu' soldi.