Gankutsuou (episodi 1-24 serie completa): il titolo originale giapponese della serie ufficialmente adattata dal Conte di Monte Cristo dovrebbe essere traducibile in ''Signore della Caverna'', alludendo naturalmente al mondo delle tenebre e al contempo a quello della criminalita'. Nel passaggio da Dumas padre allo Studio Gonzo il progetto del cartone viene affidato alle mani di Mahiro Maeda, l'autore di Blue Submarine no. 6 (indietro per il blog, il primo cartone realizzato a computer): visivamente straordinario, completamente inimmaginabile e discriminante, il concept grafico di Gankutsuou e' estremo e difficilmente apprezzabile di primo impatto, e per molti anche in secondo e terzo. Mi mancano le parole per descrivere il funzionamento e le tecniche alla base del progetto (nel link al titolo c'e' un tentativo di spiegazione), anche avendole non riuscirebbero a descrivere l'immane sforzo e l'originalita' della resa: liberty, Klimt, l'Esposizione Universale di Parigi del 1889 racchiusa in poligoni e digitalizzata. Ogni scena dei 24 episodi e' un continuo movimento di figure intersecate a quadri, ripeto: bisogna guardarlo per capire, e guardarne parecchio per apprezzarlo. L'ambientazione e' fantascientifica: la Terra e Parigi sono centri dell'azione, cosi' come Marsiglia; ma dove nel libro si parli di est europa qui si parla di altre galassie e altri pianeti; navicelle spaziali si affiancano ad automobili in stile anni '20, network virtuali, serate all'opera, esoscheletri da combattimenti in forma di armature medievali per i duelli all'arma bianca; intricate, vastissime costruzioni digitali spesso esagerate ed eccessive, volutamente finte e artefatte, pesanti, addirittura volgari nella ricercatezza decadente. Fortunatamente lo shock degli occhi e' compensato dalla squisita resa della storia: il personaggio focale non e' pero' il Conte, ma il figlio del suo nemico, Albert; dalla sua prospettiva, che trasforma molta della storia nel piu' tipico romanzo di crescita assistiamo all'apertura degli occhi su un mondo fantastico di nobili divertimenti e di superficialita' sotto cui si nascondono intrighi, drammi, infelicita', e su tutto cala inesorabile il piano, l'ombra della vendetta di Monte Critsto; Albert e i suoi amici, i figli dei grandi nobili che governano la citta' e la terra, figli degli altri nemici del Conte e inesorabilmente coinvolti nei suoi piani vendicativi: vivono allegramente fra scampagnate e ricchezza lenti e avventurosi senza pensieri o attenzione per le verita' del mondo degli adulti; poi arriva Monte Cristo, pelle blu, un nobile smodatamente ricco, affascinante, proveniente dai piu' remoti confini dello spazio, alcuni dicono che sia addirittura un vampiro, e tutto cambia improvvisamente: i legami si spezzano, i segreti vengono svelati, ogni menzogna viene scoperta e sbattuta in faccia. Ogni personaggio e' ottimamente caratterizzato e, pur nella ricercata fedelta' al libro, ognuno si distanzia leggermente seguendo temi e varianti che li conducono a movimenti e scelte originali ed emozionanti che avvolgono nella trama, pur nota, avvincendo e trasportando verso la conclusione. Il finale e' una delle parti piu' alterate, diretta conseguenza del diverso personaggio protagonista, e forse leggermente deludente: non tanto per il come o le soluzioni, quanto perche' ci sarebbero indiscutibilmente voluti molti piu' episodi per portare a termine con pari qualita' ogni sottotrama e ogni filo dell'intreccio; c'e' speranza alla fine del cartone: non la speranza stuccevole dell'ultimo film, e neppure la tregua pacifica dell'originale, ma una strada intermedia, positiva ma per un certo qual modo piu' cruda e risoluta. Superato lo scoglio dell'esperimento grafico...  adesso, senza esagerare: spesso prima dei cartoni animati giapponesi appaiono sovrimpressioni scritte che avvisano e consigliano di osservarli da lontano, in stanze ben illuminate, per evitare eventuali malesseri (probabilmete conseguenze dei vari incidenti durante i Pokemon, mi sembra di ricordare); prima di Gankutsuou non avrebbe senso mettere un tale avvertimento: ci si deve sedere gia' con un bastoncino in bocca pronti in attesa dell'inevitabile attacco epilettico. La trasposizione animata del Conte di Monte Cristo e' uno dei migliori cartoni da tempo, e non lo dico solo io: e' stato nominato tra i tre migliori cartoni ai Tokyo Awards del 2005, sempre con i consueti riguardi sul valore che possano avere certi premi; vale la pena guardarlo per la sorpresa e la novita', poi lo si continua a guardare per l'ottima storia, per i dialoghi, per i personaggi. La vicenda di Emond Dantes, ingannato, tradito, dimenticato e dato per morto che ritorna, risorto e vendicativo sotto forma di un Cristo decisamente meno propenso a perdonare le vessazioni subite mi ha sempre entusiasmato e colpito: la versione qui datane riduce alquanto il racconto del Conte, la storia comincia con Monte Cristo che avvicina Albert e solo in brevi flashback, e solo nelle indagini che porteranno alla scoperta della sua vera identita', si vengono a conoscere i fatti accaduti prima del suo arrivo a Parigi, il suo personaggio comunque esplode formidabile e ambiguo condensando e gravitando tutto intorno alle proprie azioni e parole; il resto e' l'indispensabile contentino immedesimante a cui si affidano i favori del pubblico nipponico.