Install: fra un Azumi e l'altro (indietro per il blog), e molte partecipazioni televisive, la stella nascente Aya Ueto ha fatto in tempo a recitare, o quanto meno a provarci, in questo film diretto da Kei Kataoka, regista su cui nessuna informazione ho trovato in internet e quindi, facilmente e probabilmente (forse), al suo esordio cinematografico. Il parossismo spastico che sta investendo il cinema giapponese trasformandolo rapidamente in una sempre piu' conforme fabbrica di nuovi talenti applicati allo stesso materiale nel tentativo di ringiovanire continuamente senza dover ragionare o inventare reali novita' sembra non dover mai raggiungere il punto piu' alto della parabola: l'industria del cinema sembra ogni film piu' vicina a ridursi ad un'appendice di quella televisiva sfruttando i sistemi dell'animazione in modi  tempi fastidiosi inadatti. Qualche giorno fa cercando informazioni su questo film sono capitato su una discussione in un forum di un portale in lingua inglese sul giappone: titolo della discussione era ''Aya Ueto e' solo bella o anche intelligente?''; sicuramente e' bella: in questa versione e' anche leggermente volgare, ma forse sono solo io ad avere le palle piene di queste studentesse giapponesi cristallizzate all'eta di 17 anni, senza uno scopo nella vita, annoiate, senza problemi, senza stimoli, disturbate e tutto il resto del blocco stereotipante; trovo anche sempre piu' annoianti questi film in cui si vorrebbe manifestare il disagio degli adolescenti, l'assenza degli adulti e l'insufficienza delle infrastrutture sociali, e si finisce invece per cedere al videoclip, al cool giovanile; stufo di bambini delle elementari geniali e pieni di pensieri profondi che gestiscono chat erotiche e chiedono alle studentesse di cui sopra di parteciparvi. In definitiva, pero', la cosa che odio di piu' ora come ora e' vedere un film ripieno di scene, effetti speciali e fantasie materializzate o proiettate come in ogni episodio della stupida serie TV Ally McBeal: un ragazzino dice ad Aya Ueto che non ha scopi nella vita (frase fulcro e motrice di tutta la trama), lei un momento prima stava guardando in tv una discussione del parlamento giapponese (zapping, non interesse) ed eccola subitaneamente proiettata dentro il televisore, durante la discussione di cui sopra e con tutti i parlamentari che l'accusano di non avere uno scopo della vita. Oppure eccola esibita in una teca di plexiglass con tanto di targhetta identificativa della comune, disturbata, giovane studentessa giapponese. Il limite del peggio fortunatamente viene raggiunto con il finale del film, quindi potreste perdervelo decidendo di smetterne la visione prima, oppure rinfrancarvi sapendo che e' finita: il finto dramma, l'improvvisa messa in prospettiva seria e drammatica, la chiusura amara e disillusa, e nauseante.