KPop Demon Hunters: non ho ancora visto Across the Spider-Verse, vittima immeritata della Marvel fatigue. 
Lo recupererò a breve, perché gli amici di Sony Pictures Imageworks hanno realizzato un altro lungometraggio eccezionale. 
Stavo per non guardarlo, premessa troppo stupida: una via di mezzo tra Jem e Trollhunter. 
Ripeto: eccezionale. 
Lo anticipo subito, ci sono 2 difetti. 
Il finale è ben fatto, c'è un ottimo scontro e perfetto nella sua realizzazione, ma lascia con un senso di incompletezza. E' come se mancasse qualcosa: un po' troppo repentino, alcuni elementi della trama sono liquidati con superficialità. 
Potrebbe. Potrebbe esserci l'intenzione di un seguito: non esiste niente di ufficiale al momento, ma è stato un successo e ci sarebbe lo spazio. 
Il secondo è parzialmente connesso: ci sono troppi personaggi e alcuni restano sacrificati nello sviluppo della storia; personaggi rilevanti spariscono o finiscono troppo ai margini: mi capita raramente di affermare qualcosa di questo tipo, ma avrebbe meritato una mezz'ora in più. 
Cento minuti di durata sono stati troppo pochi per sviluppare tutti gli elementi della prima ora. 
I pregi. 
Visivamente è impressionante. 
Non è un altro Spider-Man, l'approccio estetico è completamente diverso: questa è una produzione realizzata quasi interamente da coreani-americani e vuole mostrarlo, è anche una produzione pienamente dedicata a essere musicale e, specificamente, kpop. 
La caratterizzazione dei personaggi, gli effetti e le forme della narrazione sono pienamente improntati su modelli che vanno dai video musicali ai k-drama; il film passa senza soluzione di continuità, magnificamente, da scene di dramma televisivo ad assurdità da clip. 
Il tutto abbracciando senza vergogna forme espressive visive da internet dei giovani. 
Mi è già capitato di dirlo, e ripeterlo a 7 anni di distanza dal primo Spider-Man sembra impossibile: Sony Pictures Imageworks è un titano dell'animazione e il migliore studio al mondo, e lo è da 7 anni produzione dopo produzione. E' l'unico studio a sfruttare davvero le possibilità comunicative dell'animazione, riuscendo a utilizzare strumenti artistici normalmente propri della scena indie e applicarli a livello di tripla A. 
Non solo è sontuoso e unico e memorabile da guardare, riescono anche a formulare sceneggiature aperte al pubblico più ampio, non stupide o banali: il rapporto tra le protagoniste è fantastico, il colpo di scena finale è prevedibile ma squisitamente rappresentato; c'è qualcosa di Macross, qualcosa di Frozen. 
C'è, e francamente non è un dettaglio da poco in un mondo Disney, il personaggio negativo della madre che rimane negativo e senza perdono fino alla fine. Non c'è il ricorso a una facile soluzione dove tutti diventano amici, ogni cosa è perdonata e c'è pace nel mondo. 
Mia moglie non l'ha voluto guardare con me, l'ho guardato ieri e stasera le proporrò di (ri)guardarlo insieme perché è assolutamente da vedere, nonostante i suoi difetti. 
Ah, la storia: in Corea ci sono demoni che mangiano anime (nel senso degli spiriti dentro gli umani), i demoni sono tenuti a bada da un trio di guerriere che combatte a colpi di spada e di musica, la musica raccoglie il potere delle persone e crea una barriera tra noi e l'inferno (circa). Conseguentemente, in epoca moderna, le guerriere sono idol. 
E' un po' Totally Spies!
I demoni sono continuamente sconfitti, decidono di provare a battere le guerriere non a colpi di artigli ma creando una boy band e rubando i loro fan (e potere).