Dentro (Id, 2012): mi sono accorto di non leggere narrativa in italiano da parecchio tempo. Ho comprato 3 libri, il primo è finito nel prossimo infodump; questo è il secondo.
Stavo guardando un episodio di Propaganda Live con un mio amico, a un certo punto si presenta questo attore Valerio Aprea e legge un testo di Sandro Bonvissuto (direi un testo nuovo ma non sono sicuro).   
Bello. 
Decido di comprare un suo libro. C'è un romanzo uscito nel 2020, ma parla di calcio e tifosi di calcio e quindi l'ho scartato; c'è questa raccolta di racconti del 2012 che è stato il suo momento di massima fama e gloria letteraria. 
Scrittore romano, tutti lo trovano simpatico perché è laureato in filosofia e fa il cameriere. 
Tre racconti: apparentemente raccontano a ritroso tre periodi nella vita di uno stesso uomo, ma è solo una supposizione; potrebbe trattarsi di tre uomini differenti. 
I tre racconti sono di lunghezza decrescente, così come sono decrescenti i periodi raccontati. 
Il primo, il più famoso e citato, racconta della carcerazione del protagonista: non sappiamo il suo reato, non è importante. Arriva in prigione e la vive. Ho guardato un po' in rete ed è considerato il più potente, onesto e intimo racconto della vita in carcere nella narrativa italiana. 
La prigione come comunità con le sue regole e le dinamiche interne; non è Oz, ma ci va vicino: niente drammi erotici, ma lunghe riflessioni sul valore del carcere, della punizione carceraria, della funzione del carcere e delle manchevolezze del sistema. 
Intrigante, molto ben scritto, certamente stimolante di riflessioni. 
Il secondo racconto segue un andamento in qualche modo analogo: è il primo giorno di scuola (liceo), il nostro protagonista entra nell'edificio scolastico in modi non dissimili dalla prigione del primo racconto, e trova un amico. 
Il prigioniero trovava una mini comunità nello spazio ristretto della sua cella; lo studente trova una comunità ancora più ristretta nel banco che condivide con il suo compagno di banco: i due diventano molto amici, ossessivamente amici. 
Il terzo racconto dura circa un giorno, un bambino di 5 anni è tagliato fuori dai suoi amici che sanno andare in bicicletta; avvilito, va dal padre e gli chiede di insegnargli. 
Tutta la critica concorda nel definire il secondo racconto, il peggiore della raccolta; il primo è quello più popolare, questo terzo è quello preferito dai recensori controcorrente. 
Questo terzo è quello piaciutomi di meno, perché manca di reciprocità con i precedenti: se scrivi due racconti con forti similitudini, un tema ricorrente, e li inserisci nella stessa raccolta con un terzo racconto che invece non c'entra un cazzo, l'escluso mi piace immediatamente di meno. 
Propendo per la teoria che il protagonista sia lo stesso individuo: l'autore usa la stessa voce per tutti e tre i protagonisti, una voce che non si sposa bene con i personaggi perché troppo edotta, troppo educata e troppo introspettiva; potrebbe andar bene per il prigioniero, ma di certo non per lo studente e per il bambino di cinque anni. 
Vale, quindi, per me la teoria che sia la stessa persona a ricordare tre momenti della sua vita: così si giustifica la stessa voce e che la voce non corrisponda ai personaggi. 
L'autore alterna riflessioni filosofiche, non si possono chiamare diversamente, sul carcere, la scuola, il rapporto con il padre, ad altre più estemporanee sul tempo e lo spazio (il Tempo è un tema ricorrente); il tutto farcito di notevoli frasi a effetto, perfetti aforismi. 
L'ho cominciato ieri, sono un po' meno di 200 pagine: l'ho finito in 24h senza leggere altre cose nel frattempo, mi è chiaramente piaciuto. Bonvissuto ricorda certi autori di inizio 1900. 
Potrei decidere di comprare anche il romanzo, potrebbe riuscire a farmi piacere persino il calcio e i tifosi (impossibile).