I Contain Multitudes (Id, 2016): citazione da Walt Whitman, canzone di Bob Dylan, titolo del saggio di maggiore successo del giornalista scientifico inglese, vincitore del Pulitzer, Ed Yong. 
The Microbes Within Us and a Grander View of Life.
Microbiome. 
Tutti ne abbiamo uno, tutti lo siamo: bacteria, archaea, virus e altri mini-organismi tipo funghi.  
Vivono sopra di noi, dentro di noi, con noi: we are Venom o, come meglio dire l'autore: "We all exist in symbiosis". 
E' un saggio di microbiologia, circa, ma soprattutto è un saggio sulla roba che ci vive dentro e la grande menzogna dei detergenti capaci di eliminare fino al 99% dei microbi. 
Ognuno di noi, ogni animale o pianta o cosa che vive e anche che non vive, è una colonia: un mondo intero abitato da creature infinitesimali che partecipano più o meno attivamente alle nostre funzioni vitali, spesso positivamente, a volte negativamente. 
Ancora una citazione che mi è piaciuta molto dall'introduzione: "All zoology is really ecology". 
Ogni volta che parliamo di un animale, un qualsiasi animale, dovremmo in realtà parlare dell'ecosistema che quel animale e i suoi microbi rappresentano e formano. 
La struttura del saggio è conforme allo stile contemporaneo: dopo l'intro, i primi capitoli sono dedicati alla Storia. 
Tornando indietro nel tempo fino all'origine della vita, tutti noi risultiamo essere un'evoluzione di batteri che misteriosamente accoppiati con delle archaea (non conoscevo la parola, ho dovuto cercarla: sono come batteri ma non sono batteri); è successo una volta sola e ha dato vita alla Vita. 
Siamo tutti isole abitate dal nostro personale ecosistema di batteri: tutte le isole sono simili, ma nessuna è uguale. 
C'è un vagamente interessante capitolo sulla storia della microbiologia. 
Cominciano poi i capitoli centrali con la spiegazione del rapporto tra noi e i nostri ospiti: i microbi non si limitano ad abitarci e svolgere funzioni di qualche tipo tipo farci digerire decentemente, sono una diretta influenza sulla crescita e le caratteristiche dei nostri corpi. 
Non siamo solo la somma dei geni dei genitori 1 e 2, ma anche dei geni dei nostri microbi: genitori da 3 in poi. 
In un ambiente sterile, privato di microbi, gli animali non riuscirebbero a svilupparsi e morirebbero.
Tutto ciò detto: i microbi sono nostri amabili partner, ma continuano anche a essere parassiti.
Parliamo del lato oscuro: la dysbiosis. 
Succede qualcosa e il nostro bel rapporto va in malora e i microbi diventano dannosi: si parla di antropocene, anche qui, e di come le nostre azioni stiano sputtanando i microbiome di tutto e tutti. 
Ci sono un po' di capitoli dedicati al microbo preferito dell'autore, la Wolbachia. 
Il finale è, come di norma, dedicato al futuro: i microbi sono ovunque, dobbiamo farcene una ragione, e ce li scambiamo continuamente molto peggio di quanto si creda. Altro che pubblicità degli starnuti al cinema.
Il nostro microbiome non è limitato all'interno dei nostri corpi, è una fuzzy aura che ci circonda e si mescola promiscuamente con quella degli altri... e non voglio certo raccontarvi qui di cosa voglia dire vivere con un cane. L'autore ne parla. 
Avete presente quando vi dicono di non baciare in bocca i vostri cani? Intanto vi perdete una bella esperienza, inoltre anche a dargli fuoco con il napalm ogni volta tornati a casa dalla passeggiata non sarebbe abbastanza. 
Comunque è positivo: ci rende più forti. 
Se hai un cane e ti ammali, probabilmente è mortale, altrimenti sei immortale. 
Futuro remoto: singularity dei batteri. Imparare a controllare i microbiome per migliorare le condizioni di vita delle persone e del pianeta. 
E' un libro interessante ma si potrebbero leggere l'introduzione, il capitolo 1 e l'epilogo, e averne l'esperienza completa senza dover passare attraverso una caterva di esempi tutti più o meno simili, e dati medici poco rilevanti per il lettore occasionale.