Money Shot - The Pornhub Story: documentario di Netflix su Pornhub e, più in generale, l'industria del porno nell'era digitale. 
Prodotto e diretto da Suzanne Hillinger. 
E' molto interessante ma ho trovato discutibile la scelta 'narrativa' di voler sorprendere lo spettatore presentandogli una prospettiva e poi sovvertendola: il senso è chiaro e, volendo, anche encomiabile perché punta a mostrare i preconcetti e quanto sia facile farsi un opinione sbagliata delle cose, ma alla lunga risulta sensazionalista e ripetitivo. 
Spezzando una lancia a favore dell'autrice, il documentario è probabilmente mirato al largo pubblico americano ignorante e facilmente condizionabile, con l'intenzione di educarlo e metterlo davanti alla sua pochezza intellettuale, non a uno spettatore come me, appassionato ed esperto di porno da sempre. 
Passando oltre. 
Funziona così: c'era una volta il porno degli studios, tipo Hollywood, che schiavizzava i performer tra droga e condizioni igienico sanitarie terribili; arriva internet e il porno si trasforma: i performer diventano content creator, gli studios 'spariscono' sostituiti da piattaforme online di sharing e gestione. 
Pornhub, come Playboy, diventa un simbolo riconosciuto ovunque nel mondo e, come Playboy, inizia a diversificare la propria offerta diventando produttore, allargandosi all'offerta di contenuti culturali pop e via dicendo. 
Sfortunatamente, come per simili social network, anche Pornhub incappa nel gigantesco problema della moderazione dei contenuti, della responsabilità o meno sui contenuti illegali ospitati dalla piattaforma, sulla moralità del guadagnare direttamente da quei contenuti vietati in termini di pubblicità/contatti.
Qui il documentario diventa particolarmente interessante perché, come spesso parlando di porno, entrano in scena soggetti apparentemente ben intenzionati, desiderosi di proteggere vittime, che si scoprono essere avvocati senza scrupoli in cerca di visibilità, gruppi di estremisti religiosi di destra che confondono porno e diritto all'aborto, cose del genere. 
La panoramica offerta dall'autrice diventa quella di un'industria del sesso di cui (quasi) tutti godiamo i contenuti, di cui molti si vergognano, gestita dai soliti capitalisti senza scrupoli, opposta da vomitatori bigotti di censura e moralità, con in mezzo persone normali che lavorano e rischiano di perdere il lavoro o di essere minacciate e messe alla berlina, con in mezzo vittime reali di abusi sfruttate e vessate, organismi istituzionali lenti e impacciati e impreparati a gestire questa situazione. 
Il documentario arriva fino al 2022: Pornhub è ancora un marchio leader del settore, ma è molto scivolato e lo spazio lasciato libero dalla malagestione dei suoi contenuti è stato catturato da alternative ancora più evolute come OnlyFans. 
Sarebbe stata interessante una prospettiva più approfondita, specialmente su argomenti meno noti come la capacità di esercitare pressione che le piattaforme di pagamento sono in grado di infliggere ai loro clienti, ma è già tanto che l'argomento sia toccato.