Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities: comincia a diventare ridicolo scrivere questa come prima frase... ecco il nuovo successo di Netflix.
Non completamente meritato: piaciuto molto alla critica, apprezzato da internet.
Anticipo il mio giudizio finale: 1 episodio bello, 3 episodi buoni, 2 episodi mediocri, 2 brutti.
E' un'antologia weird-horror, la wiki dice "gothic" e "grand guignol" perché Del Toro è il Tarantino di questo genere e quindi usiamo termini colti, ma il risultato non cambia.
NOTA: cosa sia un 'cabinet of curiosities' è già stato trattato qui sul blog parlando di varie antologie letterarie.
Otto episodi di durata variabile da più di mezz'ora a poco più di un'ora: ogni episodio è introdotto con un breve preambolo da Del Toro, Hitchcock style (grasso e ben vestito); ogni episodio vanta un regista ospite diverso, spesso completi sconosciuti che di vanto hanno ben poco; alcuni sono tratti da celebri racconti letterari, altri da storie originali di Del Toro; ogni racconto è stato realizzato con un budget elevato e ottimi effetti speciali; i racconti sono generalmente ambientati nei periodi storici di riferimento per il genere, tra fine 1800 e primi del 1900, ma alcuni sono ai giorni nostri e altri negli anni 50 e 70. Qua e là qualche attore riconoscibile.
Il primo è diretto da un collaboratore di Del Toro, Guillermo Navarro, e basato su una storia originale di Del Toro: è praticamente un episodio di quelle serie tv dove gente losca compra magazzini all'asta sperando di trovare un tesoro, qui un tesoro mortale; il secondo è diretto da Natali, quello di The Cube, su una storia di Kuttner (uno dei tanti follower di Lovecraft): un tombarolo scopre un segreto nel cimitero dove ruba.
Il terzo è diretto da uno sconosciuto, storia di Michael Shea (altro follower di Lovecraft), ed è il mio preferito (e di mia moglie) della raccolta: un incidente in miniera, un medico chiamato a fare le autopsie scopre qualcosa di strano in uno dei corpi.
Il quarto è uno dei peggiori della raccolta, altro regista indie sconosciuto, storia di una autrice indie: una donna con un pesante complesso di inferiorità decide di provare una crema miracolosa e conformarsi a ogni costo.
Il quinto e il sesto episodio sono entrambi tratti direttamente da storie di Lovecraft (basta follower), il primo diretto da quello del remake di Firestarter, il secondo da Catherine Hardwicke: dipinti da incubo e viaggi nella dimensione dei morti.
Il settimo è quello con il maggior numero di attori riconoscibili (Peter Weller, Sofia Boutella, Eric André) ed è il peggiore della serie per me e mia moglie: un'inutile, lunghissima discussione durante un party tra droga e alcool alla fine degli anni 70, prima di guardare il solito meteorite/uovo spaziale; è diretto dal tizio di Mandy con Cage.
L'ultimo è la solita storia di haunted house: racconto Del Toro, la regista del Babadook.
Rullo di tamburi: quello bello è il numero 3, quelli buoni sono 1-2-6, quelli mediocri sono 5-8, quelli brutti sono 4 e 7.
Grazie a Netflix per aver prodotto una cosa nuova e diversa, grazie a Del Toro per continuare a collaborare con Netflix realizzando un'antologia tutto sommato buona; peccato per il tono troppo intellettuale da cinematografo con gente che fuma sigarette col bocchino.

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