Pezzi di Vetro (Verre Cassé, 2005): come riconoscere un libro artsy un po' pretenzioso?
La pagina è molto vuota: larghi margini ai lati, sopra e sotto; i capitoli non hanno numeri, perché non sono capitoli tradizionali e i numeri costringono, imprigionano; i non-capitoli cominciano con la minuscola e non ci sono punti alla fine delle frasi (ci sono delle spaziatura extra tra i non-paragrafi), o qualsiasi altro segno di punteggiatura aldilà delle virgole e delle parentesi per il discorso diretto... in generale la punteggiatura mi sarebbe valsa un 2 a scuola, alle elementari.
Ricorda un po' Texaco. E Bar Sport di Benni. Una versione grottesca e iperrealista di Bar Sport.
E' il romanzo più famoso di Alain Mabanckou, scrittore e poeta francese originario del Congo.
NOTA: l'ho letto in traduzione italiana, edizioni 66thand2nd. Mai sentita. Bella edizione, ben stampata.
Siamo nel povero e orribile Congo, c'è un bar aperto 24/7 che si chiama "Credito a morte", c'è un avventore affezionato, vecchio alcolista, di nome "Pezzi di vetro"; il proprietario del bar, una specie di celebrità povera locale, gli affida il compito di raccontare le storie dei casi umani che frequentano il posto. 
Bar Sport, no?
Faccio un esempio del tipo di clienti, giusto il primo: quello a cui piaceva andare a puttane minorenni, finito in prigione è stato violentato analmente per diversi anni, adesso è costretto ad andare in giro con 4 pannoloni, lo chiamano Pampers, perché non riesce più a trattenere nulla.
I soggetti sono circa tutti così: grotteschi mostri di alcool e povertà estrema. 
Il libro è il quaderno su cui Pezzi di vetro annota e scrive la vita delle persone che intervista, e i suoi pensieri, e di conseguenza anche la sua vita. E' diviso in due blocchi distinti: i "primi fogli", l'inizio dell'attività di Pezzi di vetro, e gli "ultimi fogli", quando questa attività comincia ad avere un effetto sul protagonista/narratore e lo cambia.
La prima parte è un classico di cornice + racconti singoli; la seconda è meno lineare: ci sono ancora i ritratti di personaggi, ma sono integrati e mescolati a quella che era la cornice, e ore è la vita nel presente, quasi una cronaca in tempo reale, del narratore.
La vita del narratore diventa centrale e l'effetto di aver scritto di altri, diventa il desiderio di lasciare qualcosa di sé. Pezzi di vetro comincia a disinteressarsi alla vita degli altri, passare il grosso del suo tempo a scrivere la propria. 
Nel finale c'è un momento notevole: stiamo leggendo il quaderno scritto dal narratore che, senza soluzione di continuità, diventa una narrazione della sua vita mentre succede, diventa vissuto in quel momento. Il quaderno rimane fisicamente presente, ma la sua funzione si smaterializza. 
A questo punto potrei dire qualsiasi cosa: tipico narratore inaffidabile, dichiaratamente bugiardo, alcolista che mente a sé e a tutti; nessuno dei racconti è credibile, il suo più di tutti gli altri: contraddizioni continue, tentativi di scusarsi con il suo pubblico immaginario, disperazione montante e crescente. 
Il protagonista/narratore, avendo passato gli altri sotto la lente del suo scherno e della sua alterità di scrittore, si trova ad applicare lo stesso alla propria storia e ne esce male. 
Non mi è piaciuto, non mi è dispiaciuto.
SPOILER SPOILER SPOILER
Naturalmente non c'è conferma, ma nelle ultime pagine il protagonista dichiara di volersi ammazzare da lì a poco.