Harrow the Ninth (Id, 2020): un grande libro, un libro lungo. Un libro che mi ha allontanato e trattenuto, accompagnato nel troppo dilatato tempo impiegato per leggerlo, rimanendo sempre, come i fantasmi nelle fotografie degli horror, nel background della mia mente. 
Piccoli, nascosti e quasi invisibili, ma quando notati impossibili da distogliere lo sguardo.
Non ho letto altro durante Harrow e mi ci sono volute quasi 4 settimane per leggere le sue 500 pagine.
La trepidazione, il disagio dell'attesa e delle aspettative.
Quando il tuo primo libro è stato un successo planetario, per il tuo secondo libro potresti facilmente mirare a una replica. La Muir ha scelto, invece, la strada meno battuta: quella difficile, coraggiosa e arrogante, e ha scritto qualcosa di quasi completamente diverso.
Ha voluto strafare. Ha deciso di sfidarsi e il risultato è ambiguo.
'Necromanti lesbiche nello spazio', diceva quel demente di Stross: il contenuto di Harrow resta sostanzialmente simile a quello di Gideon, ma lo sforzo narrativo è completamente altro. 
Una forma espressiva così volutamente diversa da intimidire. Infastidire. Irretire.
Ho impiegato parecchio a venirci a patti, l'ho letto lentamente con crescente frustrazione solo parzialmente compensata dalla qualità della scrittura e l'indiscutibile genialità delle idee.
C'è un piccolo dettaglio a pagina 8, prima ancora dell'inizio della storia, nella sezione dedicata alle dramatis personae.
Harrow è diventata un Lyctor e Gideon è morta, ma era già chiaro dal finale del primo libro che questa morte di Gideon fosse e sia qualcosa di estremamente poco definitivo.
Il libro è raccontato in seconda persona, come un libro game, con qualcuno che guarda Harrow e racconta gli 8/9 mesi successivi al finale di Gideon. Non solo, la storia è raccontata in una sorta di countdown: 8 mesi prima dell'assassinio di Dio, 6 mesi prima dell'assassinio di Dio e via dicendo.
Non solo, la storia si sviluppa su (almeno) 2 linee temporali diverse: c'è il presente in seconda persona di Harrow-Lyctor, e c'è il passato in terza persona di Harrow che ricorda gli eventi di Gideon.
...ed è qui che la questione si fa complicata.
Fin dalle prime pagine ci viene progressivamente spiegato qualcosa: Harrow è pazza. Harrow non ricorda Gideon. Ci sono più Harrow in questo libro: la Harrow del presente, una Harrow che ha lasciato delle lettere e indizi alla Harrow del presente, la Harrow dei flashback accaduti non come ricordiamo.
La scelta espressiva della narrazione in seconda persona serve a suggerire la frantumazione della sua prodigiosa mente e... la presenza costante di qualcuno di cui non si può fare il nome: la pluralità, quasi nel senso di personalità. della protagonista in questa sua nuova incarnazione. 
L'alterazione (post traumatica o indotta si scoprirà solo alla fine) delle memorie.
E' un lavoro molto complicato e complesso, molto più di Gideon e merita un lungo plauso per l'abilità organizzativa e la strutturazione impiegata dall'autrice; allo stesso tempo è una scelta divisiva, provocatoria, fortemente ostile ai teneri cuori dei lettori rimasti in sospeso dopo l'esplosivo finale del primo.
Harrow è un libro cupo e drammatico, molto triste, molto deprimente. Un po' troppo.  
Ci sono tantissime, felicissime scelte di plot: lo stato di grazia della quasi esordiente Muir si è esteso anche a questo secondo libro, e la sua scelta imprevedibile trasforma Harrow in qualcosa di molto diverso dal solito libro di mezzo tra l'inizio e il finale di una trilogia. 
Harrow ha un valore artistico superiore a quello di Gideon ed è un esercizio stilistico di primissima qualità, inoltre la Muir non è caduta nella tentazione di rendere troppo misteriosa l'identità della voce narrante: ci sono tanti misteri, molti misteri, ma 'quel' mistero è ovviamente chiaro dall'inizio e, anzi, consente all'autrice alcuni giochi scenici preziosissimi.
Le pagine prima del finale sono squisite, le pagine del finale e l'epilogo, invece, sono l'inevitabile necessità di collegarsi e suggerire l'inizio della fine. Terzo libro atteso a un certo punto l'anno prossimo.
La storia? Dio, Harrow e gli altri Lyctor si preparano a combattere contro uno dei boss nemici delle Nove Case: si asserragliano nella fortezza di Dio, si preparano e intanto parlano e complottano e svelano segreti gli uni degli altri... e intanto altro succede di lato e sullo sfondo.
La Muir ha fatto qualcosa con questo libro che l'ha posta sull'orlo del baratro di una repentina immortalità letteraria: ha posto premesse per un terzo libro e una trilogia superiore e di immediato culto. 
Le aspettative tra Gideon e Harrow sono state in qualche modo completamente spazzate via dalle decisioni ardite dell'autrice... cosa potrà mai fare nel suo terzo libro? 
...innanzitutto sarà necessario dare molto più peso alla storia d'amore: qui c'è molto amore malato e molti rapporti conflittuali, e molta devozione sacrificale. Il terzo libro, lo preannuncio qui, lo considererò un furto e una truffa se non finirà BENE.
SPOILER SPOILER SPOILER
Ah, da dove cominciare? 
La narratrice è Gideon. Harrow è un Lyctor nel pieno dei suoi poteri ma ha fatto qualcosa al proprio cervello per consentire all'anima di Gideon di non essere assorbita. Il funzionamento di questo qualcosa dipende dal suo non ricordare Gideon.
I Lyctor sono contro Dio e vogliono ucciderlo. C'è un combattimento finale e scopriamo vari segreti sui poteri di Dio, la realtà del processo per diventare Lyctor e altre cose che lo pongono sotto una luce molto negativa. 
Gideon è figlia di Dio e dei suoi nemici giurati. Storia complicata ma questo è il succo.
Il finale è confuso e vago: Gideon è nel corpo di Harrow, Harrow è da qualche parte nel fiume (probabilmente). Qualcuno è probabilmente nel corpo di Gideon insieme a Camilla, che sappiamo essere passata al nemico (nemico di Dio, non nemico di Harrow e Gideon).