Peninsula: in Occidente noto come "Train to Busan presents: Peninsula".
Molto atteso seguito di Train to Busan ambientato 4 anni dopo l'originale.
Yeon Sang-ho ha provato a realizzare qualcosa di molto difficile: l'equivalente di 28 weeks later.
Un film di zombie dopo l'apocalisse.
Ci sono molti debiti nei confronti di 28 weeks later.
Nei 4 anni trascorsi, la penisola coreana è stata sigillata da un cordone marittimo militare internazionale, e dall'esistenza della Corea del Nord.
La Corea del Sud è stata abbandonata e, di fatto, non esiste più. E' zombieland.
Fuori dalla Corea, il mondo va avanti normalmente.
I paesi vicini hanno accolto un po' di rifugiati, ma li schifano e odiano e maltrattano: il solito comportamento verso i rifugiati.
Un gruppo di disperati coreani viene assoldato da un crime lord di HK per un'incursione nella penisola: c'è un camion pieno di dollari che li aspetta.
Il gruppo raggiunge la Corea e scopre un mondo in mano agli zombie... e ai soliti malvagi e impazziti sopravvissuti.
Un misto di Mad Max con macchine corazzate, arene dove sfortunati combattono contro zombie, militari fuori di testa e tutto il resto del pacchetto Walking Dead.
In tutta la Corea sono rimaste solo 3 donne vive: una madre e le due figlie. Non ci sono letteralmente altre donne, a parte gli zombie.
Il capo del gruppo è Gang Dong-won, la donna è Lee Jung-hyun.
Peninsula è una mixed bag.
Il cinema coreano non è ancora in grado di realizzare un film così fortemente improntato sulla computer graphic: gli sfondi del virtual set sono generalmente mediocri, non brutti ma troppo finti per essere credibili e non rovinare la suspance.
Sembra di guardare Fuga da Los Angeles.
Le molte scene di combattimento a quattro ruote, che a dirla tutta sono molto ben fatte e divertenti, sembrano uscite da un buon videogioco, ma uno di quelli dove si è voluto preferire il frame rate alle textures.
Complessivamente ci è piaciuto, ma la sceneggiatura è piena di buchi e la logica dell'ambientazione viene frequentemente sconfitta da scelte intese a favorire soluzioni particolarmente patetiche.
E' una decisione narrativa, ma qua e là offre il fianco a critiche evitabili: sviluppando il gimmick accennato in Busan che gli zombie siano sostanzialmente ciechi e fermi al buio, gli abitanti della wasteland coreana hanno ideato tutta una serie di sistemi per 'condurre' gli zombie di notte utilizzando suoni e luci.
Ci sono alcune soluzioni realmente creative.
Questo 'sistema' viene, però, sacrificato senza secondi pensieri a vantaggio di una qualche apoteosi espressiva completamente inutile e trascurabile.
L'ultima mezz'ora è molto buona, gli ultimi cinque minuti sono una merda.
SPOILER SPOILER SPOILER
Muoiono tutti tranne il soldato, la donna e le sue figlie.
Molto atteso seguito di Train to Busan ambientato 4 anni dopo l'originale.
Yeon Sang-ho ha provato a realizzare qualcosa di molto difficile: l'equivalente di 28 weeks later.
Un film di zombie dopo l'apocalisse.
Ci sono molti debiti nei confronti di 28 weeks later.
Nei 4 anni trascorsi, la penisola coreana è stata sigillata da un cordone marittimo militare internazionale, e dall'esistenza della Corea del Nord.
La Corea del Sud è stata abbandonata e, di fatto, non esiste più. E' zombieland.
Fuori dalla Corea, il mondo va avanti normalmente.
I paesi vicini hanno accolto un po' di rifugiati, ma li schifano e odiano e maltrattano: il solito comportamento verso i rifugiati.
Un gruppo di disperati coreani viene assoldato da un crime lord di HK per un'incursione nella penisola: c'è un camion pieno di dollari che li aspetta.
Il gruppo raggiunge la Corea e scopre un mondo in mano agli zombie... e ai soliti malvagi e impazziti sopravvissuti.
Un misto di Mad Max con macchine corazzate, arene dove sfortunati combattono contro zombie, militari fuori di testa e tutto il resto del pacchetto Walking Dead.
In tutta la Corea sono rimaste solo 3 donne vive: una madre e le due figlie. Non ci sono letteralmente altre donne, a parte gli zombie.
Il capo del gruppo è Gang Dong-won, la donna è Lee Jung-hyun.
Peninsula è una mixed bag.
Il cinema coreano non è ancora in grado di realizzare un film così fortemente improntato sulla computer graphic: gli sfondi del virtual set sono generalmente mediocri, non brutti ma troppo finti per essere credibili e non rovinare la suspance.
Sembra di guardare Fuga da Los Angeles.
Le molte scene di combattimento a quattro ruote, che a dirla tutta sono molto ben fatte e divertenti, sembrano uscite da un buon videogioco, ma uno di quelli dove si è voluto preferire il frame rate alle textures.
Complessivamente ci è piaciuto, ma la sceneggiatura è piena di buchi e la logica dell'ambientazione viene frequentemente sconfitta da scelte intese a favorire soluzioni particolarmente patetiche.
E' una decisione narrativa, ma qua e là offre il fianco a critiche evitabili: sviluppando il gimmick accennato in Busan che gli zombie siano sostanzialmente ciechi e fermi al buio, gli abitanti della wasteland coreana hanno ideato tutta una serie di sistemi per 'condurre' gli zombie di notte utilizzando suoni e luci.
Ci sono alcune soluzioni realmente creative.
Questo 'sistema' viene, però, sacrificato senza secondi pensieri a vantaggio di una qualche apoteosi espressiva completamente inutile e trascurabile.
L'ultima mezz'ora è molto buona, gli ultimi cinque minuti sono una merda.
SPOILER SPOILER SPOILER
Muoiono tutti tranne il soldato, la donna e le sue figlie.

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