El Paso (Id, 2016): Winston Groom è l'autore di Forrest Gump. Ho scoperto l'esistenza di un seguito di Forrest Gump. L'ultimo romanzo di Groom è stato scritto nel 1998. Nei quasi 20 anni tra quello e questo, l'autore ha soprattutto pubblicato saggi storici di carattere militare.
Non esattamente un romanziere si successo, quindi.
El Paso l'ho trovato segnalato in un elenco di 'migliori western contemporanei'.
Non mi è piaciuto.
La quarta di copertina definisce El Paso una 'episodic novel': un termine inutile (oggi) per descrivere romanzi composti da macroscene in qualche modo circoscritte, ma consecutive.
El Paso è diviso in capitoli e questi capitoli sono raggruppati in parti. WOW.
Nessun romanzo prima di questo è mai stato strutturato così.
Inoltre, a voler poi essere precisi, il termine 'episodic' suggerirebbe una certa uniformità ed equità delle parti: tutte le parti dovrebbero avere lo stesso valore, episodi omogenei come quelli di una serie tv, invece le parti di El Paso differiscono grandemente per dimensioni e importanza: alcune sono molto più brevi di altre.
Chiarisco: non è un difetto del libro, il marketing e l'autore hanno poco a che fare tra loro, ma è sintomatico della pretenziosità di questo testo.
Velleità letterarie che la prosa molto banale di Groom delude immediatamente e costantemente.
El Paso è un romanzo usa e getta di quei best seller inglesi che, per me, saranno per sempre esemplificati e incarnati da Wilbur Smith.
Inizi del 1900: ferrovia e guerra(e) con il Messico. L'espansione capitalistica USA si scontra con i rivoluzionari messicani: il classico tycoon, talmente classico da, quasi, non aver bisogno di un nome e poter essere semplicemente chiamato il Colonnello, contro il generale Pancho Villa.
NOTA: il romanzo mescola personaggi esistiti e inventati.
Capitoli brevissimi alternano le prospettive in terza persona di uno svariato numero di personaggi in rotta di collisione. Ognuno con la sua trama più o meno intrecciata.
Sono 400 e rotte pagine e sono stato lì lì per abbandonarlo in diverse occasioni, e l'avrei fatto se non l'avessi comprato di carta. I libri di carta li abbandono proprio solo quando mi fanno vomitare: El Paso non è brutto, è solo noioso e banale.
Si legge molto in fretta.
E' come bere della cattiva acqua minerale: non è realmente cattiva ed è comunque dissetante, serve al suo scopo e, pur lasciandoti un sapore sgradevole in bocca, finisce in fretta ed è subito dimenticata.
Ci sono un numero eccessivo di personaggi, ogni parte successiva ne aggiunge qualcuno e sul finale la narrazione è assurdamente corale, e nessuna delle storie è vagamente interessante.
La quarta di copertina, ora che ricordo, mi ha ingannato anche parlando di 'amore': ci casco sempre.
C'è amore in El Paso, molte delle storie vedono il coinvolgimento di sposi, ma è l'amore come può essere raccontato da un'ultra settantenne. Il livello narrativo delle relazioni è lo stesso di quello dei romanzi marittimi di Patrick O'Brian.
Deludente a dir poco.
SPOILER SPOILER SPOILER
Sopravvivono più o meno tutti. I protagonisti tutti quanti e anche la maggior parte dei secondari.