Rosewater (Id, 2016): ma c'è una versione rivista e corretta del 2018, quella che ho letto io. Probabilmente rivista e corretta per renderla adatta a essere il primo in una trilogia invece di un libro assolo.
Tade Thompson è uno psichiatra e scrittore di fantascienza britannico con una carriera piuttosto lunga. Rosewater è il suo principale successo, direi. Sono molto tentato dal prendere anche i seguiti.
Thompson è inglese ma pesta e calca molto sulla sua origine africana: etnia Yoruba, oggi Nigeria.
Fantascienza e fantasy di ambientazione africana sono all the rage in questi anni, così come le storie d'amore non eterosessuali, ma ancora non mi è capitato di incontrare le due cose insieme: il grande e prezioso incrocio tra politicamente corretto, trendy e intolleranza è uno dei frutti culturali più tipici e caratteristici dei nostri anni.
Il politicamente corretto combatte la discriminazione muovendo da criteri tradizionali, pertanto è incapace di constatare l'intolleranza non tradizionale tra gruppi: è discriminazione solo se compiuta da WASP e va di moda qualsiasi cosa sia diversa da quel modello. E' bizzarro ma affascinante.
Troppo spesso sfocia in un'insopportabile censura preventiva, tipo il caso di Via col Vento, ma non esiste la possibilità di raggiungere un nuovo equilibrio senza prima radicalizzare il peso dei nuovi termini dello status quo.
Questa divagazione non ha niente a che vedere con Rosewater e tutto a che vedere con il fatto di essermi trovato, per caso, a leggere contemporaneamente 3 libri di scrittori neri.
Il fatto che gli scrittori siano neri non è significativo, è significativo che tutti e 3 scrivano esclusivamente di neri.
Rosewater è una mezza via tra District 9, perché Africa e alieni in un setting simile, e qualcosa alla Made in Abyss, dove una città con una molto specifica cultura nasce e cresce accanto a un ambiente esoticamente alieno.
Una creatura aliena cade sulla Terra, si nasconde sottoterra, finisce in Nigeria e comincia a interagire con gli esseri umani.
Crea una grande cupola all'interno del quale non si sa bene cosa succeda, ma ogni tanto la cupola si apre e succedono miracoli. Intorno alla cupola nasce Rosewater, una città di persone che vogliono vivere vicino alla cupola per studiarla e/o godere dei miracoli... o approfittarsi degli altri.
Effetto collaterale della presenza aliena è la nascita di 'sensitivi'.
Parliamo di poteri mentali, ma soprattutto di lettura del pensiero e combattimenti psichici (niente telecinesi o altra roba del genere): lo spazio mentale non è altro che la Rete del cyberpunk dove i sensitivi/hacker combattono tra loro in un contesto senza leggi della fisica, assumendo la forma di avatar fighi e dove i più forti guadagnano accesso ai segreti degli altri.
Il sistema magico-fantascientifico di questi poteri mentali è basato su funghi spaziali in un modo molto, molto simile (identico) alla tecnologia alla base dei 'poteri' della (Star Trek) Discovery.
Molte influenze, molte suggestioni.
Togliete l'ambientazione Nigeriana e la cultura Yoruba, sostituite i poteri mentali con internet, e Rosewater è una storia cyberpunk molto classica.
Riaggiungete Nigeria e Yoruba, Rosewater diventa un libro originale con alcune idee grandiose.
La storia comincia quando tutto ciò sopra è roba del passato: protagonista della storia è il sensitivo più forte di Nigeria, tempo prima arruolato a forza nella polizia segreta, e uno dei pochi a essere stato nella cupola ed esserne uscito.
Una serie di eventi un po' random porta il nostro eroe a scoprire il segreto degli alieni e innamorarsi.
Niente di notevole nella scrittura.
La struttura narrativa è falsamente complessa: c'è un tempo presente nel 2066, c'è un tempo passato in ordine progressivo che racconta precedente missioni del protagonista; c'è un ulteriore blocco di capitoli ambientati nel passato organizzati a cazzo secondo un facile metodo di rivelazione di segreti subordinato a quanto raccontato negli altri due blocchi.
Non apprezzo questo tipo di organizzazione perché è troppo facile utilizzare i flashback per raccontare e spiegare qualche segreto o cosa inspiegabile successa nella storia principale/presente.
Thompson non ha velleità letterarie, quindi non è un grosso problema.
E' abbastanza divertente, ma niente di che, ed è un po' ideologicamente manipolatorio nel suo world building distopico.
SPOILER SPOILER SPOILER
I funghi alieni stanno sostituendosi alla 'materia umana', trasformando lentamente gli umani e l'ambiente in parti dell'alieno. Tutti lo sanno ma non ci si può fare nulla.
Alla fine all'eroe non gliene frega un cazzo perché si è innamorato.
Tade Thompson è uno psichiatra e scrittore di fantascienza britannico con una carriera piuttosto lunga. Rosewater è il suo principale successo, direi. Sono molto tentato dal prendere anche i seguiti.
Thompson è inglese ma pesta e calca molto sulla sua origine africana: etnia Yoruba, oggi Nigeria.
Fantascienza e fantasy di ambientazione africana sono all the rage in questi anni, così come le storie d'amore non eterosessuali, ma ancora non mi è capitato di incontrare le due cose insieme: il grande e prezioso incrocio tra politicamente corretto, trendy e intolleranza è uno dei frutti culturali più tipici e caratteristici dei nostri anni.
Il politicamente corretto combatte la discriminazione muovendo da criteri tradizionali, pertanto è incapace di constatare l'intolleranza non tradizionale tra gruppi: è discriminazione solo se compiuta da WASP e va di moda qualsiasi cosa sia diversa da quel modello. E' bizzarro ma affascinante.
Troppo spesso sfocia in un'insopportabile censura preventiva, tipo il caso di Via col Vento, ma non esiste la possibilità di raggiungere un nuovo equilibrio senza prima radicalizzare il peso dei nuovi termini dello status quo.
Questa divagazione non ha niente a che vedere con Rosewater e tutto a che vedere con il fatto di essermi trovato, per caso, a leggere contemporaneamente 3 libri di scrittori neri.
Il fatto che gli scrittori siano neri non è significativo, è significativo che tutti e 3 scrivano esclusivamente di neri.
Rosewater è una mezza via tra District 9, perché Africa e alieni in un setting simile, e qualcosa alla Made in Abyss, dove una città con una molto specifica cultura nasce e cresce accanto a un ambiente esoticamente alieno.
Una creatura aliena cade sulla Terra, si nasconde sottoterra, finisce in Nigeria e comincia a interagire con gli esseri umani.
Crea una grande cupola all'interno del quale non si sa bene cosa succeda, ma ogni tanto la cupola si apre e succedono miracoli. Intorno alla cupola nasce Rosewater, una città di persone che vogliono vivere vicino alla cupola per studiarla e/o godere dei miracoli... o approfittarsi degli altri.
Effetto collaterale della presenza aliena è la nascita di 'sensitivi'.
Parliamo di poteri mentali, ma soprattutto di lettura del pensiero e combattimenti psichici (niente telecinesi o altra roba del genere): lo spazio mentale non è altro che la Rete del cyberpunk dove i sensitivi/hacker combattono tra loro in un contesto senza leggi della fisica, assumendo la forma di avatar fighi e dove i più forti guadagnano accesso ai segreti degli altri.
Il sistema magico-fantascientifico di questi poteri mentali è basato su funghi spaziali in un modo molto, molto simile (identico) alla tecnologia alla base dei 'poteri' della (Star Trek) Discovery.
Molte influenze, molte suggestioni.
Togliete l'ambientazione Nigeriana e la cultura Yoruba, sostituite i poteri mentali con internet, e Rosewater è una storia cyberpunk molto classica.
Riaggiungete Nigeria e Yoruba, Rosewater diventa un libro originale con alcune idee grandiose.
La storia comincia quando tutto ciò sopra è roba del passato: protagonista della storia è il sensitivo più forte di Nigeria, tempo prima arruolato a forza nella polizia segreta, e uno dei pochi a essere stato nella cupola ed esserne uscito.
Una serie di eventi un po' random porta il nostro eroe a scoprire il segreto degli alieni e innamorarsi.
Niente di notevole nella scrittura.
La struttura narrativa è falsamente complessa: c'è un tempo presente nel 2066, c'è un tempo passato in ordine progressivo che racconta precedente missioni del protagonista; c'è un ulteriore blocco di capitoli ambientati nel passato organizzati a cazzo secondo un facile metodo di rivelazione di segreti subordinato a quanto raccontato negli altri due blocchi.
Non apprezzo questo tipo di organizzazione perché è troppo facile utilizzare i flashback per raccontare e spiegare qualche segreto o cosa inspiegabile successa nella storia principale/presente.
Thompson non ha velleità letterarie, quindi non è un grosso problema.
E' abbastanza divertente, ma niente di che, ed è un po' ideologicamente manipolatorio nel suo world building distopico.
SPOILER SPOILER SPOILER
I funghi alieni stanno sostituendosi alla 'materia umana', trasformando lentamente gli umani e l'ambiente in parti dell'alieno. Tutti lo sanno ma non ci si può fare nulla.
Alla fine all'eroe non gliene frega un cazzo perché si è innamorato.
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