Airhead (Id, 2019): Emily Maitlis è una circa famosa giornalista televisiva britannica. "Circa" perché non ricordo di averla mai vista in vita mia. Ho acquistato il suo libro a causa delle buone review e dell'intrigante promessa di raccontare il dietro-le-quinte del mondo delle news.
La Maitlis è una cronista e intervistatrice politica: in questo ricorda alcuni dei momenti più significativi della sua carriera.
Li ricorda.
Non racconta le esperienze nel loro presente storico, ma le ricorda filtrate dal tempo trascorso e le nuove conoscenze ed esperienze.
Per larga parte del libro, quasi tutto, questa scelta mi è sembrata una falsificazione: facile raccontare qualcosa giustificandolo con il senno di poi. Nell'ultimissimo capitolo, che forse avrebbe dovuto essere all'inizio, spiega un po' la decisione conscia dietro questa scelta e, in qualche modo, riesce a renderla meno fastidiosa.
Questo libro è un po' una truffa: avrebbe dovuto essere una simpatica e divertente raccolta di prospettive da insider sul modo in cui nascono le interviste, il modo in cui i giornalisti affrontano le notizie dal mondo e i grandi eventi della storia. In realtà è, per larghissima parte, l'esposizione di una giornalista politica schierata contro Trump (e Johnson e la brexit).
Capisco il sentimento, ma se avessi voluto un libro di politica, avrei comprato un libro di politica.
Certamente Trump è una figura centrale della nostra società mondiale: la Maitlis è soprattutto una giornalista politica e non è stupefacente che molti dei suoi intervistati siano politici (o affini) e abbiano quindi una prospettiva sul presidente americano.
Tuttavia, la Maitlis sottolinea spesso nel libro di essere una giornalista di lungo corso con una carriera ventennale: tutto il libro, però, è dedicato a fatti degli ultimi anni. Quasi tutti in qualche modo correlati con Trump. Non tutti, ma quasi.
Non è un libro giornalistico, ma è scritto da una giornalista: ci dovrebbe essere un margine di obbiettività intrinseco nella sua figura professionale che, nel racconto dei suoi successi e insuccessi, viene, invece, costantemente disatteso.
Inoltre, e questo è il problema peggiore, non è divertente. I capitoli con qualche situazione davvero degna di essere raccontata in aneddoto sono pochissimi.
Alcuni delle persone intervistate, quelle che ho riconosciuto senza bisogno di guardare sulla wiki: Trump, Simon Cowell, Bill Clinton, Jon Stewart, Dalai Lama, Theresa May, Steve Bannon, Gordon Ramsay, Tony Blair, il principe Andrea.
Alcuni degli eventi raccontati: la strage del Bataclan, l'Umbrella Movement di HK, il movimento Me too.