Butts - a Backstory (Id, 2022): cominciamo apprezzando tutti insieme il simpatico gioco di parole. Debutto di grande successo per Heather Radke, giornalista/commentatrice americana non di fama.
Pensate a Mary Roach, Mary Roach è superiore, ma questo libro ha somiglianze con quel tipo di non fiction: è una storia del 'Culo' nella civiltà e cultura occidentale, specificamente del culo femminile.
Non è un saggio comico, può alle volte esserlo, ma è soprattutto una seria analisi della condizione della donna nella storia, di femminismo quindi, e di razzismo nelle sue varie sfumature e applicazioni pratiche.
In parallelo alla ricerca sul tema, l'autrice offre la sua esperienza personale di 'culona' e come questa caratteristica fisica l'abbia perseguitata fin da bambina, etc etc.
Ecco, vale la pena metterlo in chiaro: questo è un libro dedicato a un pubblico femminile; è godibile anche da un uomo, è un buon libro ed è molto interessante, ma specialmente nelle parti di racconto privato e personale: l'esperienza di diete, pantaloni mai della taglia giusta, gente che ti chiama culona, gente che vuole solo toccartelo e altre cose del genere, non sono vicine alla prospettiva maschile.
L'autrice è stata abilissima a organizzare il libro in capitoli tematici che riescono anche a seguire un percorso cronologico.
Il primo capitolo è "Origins" ed è pura divulgazione scientifica sulle varie teorie evolutive che vorrebbero spiegare come mai l'Homo Erectus abbia sviluppato l'insieme di muscoli e grasso e altro all'origine del nostro sedere odierno.
NOTA: scende dagli alberi e comincia a camminare/correre su due gambe, quindi si inventa i glutei.
Il capitolo risponde anche alla seguente domanda: perché nel culo c'è un sacco di grasso e perché, salvo un paio di eccezioni, la femmina umana è l'animale con più grasso corporeo al mondo? Sfortunatamente, commenta l'autrice facendo spallucce al femminismo, il motivo è la funzione materna/procreativa della femmina umana collegata alla lunga gestazione.
In questo capitolo si iniziano anche a presentare le molte teorie scientifiche che, nel corso dei secoli, hanno voluto spiegare l'inferiorità della donna e/o di altre razze rispetto al maschio bianco; si parla di rapporto tra attrazione sessuale ed evoluzione, si introduce la discussa/discutibile scienza dell'evolutionary psychology che, detta in termini super basici, stabilisce una correlazione tra pensieri, sentimenti e altre cose della mente con l'evoluzione della specie.
In pratica: perché le donne hanno un culo tendenzialmente più grosso? Perché all'uomo primitivo piaceva il culo grosso, quindi si è accoppiato soprattutto con donne dal culo grosso, quindi ha 'selezionato' le donne per mantenere e diffondere questo tratto.
L'autrice, e tutta una serie di fonti riportate, è scettica.
Il secondo capitolo è dedicato a "Sarah", nel senso di Sarah Baartman.
Potreste aver visto delle foto o dei disegni: donna africana 'importata' in Europa alla fine del 1700 per essere l'attrazione principale in una serie di freak show ed esporre il suo gigantesco culo al pubblico; prosegue la presentazione delle teorie scientifiche a cui accennavo prima, entra in scena Cuvier: Baartman venne tratta come anello di congiunzione tra uomo e scimmia, per dimostrare che i neri sono più vicini alle scimmie dei bianchi; il suo grosso culo un simbolo di ipersessualità quasi bestiale che, insieme ad altre caratteristiche tipo la forma della testa o il colore della pelle, divenne elemento per descrivere e distinguere le diverse razze umane, classificarle e porle all'interno di una gerarchia con in cima il maschio bianco.
E' l'inizio dell'idea che essere magri sia un segno di razionalità e avere un culo piccolo una caratteristica dei bianchi opposta alle bestie nere.
Il capitolo prosegue con una breve storia dell'Eugenica.
Qui sono rimasto di sasso.
Ho l'idea di essere una persona educata e acculturata, ma non avevo mai sentito parlare di eugenica (cui ha letto Atwood, o visto la serie, invece ne saprà qualcosa).
E' una teoria scientifica per promuovere il miglioramento della razza umana attraverso la riproduzione guidata e controllata degli 'esemplari' migliori, esattamente come per la selezione e definizione delle razze canine: va dalla sterilizzazione obbligatoria di donne di razze inferiori, alle politiche per promuovere la riproduzione delle donne di razze superiori.
Sono teorie nate e sviluppatesi principalmente in America, ma anche in paesi europei come la Svezia, alla fine del 1800 e sono alla base, senza girarci troppo intorno, del nazismo.
Non sapevo, ho verificato essere così, che all'origine delle teorie razziali naziste e le conseguenti leggi e procedure applicate durante il periodo della seconda guerra mondiale, ci siano leggi e pratiche accettate inventate principalmente dagli americani.
E' un pensiero notevole per le sue varie implicazioni e offre una simpatica riflessione sul classico concetto di 'storia scritta dai vincitori', mostrando anche l'inclinazione americana a creare problemi nel mondo per poi presentarsi come salvatori e (tentare di) risolverli.
Nel terzo capitolo si parla di "Shape".
Parliamo di 'bustle': la traduzione italiana potrebbe essere 'sellino'. E' quel bizzarro pezzo di vestito indossato dalle donne sotto le gonne alla fine del 1800 usato per dare l'immagine di un culo gigantesco.
E' il momento nella storia quando il disgusto e il desiderio dei bianchi verso i neri diventa un paradosso culturale perdurante nella storia occidentale: si va oltre il padrone della piantagione di cotone che desidera le sue schiave, qui si parla di donne bianche della razza superiore che si travestono da donne di razza inferiore per attrarre lo sguardo maschile con la suggestione di quella sessualità bestiale di cui prima.
Potendo, però, in qualsiasi momento rimuovere la finzione e tornare a essere una ragionevole e sposabile donna bianca.
Riflessione sul razzismo: su come ciò che è odiato diventi un ossessione piena di desiderio.
All'inizio del secolo successivo, però, le cose cambiano: i bustle spariscono e la moda diventa una forza prepotente e un agente attivo nella cultura occidentale, le grandi città dei 1910s sono traboccanti di giovani bianche magrissime, le famose 'flappers', e senza culo.
In questi anni vivono due modelli paralleli che vanno da Coco Chanel a Josephine Baker.
La riflessione di turno è la seguente: le donne dismettono capi d'abbigliamento violentemente costrittivi con i quali tentavano di forzare e trasformare il proprio corpo dall'esterno, iniziano a seguire diete e regimi alimentari rigidissimi con i quali trasformare il proprio corpo dall'interno.
Esiste sempre un modello ed esistono sempre pressioni sulle donne per adattarsi.
...sto andando un po' troppo per le lunghe, adesso riassumerò di più.
Capitolo quarto: "Norma".
Inizia l'idea che ci sia un corpo medio, average, a cui aspirare: un modello di perfezione umana raggiunto attraverso la standardizzazione dei corpi.
Norma è la statua creata da un paio di scienziati/artisti che rappresentare l'ideale umano bianco ed eterosessuale (abbinata alla statua Norman).
La moda continua la sua ingombrante presenza, i vestiti diventano mass prodotti e i brand inventano le 'taglie'; tutti sanno che le taglie non vanno bene, ogni brand usa le proprie e non è una finzione che la stessa taglia di produttori diversi non corrisponda: ci sono comprensibili motivi economico-industriali alla base di questa pratica, ma il risultato è la necessità per le donne di adattarsi ai vestiti e non i vestiti ai corpi.
Ancora oggi esistono modelle e modelli (nel senso di persone che fanno i modelli e le modelle) su cui vengono create le taglie e che dovrebbero in qualche modo rappresentare il corpo medio secondo la visione di chi produce.
All'opposto, proseguendo nell'opposizione, la controcultura drag e queer che abbraccia l'unicità dei corpi e la stravaganza.
Capitolo quinto: "Fit".
Qui si parla di fitness e aerobica, siamo tra gli anni 1970s e i 1980s: "buns of steel", "jazzercise", "Jane Fonda" e le vhs.
Il culo diventa il simbolo, anche nel linguaggio (anche in italiano: "muovi il culo") dell'essere pigri, grosso, o seri, piccolo e sodo.
In questi anni, la resistenza alla pressione esiste nella forma del gioioso fat fitness.
Arriviamo agli anni '90 e inizio nuovo millennio con il capitolo sesto: "Bootylicious".
Kate Moss e l'heroin chic, l'anoressia; Sir Mix-A-Lot e la cultura rap di grossi culi e sesso; Jennifer Lopez e il successo della cultura hip hop tra i giovani bianchi, è il momento della cultural appropriation.
Beyonce, Paris Hilton e Kim Kardashian: vere femministe o sfruttatrici?
L'ultimo capitolo, "Motion", è dedicato al twerk.
Il twerk non è stato inventato da Miley Cyrus, è una tecnica (non sono pratico di ballo, si dice tecnica?) di molti balli tradizionali africani, importata in America con gli schiavi 300 anni prima; la Cyrus è l'immagine dell'appropriazione culturale dei giovani bianchi che trovano cool fare i neri, e non c'è niente di più nero che agitare il culo.
Ok, ho dovuto ridurre per non strafare e raccontare l'interezza del libro: estremamente interessante, notevoli riflessioni su razza e l'aspirazione a essere conformi, sulla pressione subita dalla donne ogni giorno dall'intrattenimento/moda/società, sul rapporto tra bianchi e neri.
Tutto attraverso una discussione sui culi.
Difetti: come dicevo all'inizio, l'esperienza personale dell'autrice è un di più che appesantisce un libro già viziato, sfortunatamente, da una certa ripetitività di concetti e temi; sono 250 pagine circa, ma sembra più lungo. Diventa anche progressivamente meno interessante con l'avvicinarsi ai giorni nostri: le riflessioni proposte passano dall'essere obbiettive e rivelatrici, al nascondere una certa carica morale non sempre condivisibile su fenomeni di costume.