Commerce Emperor 2 - 3 (Id, 2024 - 2025): come anticipato, secondo e terzo libro per una delle più recenti serie firmate da Maxime Durand. 
Serie conclusa anzitempo e frettolosamente. Il terzo libro è, a tutti gli effetti, l'equivalente di quando un fumetto viene axed e bruscamente concluso con un contentino. 
L'autore ha ampiamente parlato di burnout, risposta tiepida del pubblico e propri errori nella concezione e scrittura delle serie; personalmente mi stava piacendo, ma il terzo libro è offensivo. 
Commerce Emperor 3 è circa 300 pagine, meno della metà del secondo libro: c'è un combattimento finale raffazzonato che alterna combattimenti con spade ad altri con parole, ed è qui che cade il peso più grave su questo progetto. 
Durand avrebbe voluto scrivere la storia di un mercante, nascondendo sotto questa descrizione un personaggio caratterizzato da alto livello intellettivo e prodigiosa capacità dialettica, capace di risolvere i conflitti del mondo usando retorica e parole, invece di super poteri e armi. 
Un'idea potente con possibilità estremamente originali; l'autore, però, non è riuscito a svilupparla né a rappresentarla. 
E' molto difficile raccontare l'intelligenza, specialmente se non si vuole ricorrere a 'fuori scena' e si vuole invece manifestarla attraverso complessi e articolati dialoghi; Durand, essenzialmente, non è stato all'altezza della sua idea. 
Tutte le scene con il protagonista impegnato a salvare la situazione con la sua silver tongue hanno fallito e sono cadute piatte, insufficienti e per niente argute o prodigiose. 
Non mi permetto di insinuare che l'autore non abbia la capacità di scrivere un personaggio platealmente intelligente, ma avrebbe richiesto un genio riuscire a farlo nei tempi di una web novel. 
Il risultato finale di Commerce Emperor, quindi, è un insieme intrigante di lore e world building popolato da molti personaggi secondari pieni di carattere, completamente sconfitto da un protagonista mancato e scialbo, aggravato dal fallimento di ogni singolo tentativo di farlo sembrare intelligente e formidabile. 
Il secondo volume, quello indicato da Durand come una delle sue opere peggio scritte, è il migliore della serie. E' un casino, ma è un casino che cerca di organizzarsi e correggersi lungo la strada. 
Il terzo volume è un insulto. 
Insopportabile, soprattutto, per la vaga intenzione dell'autore di conservare il lore e il world building per future operazioni narrative: il terzo volume non solo chiude la storia brutalmente e malamente, non la chiude proprio lasciando per aria le vicende di quasi tutti i personaggi. 
Il secondo volume vede la sconfitta del demone dell'ira, il terzo (nella metà delle pagine) porta alla morte del demone dell'invidia e quello dell'avarizia. 
Odioso, infine, il modo in cui viene lasciato sul vago lo status sentimentale del protagonista: la sua partner ufficiale è fuori gioco ma non morta, forse torna forse no, e nel frattempo la sua grande amica è decisa a provare a diventare di più.
No. Inaccettabile. 





The River Has Roots (Id, 2025): a 6 dallo stupefacente, meritato successo del magnifico "This is how you lose the time war", Amal El-Mohtar torna a pubblicare una novella. 
Questa volta da sola. 
Ero scettico. Non perché 'da sola': dopo aver letto quest'ultima fatica, sospetto il contributo di Gladstone al precedente sia stato soprattutto concettuale; ero scettico perché difficile replicare quel livello di successo, infatti non è accaduto. 
The River Has Roots è, comunque, un eccellente esempio di prosa artistica combinato a una storia di inaspettata e profonda ricchezza. 
Partiamo dal difetto. 
Il soggetto della storia è l'abusatissimo insieme di setting e regole che formano il cuore delle vicende di fae e folklore; motivi misteriosi, probabilmente perché intrisi di tradizione che non si ritiene di poter modificare senza perderne il valore di riferimento, impediscono agli autori di affrontare questi temi con originalità e unicità.
Le storie di fae sono tutte uguali: l'artista letteraria El-Mohtar scrive delle stesse cose e norme della romanziera Fawcett, e sono le stesse norme e cose del consumista Sentar. 
La forma è completamente diversa, ma le idee sono quelle ed è noioso. 
La forma, però, è completamente diversa: El-Mohtar scrive poesie e narrativa breve, la sua aspirazione è squisitamente artistica; l'insieme delle parole e organizzazione delle frasi aspira alla più alta qualità espressiva, lo svolgimento della storia è composto con cura e devozione lirica. Il risultato è superbo. 
E', inoltre, perfettamente intrigato nella narrazione. 
In un centinaio di pagine, El-Mohtar dispiega e organizza un sistema magico essenziale ma perfettamente comprensibile e integrato: la grammatica è mana, le traduzioni e le coniugazioni sono incantesimi, pun e riddle possono realizzare miracoli, e le canzoni sono Magia; c'è qualcosa di Babel, naturalmente, e di altre rappresentazioni analoghe: non è assolutamente originale, ma l'autrice è un mostro di concisione e precisione nel manifestare e nascondere le regole di questo sistema magico all'interno della brevissima narrazione della storia. 
Ci sono due sorelle, ultima generazione in una famiglia che veglia sul confine tra il nostro e il loro mondo; il confine è attraversato da un fiume che nasce nella magia e la porta nel nostro mondo; le sorelle sono una cosa sola e si amano con la massima lealtà, ma una delle due aspira al loro mondo, l'altra guarda solo al nostro. 
La sorella che guarda al loro mondo è corteggiata da un mortale, ma lei ha già un amante fatato. 
Uno spasimante aggressivo e scornato, una donna innamorata di un altro, un fiume. 
Le storie del folklore con questi elementi finiscono sempre e solo in un modo, where the wild roses grow.
L'autrice, nello scrivere questa novella, ha attinto a piene mani al folklore e a canzoni della tradizione inglese attraverso i secoli: the riddle song, murder ballads e, naturalmente, le succitate regole che normano l'interazione tra mortali e fae; in particolare, The River Has Roots trae ispirazione dalla murder ballads conosciuta come "The Two Sister" o "The Bonny Swans". A questi elementi della tradizione, l'autrice ha aggiunto la propria esperienza e autobiografia: The Bonny Swans è accolta nella storia presa dalla sua memoria di averla ascoltata per la prima volta nella versione cantata da Loreena McKennitt nel 1994, modificata e alterata nello svolgimento per accomodare vicende personali e la contemporanea situazione geopolitica. 
WHAT?
Amar El-Mohtar è canadese di origine libanese. Scrivendo alcune parole dirette nelle pagine finali del libro, l'autrice parla della violenza israeliana contro la sua terra d'origine, della complicità di Canada e USA, della situazione palestinese. 
El-Mohtar inserisce una 'famosa' (lo scopro adesso) canzone palestinese nel cuore della storia (quella del Northern Wind che origina i salici piangenti guardiani del fiume, conosciuta come The Lover's Hymn), parla apertamente di genocidio nei Riconoscimenti e chiama alla protesta. 
Ancora un paio di pensieri: la novella è 100 pagine, ma sono pagine piuttosto brevi perché intrecciate con disegni e illustrazioni; una delle idee chiave delle storie di fae è la sovrannaturale bellezza dei suoi abitanti e luoghi, e le esplosioni di crudele violenza di cui sono capaci: The River Has Roots approfitta di questo tropo brillantemente; spesso sono dismissive dell'utilizzo di storie in forma breve come veicoli per 'arte a comando', ma è innegabile che questa sia la più compiuta espressione combinata della narrazione di una storia con la lingua della poesia. 
Pochi autori rischiano questo approccio nella lunghezza di un romanzo; El-Mohtar è grandiosamente talentuosa, ma vorrei vederla rischiare di più. 
The River Has Roots è squisito, ma è un romanzo breve di fate con prosa artistica: è un po' facile e safe.


Superman 2025: eccoci qui. Comincia l'era di James Gunn alla guida dell'universo cinematografico DC.
Non starò a ripetere cose dette in passato, ma giusto ricordare che la decisione Warner di assegnare a Gunn questo ruolo è stata così repentina e violenta da lasciare sul campo un numero considerevole di vittime illustri: produzioni stroncate, attori scornati (Cavill il principale), fan scontenti. 
Gunn si è trovato a combattere immediatamente una battaglia pubblica per raddrizzare il sentiment dei fan, e questo suo primo film avrebbe dovuto essere il grande successo necessario a dimostrare la correttezza di pensiero dietro la scelta Warner, e la visione creativa dell'autore.
Superman 2025 non è stato un flop, non è stato un successo. 
Non a caso è stato immediatamente spalmato sui servizi di streaming, il declino al botteghino cinematografico è stato rapido e sostanziale: secondo i principali analisti del settore, Superman ha guadagnato ma è rimasto lontano dai risultati attesi. 
Il problema principale, manco a dirlo, è la sceneggiatura. 
Gunn ha deciso di realizzare una storia con toni in precario equilibrio tra il suo stile caratteristico, diciamolo rappresentato da Suicide Squad, e, ovviamente, i successi Marvel della Fase 1. 
Il risultato è insufficiente e insoddisfacente: la violenza silly e il cinismo comico di Suicide Squad, qui rappresentati dalla 'Justice Gang' con il Guy Gardner interpretato da Nathan Fillion e i suoi compagni, è chiaramente una versione edulcorata e schiacciata su necessità di rating che rendono tutto ridicolo e superficiale; l'alchimia di personaggi e attori, sceneggiatura e regia della Fase 1 Marvel è, ancora una volta, qui solo una pallida imitazione. 
C'è un punto chiave: una grande sceneggiatura d'azione e avventura può essere stupida, ma non ti dà il tempo di rendertene conto; quando finisci il film, magari, ti accorgi dell'idiozia di certi passaggi, azioni di personaggi o sequenze di scene, ma durante sei talmente intrattenuto da essere rapito e non pensarci. 
Regista e sceneggiatore James Gunn ha fallito esattamente in questo: il film intrattiene ma è pieno di tempi morti, la sceneggiatura sbatte continuamente contro vicoli ciechi e si blocca, tradendo con la più cocente visibilità tutti i suoi limiti e l'assoluta mancanza di logica interna, senso e credibilità. 
Guardi il film ed è abbastanza divertente, e ci sono scene onestamente simpatiche, ma troppo spesso hai il tempo di fermarti a chiedere... domande la cui risposta è, sfortunatamente, "cattiva scrittura". 
Farò qualche esempio dopo spoiler. 
Parliamo degli attori: ero pronto a detestare, ma sono stato sorpreso da David Corenswet/Superman. Continuo a non sopportare quanto successo a Cavill, ma questo è un buon Superman; inspiegabile la decisione di fargli i capelli così neri e lasciare le sue sopracciglia naturalmente chiare, non si può non fissarle. 
Nicholas Hoult è il miglior Luthor di sempre. L'interezza della messa in scena di Luthor è eccellente: il fatto che sia supportato da un team, che sia un tech guru e combatta effettivamente con la sua intelligenza, è molto ben fatto. Hoult è eccellente. 
Nathan Fillion è un mito e il suo Guy Gardner avrebbe certo meritato più spazio, nonostante sia stato decisamente caratterizzato caricaturalmente. 
Gli altri attori funzionano più o meno tutti. Non ho apprezzato Lois Lane, Hawkgirl assolutamente ridicola ma non è colpa dell'attrice. 
Passiamo agli effetti speciali: salvo rare occasioni, sono di buona qualità. Inferiori a Marvel/Disney, così inferiori che Superman 2025 non è manco all'altezza del primo Avengerse del 2012. 
Ci sono alcuni brutti modelli poligonali, diverse animazioni riciclate (specialmente Krypto), collisioni penose (quando i robot sollevano Superman all'inizio del film è inguardabile) e setting estremamente banali (la pocket dimension sembra presa da un archivio online di contenuti gratuiti). 
Non è male l'animazione del volo di Superman, i poteri di Green Lantern sono molto ben fatti, Krypto è simpatico, la sequenza di combattimento di Mr Terrific è ragguardevole.
Ah, giusto. Le coreografie di combattimento sono trite e senza creatività; quelle di Snyder sono migliori ed è tutto dire. 
C'è qualche momento umoristico di qualità, qua e là, ma è molto poco e diluito da forzature costanti e non necessarie: la fidanzata di Lex è l'esempio più lampante. 
Gunn e il suo Superman avrebbero dovuto salvare Warner, avanti il prossimo: chissà quante altre occasioni potrà permettersi di sprecare prima di veder cascare, finalmente, tutto il castello?
SPOILER SPOILER SPOILER
Non so quante volte nel film, viene ricordato che i poteri di Superman derivano dal sole; il suo clone Ultraman, tuttavia, può combattere completamente coperto da una tuta e da un'armatura. 
La Fortezza della Solitudine e i robot che la proteggono sono dotati di un unico sensore adibito a captare il dna di Superman: non hanno telecamere o altri strumenti di sicurezza per combattere intrusi, né alcuna possibilità di avvisare Superman di un breach.
Larga parte della storia gira intorno a uno stato canaglia che vuole conquistare il suo vicino uccidendo tutta la popolazione, genocidio è chiaramente espresso, eppure in tutto il film non muore una sola persona ci sono scene di battaglia ripiene di soldati armati che non sparano un colpo. E' assolutamente ridicolo.
Tutte le scene nella prigione sono un concentrato di stupidità.


Fixed: l'ultima fatica di Genndy Tartakovsky è una produzione mediocre. Non stupisce abbia avuto una difficile genesi produttiva. 
Avrebbe dovuto essere una produzione Warner, poi Warner è andata in ristrettezze e questo film è stato una delle vittime; si è trasformato e passato in mano a Sony Pictures Animation con distribuzione Netflix. 
Yep! Tecnicamente, questo è il nuovo film (il quinto in totale) della collaborazione Sony - Netflix... come e subito dopo KPop Demon Hunters. 
Uhm. 
Parliamo dell'animazione. 
Realizzato in 2d, hand-drawn animation, animazione tradizionale volontariamente ispirata a classici Disney con animali tipo Vagabondo e Dalmata, e alle commedie slapstick Warner come Tom and Jerry e Looney Tunes; Fixed è, contemporaneamente, il primo film animato Sony realizzato in 2d e il primo indirizzato esclusivamente a un pubblico maturo. 
Non avendo direttamente in casa l'expertise necessario a una produzione non in cg, Sony ha commissionato, 'portato a bordo', lo studio californiano Renegade Animation (non a caso realizzatore dei moderni Tom and Jerry) e i brasiliani di Lightstar Studios (non a caso, etc, moderno Space Jam). 
Fin qui tutto bene, anzi: è una scelta sempre attraente e invitante di buone aspettative. 
Il problema è la storia. 
Genndy ha messo insieme un film composto da tutti i luoghi comuni dei film animati con cani: il nostro protagonista è un cane a cui i padroni promettono imminente castrazione, fugge con il suo pack e si trova a girare in città di notte, incontra gatti malvagi, finisce in un dog show dove proprietari e cani si assomigliano. 
Genndy ha preso tutti questi elementi ricorrenti dei film animati per bambini con cani parlanti come protagonisti, e ha aggiunto sesso e volgarità. 
L'interezza dell'idea creativa dietro Fixed è quella di realizzare un film visivamente identico ai classici cartoni animati per bambini, Disney e Warner in testa, e offrirne una reinterpretazione per adulti a mezza via tra South Park e le peggiori commedie circa-indie sul sesso. 
Il protagonista è doppiato da Adam Devine, uno dei suoi amici da Idris Elba; non mi pare ci siano altri nomi noti. 
Si guarda, ma c'è molto poco di sostanza; le gag sono prevedibili, gli espedienti riciclati: è forzato dall'inizio alla fine. 
Prima di chiudere il post, ho dato un'occhiata in giro e vedo un sentimento comune a riguardo: flop e peggiore sforzo di Genndy da anni. 


Emily Wilde's Map of the Otherlands (Id, 2024): per riprendermi rapidamente dal trauma del (forzato) prolungamento della serie Assistant to the Villain, ho cercato rifugio nel secondo della trilogia CONCLUSA di Emily Wilde. 
Non ho ancora comprato il terzo libro, ma conto di farlo e leggerlo in fretta. 
Emily è sulle tracce di una porta verso il regno di Wendell: i due sembrano essere sulla buona strada quando Wendell comincia a essere vittima di vari tentativi di assassinio (vari!); il tempo stringe e i nostri sono costretti ad accelerare lo svolgimento della loro ricerca e precipitarsi sulle Alpi all'inseguimento di un paio di professori scomparsi da decenni che potrebbero aver trovato la porta desiderata (sintetizzo). 
Nel frattempo, Emily continua a soppesare pro e contro della proposta di matrimonio di Wendell. 
Mi è piaciuto più del primo e ho apprezzato la natura speculare della storia, oltre al corposo numero di pagine dedicato alla relazione tra i due personaggi. 
Non vedo l'ora di leggere il terzo e potrei effettivamente ordinarlo adesso. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Uhm. 
Trovano la porta, Emily avvelena la matrigna di Wendell mentre Wendell è indisposto (in punto di morte perché avvelenato); Emily salva Wendell, come Wendell l'aveva salvata nel primo libro. Prossimo libro vedrà i due impegnati a conquistare il regno e sposarsi (immagino).
I due fanno sesso più volte, niente di esplicito, e Emily risponde sì alla proposta di matrimonio. 
Viene introdotta la nipote di Emily. Assistant to the Professor(s).
Ah! Il gatto magico di Wendell si aggiunge al gruppo e si affianca infelicemente al cane magico di Emily.


Ne Zha 2: uscito all'inizio dell'anno, seguito dell'omonimo film animato del 2019. Giusto per ricordarlo: questa serie non appartiene all'universo semi-condiviso dei vari White Snake e compagnia. 
Ora, senza andare a copiare in toto la pagina della wiki: è il lungometraggio animato di maggiore successo nella storia del mondo, ha superato Inside Out 2; è il lungometraggio non-in-inglese di maggiore successo nella storia del mondo. Ci sono vari altri record, ma questi due sono i principali ed è notevole osservare che il primato di Ne Zha 2 in queste categorie non è raggiunto per qualche dollaro di distacco: parliamo di centinaia e centinaia di milioni di dollari in più rispetto alle posizioni d'argento.
Ne Zha 2 ha incassato più di 2 miliardi di dollari. Ufficialmente è costato 80 milioni di dollari: i produttori sono letteralmente esplosi di soldi. 
Tutto ciò detto. 
E' un film eccellente. 
E' molto bello da guardare: tecnicamente non arriverà a dimostrare la potenza di calcolo di una produzione Disney, ma l'animazione è squisitamente realizzata e il design di personaggi e setting è formidabile. 
L'estetica del fantasy classico cinese continua a essere qualcosa di incredibilmente originale e attraente; è esotico ma allo stesso tempo tocca simboli superficialmente riconoscibili, creando una familiarità con lo spettatore che permette di godere pienamente dello spettacolo senza soffrire negativamente d'ignoranza.
Ovviamente, in pochi saranno in grado di riconoscere e assegnare significato ai tanti simboli taoisti o dell'epica tradizionale cinese, ma allo stesso tempo siamo tutti diventati capaci di riconoscere un drago serpentiforme dell'estremo oriente, personaggi sifu con la barbetta un po' schifosa e lunga che parte dal mento, ali di gru e guerrieri con 6 braccia. 
Fantastico da guardare. 
La storia è tipicamente cinese: personaggi combattono tra loro per i motivi più scemi e banali, poi qualcuno rimane ucciso e si apre una catena di sangue che, frequentemente, prosegue per fraintendimenti e inganni; vendette contro i personaggi sbagliati, personaggi leali accusati di tradimento e traditori abbracciati come fratelli, etc etc. 
E' il problema principale che ho con questo genere di storie tratte da classici letterari cinesi: l'interezza dell'intreccio è basata su una tragedia degli errori che risulta continuamente stupida. 
Tralasciando, però, la trama principale, il film funziona molto bene con scene avvincenti, dialoghi non banali e caratterizzazioni più complesse del consueto. 
Dunque... avevamo lasciato Ne Zha e Ao Bing circa-morti. Il film si apre con i due costretti a condividere (salto cose) un nuovo corpo e affrontare una serie di prove per mettere le mani su uno speciale gadget che consentirà di creare un secondo corpo e potersi separare, oltre a mettere fine all'assedio della casa di Ne Zha da parte del padre di Ao Bing. 
Si ride e si scherza, grande avventura e combattimenti ridicoli; poi, come da norma, tutto va in merda e il dramma colpisce con un numero di morti ammazzati male che da noi sarebbe probabilmente vietato ai minori di 16. Tutti tradiscono tutti, poi scoprono di non essere stati davvero traditi ma traditi da altri ed è un casino. 
Secondo la AI di google, Ne Zha 3 sarebbe previsto per il 2028. 
Ne Zha 2 non finisce. Anche qui, come da standard cinese, la storia del film rappresenta alcuni famosi capitoli di mezzo di un'epica molto più ampia che probabilmente non verrà mai interamente.
SPOILER SPOILER SPOILER
Ne Zha completa il suo sviluppo e abbandona la sua forma comica per diventare 'normale'. 


Apprentice to the Villain (Id, 2024): non potendo sopportare l'idea di un cliffhanger nella mia storia d'amore preferita degli ultimi tempi, ho aspettato l'uscita del terzo e ultimo libro prima di iniziare la lettura di questo secondo. 
Il terzo è uscito il 6, oggi ho finito di leggere il secondo e immediatamente cominciato il terzo. 
Mentre cercavo qualche info generica sul terzo libro, l'ho scoperto non essere l'ultimo: un quarto è previsto per l'anno prossimo, suppongo. Qualcuno parla addirittura di un quinto. 
Informazioni discordanti, ma il terzo non è l'ultimo. Ho aspettato per niente e adesso non so cosa fare con il terzo libro. 
Tutto ciò detto. 
Apprentice è fucking esilarante. 
Avevamo lasciato il Villain catturato alla fine del primo libro e Evie a capo delle sue operazioni, per fortuna nel giro di 50 pagine il Villain viene liberato e tutto torna alla normalità.
Questo secondo libro produce lore e definisce con più precisione i termini della trama: il Re è malvagio, il Villain anche ma è l'unico a poter salvare il mondo; ci sono una una profezia e una serie di quest intermedie. 
La tensione romantica tra Evie e il Villain è debordante, ma ci sono anche un paio di fantastiche ship secondarie. 
Ci sono ingenuità: non nel rapporto tra i protagonisti e il suo sviluppo seguendo classici luoghi comuni di miscommunication, in alcuni casi triti ma oggigiorno formidabili (o lo sono per me che non sono abituato al genere); le ingenuità toccano la trama più ampia con il ricorso frequente allo stesso elemento narrativo, per esempio ci sono un numero insopportabile di tradimenti e traditori nel gruppo degli (anti)eroi, per mandarla avanti: è fastidioso e toglie spolvero alla storia. 
Onestamente, però, importa un cazzo: il libro vive e vince grazie ai deliranti monologhi interiori dei protagonisti, ai loro dialoghi brillanti e le situazioni ridicole in cui si trovano. 
Ho il forte sospetto che cinque libri, ammesso sia vero, saranno troppi: già quattro sembrano troppi; il prossimo avrebbe dovuto essere l'ultimo, la progressione sarebbe stata più tight. 
Non l'ho ancora letto e potrei sbagliarmi, ma sono sufficientemente convinto. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Si baciano e dopo un minuto gli casca sulla testa una profezia di mutua distruzione dovessero proseguire nel loro romance, quindi si allontanano: continuano a lavorare insieme, ma cercano di non cedere alla tentazione della relazione. Booooooh.