Water Moon (Id, 2025): romanzo di Samantha Sotto Yambao, scrittrice americana di origine filippina.
Molto intrigante, un po' palloso.
Setting giapponese, Tokyo; genere urban fantasy. Comincia (anche questo!) come uno di quei cozy romanzi giapponesi che sono diventati assolutamente insopportabili da leggere: c'è un negozio speciale dove puoi capitare solo 'per caso', è uno posto magico situato tra la nostra e un'altra dimensione dove persone schiacciate da orribili rimpianti possono vendere le proprie dolorose memorie e continuare a vivere alleggeriti.
Una ventina di pagine di questa roba, poi la storia comincia per davvero.
Ora: quando parlo di 'urban fantasy' in un setting giapponese, non aspettatevi il solito misto di kawai anime girl, kitsune, tanuki e motociclisti senza testa, o robe del genere; Water Moon va molto più affondo nel folklore giapponese e la butta sul tenore di produzioni come Spirited Away/Beautiful Dreamer.
Abbiamo una coppia di protagonisti: un cliente e la proprietaria del negozio, lui è uno scienziato e lei è una 'mistica', insieme (per vari motivi) devono ritrovare il padre di lei. Insieme viaggiano attraverso l'altra dimensione che è una sorta di specchio metafisico della nostra: c'è il posto che controlla lo scorrere del tempo, il posto che si occupa di mettere le stelle in cielo, il posto che raccoglie tutte le memorie di tutti gli errori, il posto con tutte le storie raccontate, la stazione dove i treni non arrivano e la gente aspetta per sempre, la biblioteca delle parole non dette e via dicendo.
E' affascinante, è whimsical, è molto giapponese; è anche troppo lungo e finisce per diventare un marone: le idee sono tutte preziose ed eleganti e appropriatamente, esoticamente orientali, ma sono troppe.
Il romanzo diventa un viaggio ripetitivo attraverso una sequenza di luoghi riccamente simbolici, dove funzione e significato si confondono, magia e favola prendono vita, etc etc.
Sono troppi e, nell'ammassarsi uno dopo l'altro, perdono di valore e unicità.
C'è anche la storia d'amore tra i protagonisti.
Lui è uno scienziato ma il suo cuore è aperto al cambiamento e alle novità; lei è una funzione del mondo magico, è la proprietaria del negozio che compra rimpianti, e l'intera sua esistenza è scritta e prevista e predetta.
Non c'è spazio o possibilità d'amore tra loro... o forse sì... o forse no... o forse sì.
Molto intrigante, un po' palloso.
Setting giapponese, Tokyo; genere urban fantasy. Comincia (anche questo!) come uno di quei cozy romanzi giapponesi che sono diventati assolutamente insopportabili da leggere: c'è un negozio speciale dove puoi capitare solo 'per caso', è uno posto magico situato tra la nostra e un'altra dimensione dove persone schiacciate da orribili rimpianti possono vendere le proprie dolorose memorie e continuare a vivere alleggeriti.
Una ventina di pagine di questa roba, poi la storia comincia per davvero.
Ora: quando parlo di 'urban fantasy' in un setting giapponese, non aspettatevi il solito misto di kawai anime girl, kitsune, tanuki e motociclisti senza testa, o robe del genere; Water Moon va molto più affondo nel folklore giapponese e la butta sul tenore di produzioni come Spirited Away/Beautiful Dreamer.
Abbiamo una coppia di protagonisti: un cliente e la proprietaria del negozio, lui è uno scienziato e lei è una 'mistica', insieme (per vari motivi) devono ritrovare il padre di lei. Insieme viaggiano attraverso l'altra dimensione che è una sorta di specchio metafisico della nostra: c'è il posto che controlla lo scorrere del tempo, il posto che si occupa di mettere le stelle in cielo, il posto che raccoglie tutte le memorie di tutti gli errori, il posto con tutte le storie raccontate, la stazione dove i treni non arrivano e la gente aspetta per sempre, la biblioteca delle parole non dette e via dicendo.
E' affascinante, è whimsical, è molto giapponese; è anche troppo lungo e finisce per diventare un marone: le idee sono tutte preziose ed eleganti e appropriatamente, esoticamente orientali, ma sono troppe.
Il romanzo diventa un viaggio ripetitivo attraverso una sequenza di luoghi riccamente simbolici, dove funzione e significato si confondono, magia e favola prendono vita, etc etc.
Sono troppi e, nell'ammassarsi uno dopo l'altro, perdono di valore e unicità.
C'è anche la storia d'amore tra i protagonisti.
Lui è uno scienziato ma il suo cuore è aperto al cambiamento e alle novità; lei è una funzione del mondo magico, è la proprietaria del negozio che compra rimpianti, e l'intera sua esistenza è scritta e prevista e predetta.
Non c'è spazio o possibilità d'amore tra loro... o forse sì... o forse no... o forse sì.
E' come Elio con la discomusic: ami, poi odi, poi ami poi odi, poi la apprezzi (ma ti ha un po' rotto i coglioni).
Questo romanzo è un tiraemolla di questi due che si amano, ma non possono, ma non importa, ma importa, etc.
A metà libro ho cominciato a desiderarne la fine ed è testamento alla qualità delle immagini evocate dall'autrice, se sono arrivato alla fine.
Il finale merita: ci sono 2 colpi di scena di fila, in rapida successione, che non avevo assolutamente visto arrivare, e devo ammettere che mi hanno fortemente rialzato l'apprezzamento per il libro, soprattutto perché sono perfettamente coerenti e non cagati dal cielo; Water Moon sarebbe stato uno straordinario romanzo, se in fase di editing si fosse provveduto a un taglio nella parte centrale, anche senza rimuovere pagine: allungare scene, ridurre le scene.
Il finale è davvero valido: emozionante, risolutivo, ingegnoso.
SPOILER SPOILER SPOILER
E' difficile spiegarlo senza leggere il libro: nel corso del romanzo, si parla di 2 rimpianti che sono stati rubati e sono all'origine di tutta la vicenda (uno subito all'inizio della storia, l'altro in flashback); succede che il rimpianto del flashback è la protagonista femminile, il rimpianto di inizio libro è il protagonista maschile. Leggendo il libro, ha perfettamente senso.
L'organizzazione interna è solida e, dopo averci lungamente riflettuto, tutto torna correttamente

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