Fairy Tale (Id 2022): la mia relazione con Stephen King non si è mai ripresa, non è proprio sopravvissuta, alla conclusione della Torre Nera.
Colpa mia. 
Emotivamente esausto dall'epopea che mi ha accompagnato per 30 anni, non sono più riuscito a farmi coinvolgere: negli anni ho provato qualche cosa, circa-recentemente il libro 'su Kennedy', ma senza arrivare alla fine.
Stephen King ha 76 anni: la sua prosa è antica per i nostri standard postmoderni, ma c'è qualcosa di gioiosamente nostalgico nella sua impostazione narrativa, come nei piccoli titoletti riassuntivi e i disegnini all'inizio di ogni capitolo, e non è difficile identificare cosa sia.
La prosa di Stephen King è come quella di Terry Brooks e degli altri autori che mi hanno iniziato alla lettura (è migliore).
Eh, che volete che vi dica: è una stronzata patetica come quella dei programmi di cucina quando un piatto è lodato per ricordare l'infanzia.
Leggere Stephen King mi riporta indietro di decenni e, adesso che di decenni ce ne sono, la sensazione non è sgradevole e comincio a capire perché sia ricercata.
Ora non starò qui a discutere se ci sia spazio per King nei futuri libri di letteratura per le scuole, la mia opinione è sì e, aldilà dei ragionamenti sullo stato dell'arte, il suo duraturo successo economico dovrebbe essere motivo più che sufficiente (se qualcosa piace così tanto, così tanto a lungo, a così tante persone, ha un valore oggettivo): Stephen King è classico, il suo inglese segue tutte le regole della lingua, non è creativo o inventivo come certi eccezionali autori contemporanei, ma è perfetto come. 
... ciò di cui voglio parlare è il rapporto tra il giovane protagonista e l'anziano cane.
Il protagonista di Fairy Tale è giovane, tipico libro di Stephen King, 17 anni circa; c'è un cane, un vecchio pastore tedesco.
Io ho avuto 17 anni e 2 vecchi pastori tedeschi, non contemporaneamente.
Le scene e il rapporto tra il cane e il giovane non sono verosimili, sono Vere e toccano quel qualcosa che è dentro tutti noi che non riusciamo neppure a immaginare la vita senza un cane.
Abbiamo un libro di King con molti temi classici di King, classici al punto di essere banali: il giovane protagonista che fa amicizia con l'anziano, il portale verso un altro mondo (oggi lo diremmo un isekai), il cane... e altri che non citerò qui per evitare spoiler; abbiamo anche un libro particolarmente incentrato sul rapporto tra il protagonista e il suo cane, così tanto da poterlo definire il motore e la causa principale dell'avventura.
Io ho avuto 17 anni e 2 vecchi pastori tedeschi, non contemporaneamente, ma sono anche recentemente stato privato (dalla morte) del mio adoratissimo bastardo e quindi sento particolarmente intenso questo tema centrale del libro.
Ecco: quanto sopra l'ho scritto prima di bloccarmi con la lettura di questo libro, non saprei dire quanto tempo fa. Credo agosto dello scorso anno, perché era morto quel cane di cui parlo e non avevo (probabilmente) il peloso sacco di mattoni che dorme qui accanto adesso. 
Mi sono bloccato, quindi (penso), per circa un anno e il libro è rimasto a fissarmi dal tavolo per tutto questo tempo, mentre leggevo e finivo altri libri, più o meno come successo con quello di Kennedy; ma quello di Kennedy mi annoiava, questo no: l'ho ripreso e finito in pochi giorni. 
E' un romanzo eccezionale, il finale potrebbe apparire un po' debole ma è un talento di King: riesce a scrivere finali che sembrano un po' deboli, ma danno anche l'idea di essere esattamente e perfettamente quelli giusti. 
La trama è la seguente: un ragazzo incontra un vecchio e un vecchio cane, il vecchio muore e il vecchio cane è prossimo a morire; il vecchio aveva un segreto, un portale verso un mondo magico dove potrebbe esserci una magia capace di far ringiovanire il vecchio cane; il ragazzo molla tutta la sua vita e famiglia per quella singola, folle speranza di non dover addio al suo amatissimo cane. 
Segue avventura. 
Adesso un po' di pensieri sparsi: ci sono, ormai penso ce ne siano in ogni suo libro, più o meno palesi riferimenti alla Torre Nera; il romanzo è composto da quasi 600 pagine, le prime 200 sono la storia di un ragazzo che comincia a prendersi cura di un vecchio scorbutico al limite dello stronzo, mentre il resto sono praticamente una versione rivista e corretta di The Talisman. 
Entrambi queste parti sono fantastiche. 
C'è un piccolo trucco: l'avventura del ragazzino protagonista è raccontata dallo stesso ad anni di distanza, non è esplicitamente dichiarato sia così, ma il talento narrativo di King è tale che sarebbe impossibile credere diversamente (leggere per capire); sappiamo sopravviverà e permette all'autore di scrivere i pensieri di un giovane con il tono di un adulto, non che King, anche scrivendo di ragazzini potrebbe mai essere descritto come YA. 
Il mondo magico di Fairy Tale è un agglomerato composto da elementi presi dall'immaginario favolistico del nostro mondo, per così dire, ma non si limita al classico Grimm: c'è molto Lovecraft, c'è Disney e c'è altro; le favole che compongono il mondo di Fairy Tale sono in senso lato, non esclusivamente quelle classiche e tradizionali. Inoltre, il mondo di Fairy Tale è 'precedente' al nostro: non è fatto da pezzi della nostra fantasia, i pezzi di quel mondo hanno ispirato la nostra fantasia; le storie che lo compongono sono riconoscibili, ma diverse. 
Recentemente, forse ci avrete fatto caso, King ha preso a commentare prodotti di intrattenimento online, dichiarandosi fan o contrario a quelli più famosi del momento: quindi è facile immaginare che King sia a conoscenza del concetto di isekai, ma quello che scrive King, pur assomigliando, non è un isekai. 
Il paragone è lo stesso fatto prima per la lingua: è sempre inglese, è sempre un tipo normale che si trova a diventare l'eroe di un altro mondo, ma è sono due cose diverse per forma e sostanza. 
Come in molti dei suoi libri, la Torre Nera viene immediatamente in mente, King gioca con il linguaggio in modi metanarrativi e metafisici: il nostro giovane che lascia il suo mondo reale per il mondo magico, presto comincerà a pensare al mondo lasciato come a quello di fantasia, a quello magico come a quello reale; così si trasforma la sua lingua e, trasformandosi il suo modo di parlare e pensare, così si trasforma lui. 
E' una celebre e variamente dimostrata teoria secondo cui la forma della nostra lingua stabilisce aspetti della nostra mente, la mente modifica il corpo (Behave di Sapolsky): qui con l'aggiunta di magia e pescaggio dal patrimonio culturale comune (occidentale). 
Ah, non è un coming of age: ci sono elementi di quel tipo, ma non lo è. 
Qualche difetto: il finale, come anticipato, è un po' debole. La storia finisce nel modo corretto, nell'unico modo possibile dopo aver così tanto giocato sugli aspetti più archetipi di storie famose, ma è un finale debole che in cima a un grosso climax risolve tutto con una miccetta. 
In questa stessa ottica, più o meno ogni aspetto della storia, dalla caratterizzazione dei personaggi ai colpi di scena, è volontariamente basato su elementi noti, reinterpretati con straordinaria maestria, ma lasciati riconoscibili e, quindi, potrebbero non incontrare il gusto di chi si voglia sempre sorpreso. 
Farò un esempio dopo spoiler. 
Mi piacerebbe un seguito. 
SPOILER SPOILER SPOILER
Citandolo più volte nel corso della storia, più frequentemente incontrando il finale, Lovecraft si presenta nel libro attraverso la sua più famosa creazione: c'è Cthulhu. Non è una scelta originale, è certamente la più ovvia, ma è quella più sensata nella mitologia e nel sistema del libro. 
Ciò detto.
Il cane ringiovanisce, l'eroe vince e torna a casa, sigilla il passaggio, si fa una vita normale e scrive queste memorie. 
Succede molto altro, ma si potrebbe senza sbagliare dire che il finale sia tirato via, molto breve perché non più importante: è una favola, come volete che finisca. E' più importante l'epilogo, perché è la vita reale, e forse questo è il senso della storia.