Tutte le Cose della Nostra Vita (???, 2011): stufo di leggere romanzi di giapponesi, ho provato con uno coreano. 
A occhio, Sok-yong Hwang è (uno degli) l'autore coreano più tradotto all'estero (in Italia).
NOTA: il titolo originale. Secondo l'edizione italiana, il titolo originale sarebbe traslitterato 'nannigun sesang'; secondo inglesi, americani, francesi, polacchi e qualche altro paese dove il libro è stato tradotto, la traslitterazione dovrebbe essere 'natikeun sesang'. Google mi dà 451 risultati con la seconda versione contro 5, tutti italiani, per la prima. Magari c'è un motivo semplicissimo e chiaro per i conoscenti coreani.
Ciò detto, Einaudi lo pubblica in italiano dall'originale coreano. 
Leggo sulla wikipedia che le opere di Hwang possono essere raggruppate in 3 categorie: romanzi storici, romanzi sul recupero di valori nella corrotta società coreana, romanzi sulla corrotta società coreana che disumanizza e mortifica.
Questo appartiene all'ultimo gruppo. 
Romanzo breve, meno di 200 pagine: con il padre/marito finito in prigione, la moglie e il figlio rimangono senza un soldo e poveri in canna e devono abbandonare trasferirsi chiedendo aiuto a un amico di famiglia. 
Finiscono a vivere a Isola Fiorita, mega discarica nella periferia della grande città senza nome: sulla discarica vivono un gran numero di persone che vivono della discarica. Sostanzialmente differenziano e riciclano i rifiuti trasportati a flusso continuo dai camion della spazzatura. 
Hwang è un autore letterario in senso classico e lo notiamo subito da piccoli particolari espressivi. 
La grande città è senza nome, ma i nostri protagonisti avevano un nome quando vivevano lì; la discarica ha un nome, invece, Isola Fiorita ma i nostri personaggi perdono invece il proprio una volta giunti lì: la madre è semplicemente la 'mamma', e il giovane diventa 'occhiapalla' e tutti gli altri personaggi sono esclusivamente noti con soprannomi. 
Questo gioco dei nomi/identità persi o riacquisiti in base a dove si trovino i personaggi nella geografia sociale coreana è una costante di tutto il romanzo: i loro nomi non sono assolutamente nascosti o dimenticati, ma tornano all'occasione e quando (per vari motivi) si troveranno di nuovo per le strade della città. 
Ridotti alla povertà assoluta dalla società, i nostri perdono l'identità e diventano la massa dei senza tetto che vive dei rifiuti degli altri. 
Tuttavia, la comunità di Isola Fiorita non è una di violenza, sopruso o prevaricazione: è un gruppo unito dove ci si aiuta l'un l'altro, si formano relazioni, si esplora e si vivono avventure di bambini. 
NOTA: il protagonista principale è Occhiapalla, protagonista secondario il figlio dell'amico della madre.
La discarica è un posto di pericolo continuo dove la morte è una costante a causa dei molti e facili incidenti che coinvolgo i lavoratori, delle condizioni di vita precarie, del troppo alcool consumato ogni sera, ma non c'è un villain e non ci sono 'cattivi'. Ci sono persone disperate che si ammazzano di lavoro e cercano un minimo di sollievo e umanità con il poco che possono permettersi. 
Una recensione online mi aiuta a collocare la storia del romanzo durante gli anni '80 quando, scopro, la corea è stata in mano a una dittatura militare. La wikipedia, invece, mi informa che l'autore fu grande oppositore della suddetta dittatura. 
Il libro contiene pure un elemento sovrannaturale: ci sono dei misteriosi fuochi fatui che solo alcuni riescono a vedere, che si aggirano di notte per la discarica. Ci sono fantasmi, che forse fantasmi non sono, che vivono in un villaggio oltre il fiume, o forse oltre la nebbia. 
Bla bla bla: Tutte le cose della nostra vita mi ha ricordato certi romanzi sudamericani di tristezza e depressione e condizioni di vita abbiette, che però non sono del tutto negativi e c'è una sorta di speranza umana. 
Non mi è dispiaciuto, non è il mio genere.
SPOILER SPOILER SPOILER
I fantasmi sono, apparentemente, spiriti dal passato di Isola Fiorita, prima che diventasse una discarica e la nebbia fa viaggiare nel tempo o qualcosa del genere: non è importante e l'autore non lo chiarisce, il senso è quello del ritorno alle origini verdi e belle prima della schifosa industrializzazione. 
L'amico della madre (che nel frattempo si scopa la madre) finisce anche lui in prigione per aver accoltellato uno da ubriaco. 
I fantasmi regalano dei soldi al protagonista e l'amico della madre lascia loro altri soldi, la madre e il figlio e l'altro figlio emergono nella società di Isola Fiorita e riescono ad assicurarsi un vivere migliore. 
...poi scoppia un grande incendio: il figlio dell'amico muore e loro perdono, giustamente, tutto quanto erano riusciti ad acquisire.
...tuttavia non finisce esattamente male e rimane un po' di speranza.