Little Forest - Summer/Autumn - Winter/Spring: originariamente un manga di Daisuke Igarashi, anche autore del più famoso Children of the Sea, è stato adattato in due produzioni live action.
Una coreana del 2018.
Una giapponese del 2014 e 2015. Un film in due parti, in realtà quattro.
Ho forzato mia moglie a vedere quella giapponese.
Dunque: quattro parti. Una per ogni stagione, un'ora l'una circa: titoli di testa e di coda per ognuna delle quattro parti. Raccolte in due blocchi, come da titoli dei due film.
Una giovane donna vive da sola nella piccola comunità montana di Komori (Little Forest): la sua vita, come quella di tutti gli altri (pochi) abitanti, segue lo scorrere delle stagioni. Sono tutti contadini e la comunità è circa autosufficiente. C'è molto spirito di gruppo e tutti si aiutano e conoscono.
Non è il classico film di fuga dalla città: la protagonista è nata e cresciuta a Komori, l'aveva brevemente abbandonata, ma è tornata nella casa materna già da tempo.
La struttura è fortemente episodica e simile a un telefilm: i titoli di testa sono seguiti da un breve monologo introduttivo, le parole accompagnano la cartolina stagionale di Komori in Estate/Autunno/Inverno/Primavera, poi compare la nostra protagonista in bicicletta.
Ogni parte dei due film è scandita dalla preparazione di 7 piatti: sono film culinari e vennero a loro tempo presentati nelle apposite sezioni a San Sebastian e Berlino.
Alla fine è una specie di compendio di cucina tradizionale delle montagne giapponesi, quindi niente sushi: se vi siete mai chiesti come si faccia a preparare il natto, i manju o altri celebri cibi nipponici...
La preparazione dei piatti è motivo per la protagonista di ricordare qualche aspetto della propria vita, o della madre, o di fare comunità con gli altri due abitanti giovani del posto, o con i vecchi apprendendo qualche tradizione particolare.
Finiti i piatti: cartolina d'uscita, titoli di coda e canzone.
L'unica variante a questa impostazione estremamente geometrica, è il piccolo riassunto all'inizio del secondo film (Inverno) relativo a un motivo di trama importante accaduto alla fine del primo (Autunno).
Ora... 'motivo di trama importate' falsa un po' il senso di Little Forest.
A parte i monologhi culinari della protagonista mentre spiega la preparazione delle ricette, il film è uno di quei classici stereotipi giapponesi dove nessuno parla per due ore circa. Campi infiniti. Fotografia a palla. Editing artistico. Succede zero dall'inizio alla fine. E' estremamente noioso ma indubbiamente, esteticamente brillante.
E' diretto da Junichi Mori, esordì a suo tempo con il giovanile Laundry; interpretato da Ai Hashimoto.
...però è un marone devastante e non gli basta essere così squisitamente giapponese per salvarsi.
SPOILER SPOILER SPOILER
La madre, un giorno senza preavviso, abbandona la figlia e se ne va. Un padre non è mai nominato o parlato.
La madre ha insegnato alla figlia i segreti della coltivazione e della cucina.
La figlia aveva provato a vivere in città, fallendo.
Tornata a Komori è stata ben accolta da tutti ma, un giorno, il suo scopamico le dice: qui stiamo tutti bene e siamo felici, tu sei qui solo perché hai paura di vivere da un'altra parte e la tua aria negativa ci inquina l'esistenza.
Simpatico.
Verso la fine di Inverno, la protagonista decide di riprovare a vivere in città. Alla fine di Inverno c'è un epilogo ambientato 5 anni dopo: la protagonista è tornata di nuovo a vivere a Komori, con un marito a seguito, questa volta sicura e felice della propria scelta e, infatti, viene mostrata vivacemente attiva nella comunità, propositiva e non solo imitativa come prima.
(Nel frattempo il suo scopamico si è scopato la sua amica e hanno figliato).