Our Little Sister: film giapponese del 2015 tratto dal manga Umimachi Diary. Non misteriosamente, il titolo originale del film è proprio Umimachi Diary, "diario di una cittadina di mare".
Venne selezionato per Cannes, in patria ha vinto premi su premi.
Ho passato le due ore e qualcosa di film ad aspettare una determinata scena, qualcosa di molto comune in questo genere di film giapponesi, qualcosa di talmente comune da essere una costante e una certezza. Questa 'cosa' non accade nel film. Per questo motivo il film è paradossalmente sorprendente.
E' un luogo comune e un diffuso stereotipo razzista che gli afroamericani maschi siano pessimi padri proni ad abbandonare le famiglie... beh, stando alle storie che raccontano: i maschi giapponesi tendono nella stessa direzione, e probabilmente guidano la corsa.
Tre sorelle di 19, 22 e 29 anni vivono insieme nella casa del padre.
Il padre ha abbandonato la famiglia per inseguire un'altra donna 15 anni prima; devastata dal divorzio, la madre ha abbandonato la famiglia l'anno successivo.
La sorella maggiore ha cresciuto le due sorelle minori.
Tutte e tre lavorano: la più grande è una serissima infermiera e vive di responsabilità, ma 'nasconde' una relazione con un uomo sposato; la di mezzo è una zoccola a cui piace bere e darla via, lavora in banca; la più giovane è un po' strana e fa la commessa in un negozio di articoli sportivi, ha una relazione stabile e normale.
Arriva la notizia della morte del padre. Le sorella vanno al funerale e scoprono di avere una sorellastra di 13 anni.
Qui la cosa si complica ulteriormente: la sorellastra si è presa cura da sola del padre fino alla morte. La madre, la donna con cui il padre era scappato, è sparita (scappata a sua volta ma in modo poco chiaro) tempo prima. La sorellastra vive con la matrigna, la terza donna del padre nell'ordine raccontatoci dalla storia, che non è particolarmente interessata a lei.
La sorella maggiore chiede alla sorellastra di andare a vivere con loro.
A questo punto inizia effettivamente il film: il periodo raccontato è di circa due anni e mostra un classico spaccato di vita e l'impatto di una più giovane, quarta sorella sulle dinamiche sociali della famiglia e dei loro immediati vicini.
E' un bel film, ben recitato ed emotivamente convincente. Non è brillante e un po' noioso.
Mia moglie ha pianto in un paio di occasioni.
La regia è di Hirokazu Kore-eda: fu molto, molto famoso tra la fine dei '90 e l'inizio degli '00 con film come Maborosi, After Life e Distance.
I ruoli delle sorelle maggiori sono affidati a tre attrici di chiara fama: Haruka Ayase, Masami Nagasawa e Kaho. La più giovane è l'allora quasi esordiente Suzu Hirose, poi anche lei di grande successo.
E' un film giapponese un po' diverso dal solito, molto misurato e piacevole a guardarsi.
SPOILER SPOILER SPOILER
Non c'è dramma.
Ho passato tutto il tempo ad aspettarmi una tragedia: la morte di qualcuno, debiti mostruosi, violenze generiche e insensate. Invece niente: nessuna tragedia. Le sorelle sopravvivono al film, non litigano e sono circa felici.