Applausi a Scena Aperta (סוס אחד נכנס לבר‎, 2014): titolo inglese "A Horse Walks Into a Bar". Questo romanzo breve di David Grossman vinse il Booker prize, premio diviso tra l'autore e la sua traduttrice: in questo senso, il grande apprezzamento per questo romanzo, anche in Italiano, va condiviso per merito con la nostra traduttrice (e autrice) Alessandra Shomroni.
Autore israeliano di sinistra molto amato all'estero, naturalmente inviso al governo di Gerusalemme.
Basta così. Non che sappia molto di più. Il romanzo in questione non è uno di quelli politici.
Un comico di 57 anni invita a un suo spettacolo un amico, ex-giudice, che non sente o vede da più di 40 anni.
Il giudice si presenta allo spettacolo, anche lui incerto dei motivi che l'abbiano spinto ad accettare.
Il giudice è il narratore: assiste allo spettacolo e racconta in tempo quasi diretto queste due ore di cabaret. Non ci sono capitoli, è un unico blocco di testo appena appena intervallato da qualche stacco di linea per introdurre brevi flashback: non sono flashback in terza persona, ma digressioni mentali del giudice alla comune storia passata tra lui e il comico, alla propria storia personale, alla telefonata tra lui e il comico e l'invito allo spettacolo.
Non è un flusso di coscienza: la struttura del racconto è rigorosissima. L'imitazione, la rappresentazione di uno spettacolo stand up è precisissima: se ne avete visti, lo riconoscerete; allo stesso modo degli spettacoli reali, spesso non è divertente, spesso offre improvvise introspezioni e, soprattutto, punta molto sull'interpretazione del comico come uomo tormentato che fa ridere per sopire la propria disperazione.
Poco più di 150 pagine, una vita intera raccontata in una serata e una telefonata.
Il comico è in un momento fondamentale della sua vita: la sua non è un'improvvisa confessione nata dal tormento emotivo durante lo spettacolo, è una decisione pianificata. Uno spettacolo di sé a cui invita una persona significativa del proprio passato: una confessione, appunto, che richiede un giudizio... e chi meglio di un giudice?
Ci sono, in realtà, tre personaggi nel libro: il comico racconta la propria vita, ha un piano e lo mette in pratica cercando nell'esposizione del proprio passato una sorta di redenzione, nello svelare segreti profondi la catarsi dei propri peccati... ma questa è una visione cristiana, lui è ebreo e il concetto potrebbe essere molto differente. Non che sperare nella verità come via verso il perdono sia qualcosa di esclusivo del Vaticano.
C'è poi il giudice: racconta quanto vede ma racconta anche di sé ed è uno straordinario narratore che non sa di scrivere per un pubblico e quindi non si sofferma su spiegazioni, fornisce dettagli di sé ma senza espandere e molto rimane non detto.
C'è, infine, il pubblico: è un'entità diversa dalla folla manzoniana, non è un monoblocco di bassezza comune umana. E' un'idra con più teste che rappresentano diverse fazioni e finiscono in lotta tra loro e con gli altri protagonisti del racconto. Ci sono quelli che volevano barzellette e s'incazzano per la piega dello spettacolo, ci sono quelli che vogliono arrivare alla fine del racconto di vita, ci sono altri.
Alcuni riferimenti di background israeliano potrebbero andare persi: il libro fornisce un paio di note per quelli più oscuri, ma la traduttrice dà per scontato un livello d'ignoranza dei fatti d'Israele inferiore alla realtà.
C'è uno spaccato di vita e rapporto con i genitori che non è solo di quel pezzo di deserto, ed è comprensibile anche qui, ma in alcune parti lo è.
E' un libro breve ma il mio modo di leggere rende molto raro che ne inizi e finisca uno in due sole 'sessioni'.
SPOILER SPOILER SPOILER
Nel pubblico ci sono, forse, tutti i famigliari del comico. Il comico, forse, è malato terminale.
Lo spettacolo finisce con la sala praticamente vuota, sono rimasti solo (e forse non tutti) i parenti e il giudice. Nessun applauso. Il giudizio non avviene in modo diretto, ma la trasformazione avvenuta nel giudice spettatore comunica il raggiungimento di un contatto umano tra i due che è, di per sé, il giudizio stesso richiesto dal comico. Il comico è un essere umano e ha valore nonostante i suoi molti difetti.