C'era una Volta... Prima di Mazinga e Goldrake (Id, 2016): il blogger e giornalista di videogiochi/fumetti, esperto di manga e animazione giapponese Massimo Nicora, nel 2016 si è autopubblicato un notevole libretto dedicato alla storia del concept di 'robot' nella cultura giapponese precedentemente a Nagai (in realtà è 'precedentemente' per larga parte del libro, ma gli ultimi capitoli offrono una panoramica di altri robot durante il primo Nagai).
La parte iniziale del libro ha un'impronta fortemente saggistica e storica, e prende la questione davvero alla lontana: si parte dalle classiche influenze cinesi sulla formazione della cultura giapponese, passando per i due contatti con l'occidente prima e alla fine del periodo di isolamento.
Si racconta di come dagli orologiai si sia arrivati al karakuri (i tipici burattinai giapponesi conosciuti, quantomeno, da chiunque abbia visto Naruto; se non dai fan di Fujita; di come dai giornalisti e giornali si sia arrivati ai manga.
Il libro racconta, infatti, anche una breve storia del manga a partire dagli anni '30: scendendo anche in esempio più o meno famosi, come Norakuro, il cane soldato che vive nel paese dei cani, il Giappone.
Si passa poi a parlare effettivamente di manga e animazione robotica, ovviamente prima di manga. Atom di Tezuka non è il primo manga dedicato a un robot, nel 1934 esisteva già Tanku Tankuro: una specie non precisata di robot-magico samurai che prende il nome ovviamente dalla parola 'tank'. Allo stesso modo, il primo vero robot gigante non sarebbe Tetsujin 28, ma il Kagaku Senshi, apparo in un'unica vignetta propagandistica come il Guerriero della Scienza che distrugge New York.
La narrazione a questo punto passa velocemente ai tempi di guerra e alla atomica.
Il capitolo più vasto di tutto il libro è dedicato all'Atom di Tezuka del 1952 (non però il primo robot creato da Tezuka, ma certamente il più significativo): Nicora offre una serie di interessanti commenti riguardo la nascita, con Atom, di due tematiche fondamentali dell'animazione giapponese. Nascono i concetti chiave di coscienza e natura dell'umanità in relazione al corpo naturale o meccanico, che sarà fondamentale per Ghost in the Shell, e il concetto di bambini/ragazzini che salvano il mondo governato dagli adulti. In particolare è una rivelazione l'interpretazione di Nicora riguardo questa ricorrente visione delle nuove generazioni come salvatrici, opposte agli adulti che sono stati la causa della guerra e dell'atomica e quindi non potrebbero mai essere visti come eroi, in opposizione a quanto invece in occidente dove tutti gli eroi sono generalmente adulti (nello stesso periodo).
Atom è anche il primo anime televisivo: breve storia della diffusione televisiva in Giappone, con boom negli anni '60 grazie alle Olimpiadi, e breve storia dell'animazione dove i tizi che hanno creato il cartone di Atom hanno anche rivoluzionato le tecniche produttive permettendo la realizzazione di serie animate settimanali, fino a quel momento impossibili in Giappone.
Atom è il primo anime tv, è anche il primo prodotto televisivo giapponese ad arrivare negli USA.
Il capitolo successivo, più breve, è dedicato a Tetsujin 28: storia dei manga e dei cartoni, esordio e analisi dei concetti, anche questi ricorrenti e fondamentali da allora, di gigantismo e dei robot come strumenti neutri capaci di bene o male in base alla volontà umana dei piloti.
C'è un capitolo dedicato ai 'robot dimenticati' dopo Tetsujin, prima di Nagai e si delineano 3 correnti: Atom, primo degli androidi e dei robottini; Tetsujin, primo dei robot giganti alla Nagai; introducendo Eighth Man come il primo degli ibridi cibernetici, i cyborg appunto.
Il penultimo capitolo recupera il concetto appena esposto di cyborg, introduce quello di sentai (gruppo combattente) e analizza in modo esaustivo e approfondito il mitico gruppo di Cyborg 009; c'è spazio poi anche per Astroganga e Doreamon.
Ultimo capitolo dedicato alla Tatsunoko, nello specifico ad analizzare Kyashan e Tekkaman.
Testo eccezionalmente interessante e comprensivo, viziato dall'assenza di una qualche forma di conclusione (che ci sarebbe stata bene) e da alcune digressioni un po' troppo lunghe, gustose ma a volte fuori tema.
L'assenza di una conclusione potrebbe dipendere dall'intenzione, forse allora già presente, di realizzare un secondo volume dedicato a Goldrake.