In This Corner of the World (Kono Sekai no Katasumi ni): il sito americano riporta la seguente scritta 'torn apart by war. Brought together by love (separati dalla guerra, riuniti dall'amore)' e fa sembrare questo un film dedicato a starcrossed lovers in tempo di guerra.
Non è così.
Tratto dall'omonimo, concluso manga, In This Corner of the World è un film d'animazione giapponese di circa 2 ore, realizzato da Mappa, diretto e scritto da Sunao Katabuchi (famoso per Black Lagoon, ma qui alle prese con qualcosa di completamente diverso), ambientato prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Il film segue la vita di Suzu Urano: da giovane bambina nata a Hiroshima, a giovane moglie di un (per semplificare) impiegato pubblico. Si comincia negli anni '30, si attraverso tutto il periodo di guerra con particolare attenzione alla sua conclusione e alle bombe atomiche, si finisce qualche anno dopo con un epilogo narrato sotto i titoli di coda.
Film d'animazione sulla seconda guerra mondiale fatto dai giapponesi, è chiaramente un prodotto da circuito dei festival, nonché una vera e propria esca per premi. E ne ha vinti molti. E non si può dire siano immeritati.
Esteticamente è un prodotto superiore. Non rispecchia assolutamente lo standard dell'animazione giapponese, né a livello di animazione né soprattutto di character design: assomiglia... vuole sembrare realizzato in quegli anni. Il character design è quello dei manga giapponesi delle origini: tratti semplificati ma espressivi, corpi non ancora influenzati dal modello occidentale. Il tutto animato con la tecnica e la competenza contemporanea.
L'effetto iniziale è disarmante, ma proseguendo nella visione le possibilità espressive dimostrate dagli artisti che ci hanno lavorato lasciano esterrefatti: la svampita, imbarazzata e sognante espressione di Suzu è affascinante ed emotivamente coinvolgente.
L'amore di cui si parla non è tanto quello erotico tra Suzu e i due uomini della sua vita (sì: sono due ma questa è una storia matura, quindi il triangolo è assolutamente proprio e trattato in modo umano, senza i deliri dell'animazione scolastica), ma è soprattutto l'amore all'interno della famiglia e della comunità.
In questo film non ci sono dei cattivi: la guerra è mostrata in modo minimo e quasi fosse un fenomeno naturale più che il frutto di azioni umane; la distruzione e la povertà che si abbattono sulla famiglia, le privazioni e tutto il contorno non vengono mostrate in toni drammatici e senza speranza. Non è un documentario sull'olocausto o gli orrori della guerra, ed è strano.
Il panorama è sempre idilliaco, i protagonisti sono stoicamente sereni e uniti: intorno a loro cadono le bombe, gente muore ma non c'è insistenza grafica. Tutto accade fuori campo. La vita continua come se dopo un acquazzone.
L'effetto è a dir poco straniante: la storia non cade mai nei classici stereotipi, li evita così tanto da rasentare il revisionismo.
C'è un unico passaggio visivamente gore, davvero gore con vermi e putrefazione, sangue e morte disgustosa: questo momento, un minuto al massimo di scena, è immediatamente prima del momento più 'felice' di tutta la storia. Non è certamente casuale.
Non c'è niente di casuale e la sceneggiatura è seriamente pensata e strutturata: Suzu è un'artista, non professionista (è una moglie giapponese, il suo compito è stare a casa), appassionata di disegno passa tutto il suo tempo e spende i suoi pochi soldi per disegnare. A un certo punto durante il film, a causa della guerra, Suzu non può più disegnare: il disegno attivo del personaggio Suzu viene a mancare, questo concetto del film si trasforma e diventa una variazione simbolica nuova all'interno del film.
Fino a quel momento, Suzu aveva rappresentato un certo elemento fantasioso e fantastico attraverso la sua matita (pensate a Benigni nella Vita è Bella che nasconde la verità attraverso il racconto, qui attraverso il disegno). Quando per motivi vari, Suzu non è più in grado di fare ciò: il disegno si sovrappone alla realtà (si potrebbe parlare di allucinazioni post traumatiche, ma il senso è molto più delicato e la rappresentazione più gentile) senza più bisogno di carta e matita.
Ci sono scene drammatiche dovute inizialmente alla cultura giapponese, Suzu data in sposa a uno sconosciuto, poi ovviamente alla guerra, ma tutto viene annegato nel generale senso di abnegazione familiare dei giapponesi, nel senso del dovere e del proprio posto all'interno della società e della comunità. Nessuno è cattivo: ci possono essere dissensi ma tutto si risolve all'interno di una dinamica di squadra sempre unità.
Una fantasia? Una finzione?
Sicuramente sì. In This Corner of the World pone un filtro sui consueti temi dell'atomica e della guerra, per mostrare la vita di una persona comune in quegli anni senza la tragedia patetica.
Suzu è la protagonista e il marketing la vuole personaggio eccezionale, ma non è così: in realtà tutti i personaggi del film condividono lo stesso atteggiamento unico.
Tutto questo potrebbe sembrare assurdo se non fosse per la migliore scena di tutto il film: al momento della dichiarazione di resa del Giappone, ascoltato alla radio da tutta la popolazione all'indomani dell'ancora incomprensibile tragedia delle bombe, la popolazione si incazza.
La stoica resistenza, il sorriso davanti alla disavventura, tutte le privazioni e le morti sofferte: tutto era stato fatto in nome della futura vittoria e del posto di privilegio che il Giappone avrebbe raggiunto sul panorama mondiale dopo la sicura vittoria.
La sconfitta rompe l'incantesimo o l'auto-inganno e i personaggi crollano nello sconforto.
...ma è una cosa temporanea. La vita continua e un po' migliora e tutto sommato non si trattava né di incantesimo propagandistico, né di una forma di auto-ipnosi di massa, ma del vero spirito giapponese.
La bomba è un after thought, un flash da lontano che non sembra intaccare realmente la vita dei protagonisti in alcun modo.
E' certamente impressionante, specialmente se fatto da giapponesi, specialmente pensando a quanto ancora il tema sia scottante. Forse rappresenta veramente il sentire popolare dei giapponesi, o forse è un trip creativo degli autori del film.
In ogni caso è unico e strano, e certamente funziona e spinge a valutazioni e riflessioni.
L'ottima qualità complessiva è un po' messa in ombra dalla complessità del messaggio e della visione artistica.