La Lingua Geniale - 9 Ragioni per Amare il Greco (Id, 2016): il greco apre la mente ma non insensa a contare.
So di non essere la persona più creativa, immaginifica ed elastica, ma in un libro che l'editore si è preso la briga di sottotitolare '9 ragioni per amare il greco', con il '9' scritto in numero e grande, sembrerebbe logico aspettarsi di trovare un elenco di queste 9 ragioni. Non è l'attesa banale di qualcuno troppo rigido per capire un saggio affrontato in modo più narrativo che scientifico, ma la normale risposta di un lettore davanti a un titolo che dichiara la presenza di 9 qualcosa che hanno l'obbiettivo di spiegare qualcosa d'altro.
Ci si aspetterebbe 9 capitoli, sono 7. Ci si aspetterebbe allora di trovare una lista dentro uno dei capitoli, non c'è. Ci si aspetterebbe infine di ritrovare uno dei testi promozionali presentati, presumibilmente scritto dall'autrice essendo in prima persona come il libro, come un estratto dal libro: questo testo non è nel libro. In nessuna parte del libro parla di 9 ragioni, non ci sono 9 ragioni descritte nel libro: sono di meno, o di più volendo contare anche cose senza senso per riuscire a trovare quella somma.
Non è una cosa banale, ma un'assurdità. Non è geniale, è stupido.
Ciò premesso.
Ogni tanto, come devo aver già scritto, guardo i saggi in italiano più comprati su Amazon, scarto quelli di politica e mafia mafia e, se è rimasto qualcosa, vado in libreria a comprarli.
Questo è stato un piccolo fenomeno eccitante che ha investito il panorama letterario italiano: Andrea Marcolongo era parte dell'entourage di Renzi, l'ha mollato (pare per motivi di retribuzione economica) ed è riuscita a farsi pubblicare da Laterza questo... testo.
Le recensioni della critica sono state generalmente positive, tranne una. Avrei dovuto fidarmi di quella controcorrente.
Il saggio è scritto in prima persona e, più spesso che no, offre i motivi per apprezzare/scoprire/riscoprire il greco mediati attraverso l'esperienza persona dell'autrice.
L'esperienza accademica personale dell'autrice. Molto giovane sembra rivolgersi per lo più a persone da poco uscite dalla scuola, continuamente cerca di raggiungere il lettore evocando esperienze comuni condivise da chiunque abbia studiato al liceo classico e ne sia stato traumatizzato.
Non traumatizzato dal bullismo o dalle difficoltà sociali, dal greco.
L'autrice parla di 'terrore' davanti alla versione di greco, orrore e paura durante i compiti in classe, un senso di prostrazione drammatico nel non riuscire, nel fallire una traduzione.
Non sono mai stato una ragazza, ma anche da Marte questa eccesso emotivo affidato all'apprendimento del greco durante il liceo pare un po' eccessivo. I teenager soffrono di scompensi ormonali e vivono in modo tragico le minchiate più minuscole, qui mi sembra si sfori sulla teatralità e suggestioni oligarchiche.
In questo contesto, l'autrice si presenta spesso come un'eroina dotata di forza d'animo non convenzionale, capace di perseverare cocciutamente attraverso le insidie e il pericolo dell'apprendimento del greco fino a raggiungere un grado di maestria fuori dal comune.
Uhm.
Il primo capitolo è sul Greco che descrive i verbi a partire dal 'come', dal modo, invece che dal 'quando' e il tempo. L'aspetto del verbo.
Il secondo è dedicato alla metrica, accenti, ritmo e melodia di una lingua di cui non rimangono più parlanti e di cui dobbiamo indovinare la pronuncia.
Il terzo parla di generi e numeri, del neutro (opposto a maschile e femminile) e del duale.
Il quarto dei casi e di come il greco fosse una lingua con l'obbligo di pensare prima di parlare.
Il quinto parla di ottativo o desiderativo, di realtà e irrealtà, possibilità ed eventualità.
...dei 7 capitoli, solo questi 5 parlano del greco come lingua.
Il sesto capitolo è una 'guida' alla traduzione e si arriva all'immancabile, 'il greco apre la mente' (anche se io ho sempre saputo che l'apre la mente fosse in realtà dovuto all'intero programma del classico, non esclusivamente al greco).
L'ultimo capitolo è una piccola storia della cultura greca e della sua lingua.
Sono due gli elementi che maggiormente mi scornano di questo libro (segue elenco): 1) infastidisce che l'autrice offra il Greco come lingua superiore, opposta all'italiano e a tutte le lingue moderne, che sono merda piatta senza valore, mentre il greco antico è l'estasi di santa teresa. 2) I tentativi di umorismo e sembrare simpatica dell'autrice cadono, questi sì, tragicamente piatti.
Oh. Mi ci è voluto un attimo di ricerca ma ho trovato la Marcolongo chi mi ricordi.
La Boralevi.
Due donne con alto livello d'educazione, probabilmente benestanti (l'incertezza del probabilmente si riferisce alla Marcolongo, ma dubito si arrivi a Renzi, ammesso sia vero, partendo dal ghetto), scarso contatto con la realtà.