Seveneves (Id, 2015): sono passati più di 20 anni dal seminale Snow Crash e l'affermazione di Neil Stephenson come uno dei più interessanti, celebrati e influenti scrittori di fantascienza contemporanei.
Seveneves non potrebbe essere un libro più diverso, non tanto per il soggetto, quanto per la forma della scrittura: l'inventiva linguistica aggressivamente incomprensibile di Snow Crash viene completamente sostituita da una narrazione iperealistica composta come una vera e propria simulazione mirante, prima di tutto, alla massima verosimiglianza.
Seveneves è un libro mastodontico, e non mi riferisco solo alle scarse 900 pagine di testo, che copre 5.000 anni di storia umana nettamente divise in tre parti: non voglio fare il fighetto con una frase a effetto, ma uno degli aspetti più straordinari di questo romanzo assolutamente fuori dall'ordinario è l'assenza di colpi di scena.
E' rivelato nella quarta di copertina e in tutto il materiale marketing del romanzo, quindi niente spoiler: Seveneves parla della fine del mondo, la distruzione della Terra e il ritorno dell'umanità sulla Terra migliaia di anni dopo il cataclisma.
La storia è divisa in tre parti di dimensioni pressocché identiche: la prima dura circa due anni e inizia con la misteriosa fratturazione della Luna in sette pezzi. Spettacolo astronomico eccezionale, evento miliare nella storia umana, eccitante per la scienza e il pubblico.
...finché una versione fittizia di Neil Degrasse Tyson, uno dei protagonisti, non si accorge che la rottura della Luna provocherà, nel giro proprio di due anni, l'estinzione della razza umana: i frammenti della Luna precipiteranno sulla Terra come una pioggia di colonie zeoniste, distruggendo tutto.
Due anni. L'umanità si unisce in una versione fatalista di Star Trek con l'impegno preciso di riuscire a mandare nello spazio il maggior numero di persone possibile, e dar loro una possibilità di sopravvivenza. Gli altri semplicemente condannati.
La seconda parte inizia con la catastrofe e i primi anni  di vita spaziale dei sopravvissuti della razza umana. 1500 persone circa. Per poco, poi meno. Circa sei anni.
La terza parte comincia 5000 anni dopo.
Ora: l'assenza di colpi di scena aiuta e avvalora l'aspetto più squisitamente simulativo della vicenda, togliendo un po' di eccitazione allo svolgimento della storia, ma conferendole un tono e una specialità davvero uniche. E' una storia di astronauti appena appena leggermente più avanzati di oggi (per 2/3 del libro).
Sappiamo che qualcuno sopravviverà a tutte le peripezie e riuscirà a propagare la razza umana, sappiamo anche che sulla Terra qualcuno tornerà.
L'assenza di colpi di scena e lo sviluppo altamente pianificato non giustificano, tuttavia, la prevedibilità narrativa a partire dalla seconda parte: l'esistenza di un personaggio (e plot correlato) totalmente e completamente stereotipato e identificato come malvagio dalla sua prima apparizione a circa l'ultima. Il personaggio ha un senso e svolge un compito preciso nella storia, andando a colmare il ruolo del quasi-villain che altrimenti sarebbe rimasto vacante, ed essendo una storia verosimile, il quasi-villain non è un villain vero e proprio. Non è davvero malvagio. Rappresenta semplicemente un sentire diverso rispetto a quello dei protagonisti, e conseguentemente entra con loro in contrasto.
Sono la tipologia del contrasto e la caratterizzazione del personaggio a essere piatti e troppo, veramente troppo schematici: fin da principio, senza particolare motivo, i personaggi principali provano un senso di turbamento e inquietudine intorno a questo personaggio, un'immediata antipatia.
L'escalation negativa del personaggio lo sposta dall'ambito del realismo contestuale alla storia, a una forma di complotto telefonata e stereotipata.
...l'intenzione programmatica di Stephenson e il suo palesare tutto fin da subito, non sono una mia fantasia: le prime pagine del libro recano alcuni disegni rapppresentativi (a mo' di mappe dei fantasy) di ciò che sarà lo sviluppo della società umana dello spazio. A dare un'occhiata meno che superficiale a questi disegni, si può leggere (non intuire, proprio leggere) quali personaggi sopravviveranno 'fino a un certo punto' e come si svilupperà la razza umana post-catastrofe.
Stephenson, nelle prime pagine del libro, ci rivela più o meno la trama fino a 2/3 del romanzo.
Parliamo di circa 600 pagine durante le quali siamo già circa informati di chi vivrà e (conseguentemente) di chi potrebbe morire.
Non è importante, è importante lo sviluppo della storia: la pianificazione ingegneristica della fine del mondo e di come sopravvivere alla fine del mondo.
L'approccio è tutto in Seveneves, ma allo stesso tempo è causa del suo peggiore difetto: l'identificazione un po' semplicistica dell'avversario con l'unico personaggio 'esterno' al gruppo, e l'identificazione di questa 'esternità' del personaggio con una classe umana così stereotipata da risultare una scelta troppo banale. Questa scelta si propaga nella terza parte andando a viziare con questo peccato originale parte della narrazione successiva.
NOTA: curiosità. I leader del mondo vengono rappresentati in una conferenza universale per annunciare l'imminente fine della civilità e la morte di circa tutti. A questa conferenza partecipano più o meno tutti tranne l'Italia, al posto del primo ministro/presidente italiano c'è il Papa.
E' come leggere la versione romanzata di un film catastrofico di Emmerich, se Emmerich fosse rigorosamente realista e interessato agli aspetti più scientifici.
Anche nella terza parte, la tecnologia avanzata della razza umana super evoluta viene analizzata e spiegata in lunghi apparati testuali (non proprio esaltanti) intesi a presentarne la fattiblità, circa, o comunque la possibilità.
La scrittura di Stephenson manca di quella nota artistica che contraddistingue i miei autori preferiti e, più in generale, quegli autori 'letterari' che possono sorreggere tanto contenuti quanto forme splendide.
I contenuti di Seveneves sono top grade. La sua narrazione ha dei picchi, la prima parte del libro è sontuosa, e della cadute: il succitato svolgimento banale della seconda parte, l'eccessiva decrittività didascalica della terza.
Sia nella parte 1 che nella 2, Stephenson utilizza personaggi con background specialistici diversi per spiegare al lettore 'le cose': è pieno di scene dove l'esperto di robot, per dire, parla con l'astrofisico e gli spiega i robot; poi l'astrofisico parla con il botanico e gli spiega 'lo spazio'. Le spiegazioni sono continue ma sono in qualche modo mascherate dentro plausibili conversazioni tra i personaggi.
Nella terza parte questo non avviene. I personaggi spiegano cose per loro ovvie senza nessun motivo, non le spiegano a nessuno, è come se le ripetessero a se stessi e, conseguentemente, sono esclusivamente indirizzate al lettore... almeno non è un espediente narrativo trito come quello del detective che si vede allo specchio e si autoritrae, qui c'è un approccio più diretto e talmente ingiustificato da avere una sua qualità.
Una ragione di ciò è chiaramente attribuibile al tempo e all'organizzazione dello spazio all'interno del libro: è la terza parte, siamo a due terzi del libro, ci rimane sono un terzo del libro e si deve provare ad arrivare a una conclusione. Bisogna stabilire il setting del futuro e, dopo 600 pagine, Stephenson ricorre a brutali didascalie panoramiche per spiegare lo stato attuale e come gli ultimi 5000 anni abbiano portato allo stato attuale.
La terza parte è la svolta definitiva dove la mirabile simulazione catastrofica della parte uno si trasforma in pura speculative fiction, perdendo ogni traccia di realismo e verosimiglianza per abbracciare una forma più simbolica e metaforica. L'autore non è più l'insieme delle telecamere che seguono la sopravvivenza alla fine del mondo, ma diventa agente che parla al lettore mostrandogli un futuro che è quasi parodia del presente.
...almeno spero sia una parodia, perché altrimenti la terza parte perderebbe davvero quasi tutte le sue qualità.
Nonostante i suoi difetti, Seveneves è un romanzo eccellente.
SPOILER SPOILER SPOILER
Il personaggio che 'rovina' la storia e l'umanità è il presidente degli USA, una donna. Forte del proprio potere e autorità contravviene a tutte le leggi stabilite dall'umanità, prima per salvarsi e andare immeritatamente nello spazio, dopo per organizzare un colpo di stato a danno dei protagonisti positivi. Questi eventi causeranno la morte di quasi tutta l'umanità sopravvissuta.
Alla fine dei 6 anni della seconda parte, solo 7 donne rimarranno in vita. Le Seven Eves, le Sette Eva.
...il titolo è geniale e palindromo.
5000 anni dopo, le Seven Eves hanno dato vita a 7 razze distinte di umanità: una popolazione complessiva di circa 3 miliardi residenti in un habitat ring tutto intorno alla Terra. La Terra, a sua volta, sta venendo ri-terraformata.
Le idiosincrasie delle sette sopravvissute sono diventati tratti stereotipi delle sette razze, ed è un concept potente: gli stereotipi sono fondati su pacchetti genetici comuni derivanti dall'avere genitori simili e, sostanzialmente, dal vivere nello stesso posto. Le razze sono fisicamente circa simili: non ci sono code, occhi in più o robe del genere, ma sono diventate in qualche modo specializzate in base agli antenati... scienziati, guerrieri, etc etc. Ogni razza, però, è anche assolutamente e visibilmente mutante rispetto all'originale umanità. Queste 7 razze sono divise in 2 blocchi che corrispondono ai rapporti tra le 7 sopravvissute: ci sono le 4 razze 'buone' contraddistinte dal colore blu, c'è la razza cattiva e le altre 2 razze che sono circa a metà ma più vicine ai cattivi (colore rosso). I 2 blocchi sono in guerra, calda e fredda.
Rossi contro blu, i blu sono buoni i rossi cattivi. C'è un muro che separa i due blocchi. C'è propaganda e fanfara dalla parte dei rossi.
I simbolismi sono evidenti, l'intento deve essere quello di una parodia. DEVE.
La sorpresa finale del libro non è esattamente una gran sorpresa, è evidente fin dall'inizio della terza parte: la razza umana non è sopravvissuta solo nello spazio. Qualcuno è sopravvissuto anche sulla Terra distrutta e, dopo 5000 anni, ha sviluppato una cultura propria.
Ci sono gli umani che si erano rifugiati sottoterra, che sono diventati una popolazione alla Mad Max e sono gli ultimi umani 'purosangue'. Ci sono altri umani che sono sopravvissuti vivendo sott'acqua.
Il mistero dietro la frattura della Luna rimane tale fino alla fine. Nelle ultime pagine ci sono alcune righe che potrebbero far pensare a un seguito.
NOTA: continua per tutto il libro la presentazione negativa dell'Italia, l'unico vero villain di tutto il romanzo è italiano (quindi non Julia ma Aida). Le sue caratteristiche negative sono essenzialmente quelle dell'italiano all'estero ma c'è qualcosa di più intrigante al di sotto: la Eva italiana è bipolare, è stata selezionata dall'Italia e mandata nello spazio ciò nonostante (o proprio per).
L'autore si spinge in là e tenta giustificazioni per il comportamento del presidente USA, e in generale parlando degli americani usa termini come 'aggressività controllata e incanalata verso attività positive', mentre presenta l'italiano con un ridicolo genio e sregolatezza dove l'aggressività è patologica e sfrenata.