Byron - Storia del cane che mi ha insegnato la felicità (Id, 2016): la colpa è solo mia, non assegno alcuna colpa all'autrice. Con quel titolo, quella copertina e quella quarta di copertina, non ci voleva un genio per intuire il contenuto: il marketing del libro è assolutamente onesto e fedele al suo tipo.
...a volte vai in libreria, vuoi assolutamente qualcosa, i libri sui cani mi piacciono...
Non avevo idea di chi fosse Antonella Boralevi.
Traggo brevemente dalla sua biografia ufficiale: di famiglia ricca e antica, scrittrice da tempo (un primo romanzo del 1985 dall'emblematico titolo 'far salotto), televisione pomeridiana come opinionista e conduttrice, un incarico istituzionale legato alla cultura.
Se Byron è indicativo della sua produzione, la Boralevi scrive testi abbastanza semplici ma ricchi di sfoggio culturale, dedicati a donne bianche di buona/ottima famiglia... in pratica scrive per mia madre, da questo deve dipendere in non piccola parte il disgusto generale verso questo libro.
Avrei semplicemente dovuto informarmi prima, anche volendo giustificare l'errore con l'impulsività dell'acquisto, non si scappa ai chiari segnali dati dalla forma del libro.
Se proprio... una critica è al titolo: 'storia', non c'è nessuna storia. E' una raccolta di brevi testi dedicati a soggetti apparentemente random (amore, fedeltà, coraggio, etc etc), utilizzati per giustificare un gran numero di aneddoti sul proprio cane/vita con il proprio cane.
Mi capita di rado perché siamo due tipologi di padroni di cane notevolmente diverse, ma vedo ogni tanto persone come la Boralevi al parco con il cane, o in giro per la città. Quelle che vanno al parco nell'orario pieno di cani con i pantaloni bianchi e si stizziscono per una zampata infangata, o chiamano il cane come la loro personalità preferita per intrattenere una relazione virtuale e raccontarlo.
Il mio cane si chiama Boris, ma non dipende da Becker o Yeltsin, si chiama Boris e basta.
Questa frase mi ha incuriosito: il significato del nome Boris (equivalente di Bernardo in slavofono) è 'orso coraggioso', secondo google.
La raccolta di aneddoti, intesi con chiara intenzione gratificante, mostra tutto un campionario di comportamenti raccapriccianti: dimenticare il cane più o meno ovunque, snobbare i cani degli altri soprattutto non di razza, lasciare il cane costantemente in mano a servitù o assistenti vari, etc etc.
A questi si aggiungono tutta una serie di informazioni sballate tipiche di un certo atteggiamento distaccato dalla realtà: grande cultura classica, inferiore cultura quotidiana.
L'accoppiamento dei bassotti legati (letteralmente legati, come in croce), la discendenza del cane dal lupo, cani completamente vaccinati a meno di 3 mesi, continue personificazioni dell'animale e assegnazione di sentimenti complessissimi, transfert costanti, etc etc.
Il risultato è un condensato di scene di vita dalla vita wasp italiana, un obbrobrio straordinariamente emblematico, una finestra da cui guardare qualche specie rara di animale in gabbia, uno zoo che contiene esseri capacissimi in situazioni estremamente specifiche abituati a vivere in ambienti assolutamente chiusi e autoreferenziali.