In Asia (Id, 1998): volevo qualche saggio, non trovandone mi sono spostato sulle raccolte di giornalismo e ne ho scelte due su temi di mio gusto. Questa è la prima.
Non avevo mai letto Tiziano Terzani in precedenza, non credo almeno, e avevo solo una vaghissima idea di chi fosse... uno di quei tizi italiani che perde la testa per l'India e diventa un santone/un comunista.
Vere entrambe.
Questo libro è una raccolta di pezzi giornalistici e corrispondenza privata scritti tra il 1965 e il 1997 con soggetto generale sull'Asia.
A dir poco affascinante l'evoluzione psicologica e intellettuale dell'autore, che si percepisce e afferra chiaramente. La composizione è certamente editata e guidata per dare proprio questa idea di sviluppo concettuale, accanto alla descrizione di fatti storici e geograpolitici dell'Asia, ed è propbabilmente l'aspetto più gradevole.
Terzani parte da comunistazzo invasato, vede gli orrori delle dittature comuniste, affronta la disillusione con una discesa/ascesa (a seconda) spirituale culminante con il trasferimento finale in India.
Mi sono segnato rapidamente i passaggi fondamentali e una citazione.
Nel 1997, ripercorrendo la propria vita verso la fine del libro a ridosso del trasferimento in India, Terzani scrive: "[...] andai in Vietnam perché volevo capire la guerra e la rivoluzione, in Cina perché mi interessava il socialismo, in Giappone perché cercavo la modernità, in Tailandi perché volevo riposarmi da tutto quel cercare [...]".
La sua carriera, per quanto ci riguardi qui, comincia come turista e corrispondente di guerra per Der Spiegel, uno dei pochi giornali europei del tempo (nessuno italiano) ad avere una presenza fissa in Asia (molti degli articoli sono originariamente in tedesco, inglese, solo gli ultimi direttamente in italiano per giornali italiani).
Negli anni '60 è in Vietnam a seguire tutte le guerre del sudest asiatico tra Laos, Indocina e Cambogia; passa in Cina e testimonia la morte di Mao; si appassiona alla vicenda di Pol Pot...
e qui c'è uno dei passaggi assolutamente più onesti di tutto il libro: nei primi articoli, Terzani è parziale a favore della rivoluzione e dell'esperienza dei khmer rossi, non crede agli americani della CIA, etc. Vede di persona gli orrori, ne viene segnato e ritorna sulle proprie convinzioni vivendo una crisi personale sensibile e palese che gli costa, dopo poco, l'espulsione dalla Cina e da Honk Kong.
Non prima, però, di essere riuscito ad attaccarsi a una rarissima spedizione occidentale (politici italiani) in Corea del Nord.
Il suo racconto della Corea del Nord è uno dei pochi al mondo.
Espulso dal mondo dell'Asia comunista, non gradito e ingrato al suo credo iniziale, Terzani si sposta e trasferisce per un lungo tempo in Giappone.
E' il Giappone degli anni '80, quello del boom economico e dall'incredibile fascino internazionale: ne racconta Hiroshima, ovviamente, la morte di Hirohito; ne descrive soprattutto l'assurda cultura: i salary men, l'industria del tempo libero e del sesso, il sistema scolastico, la yakuza.
Durante il periodo in Giappone segue le olimpiadi coreane (e scrive un po' della Corea del Sud); riesce, per vie indirette, a tornare brevemente in Cina per riportare delle rivolte e Tienanmen.
Cinque anni in Giappone (circa) si dimostrano troppi per Terzani, la cultura e l'anima giapponese indecifrabili o, peggio, troppo deprimenti.
Un'ultima visita al monte Fuji e poi il trasferimento in Tailandia.
Report sulle vicende Birmane.
L'ultimo quarto di libro, cento pagine circa, sono dedicate all'India: si parla di peste, Pakistan, Nepal, Kashmir, Sri Lanka, Dalai Lama e Madre Teresa.
Si parla, soprattutto, di morte e violenze indicibili sullo sfondo di posti indescrivilmente belli e pregni di spiritualità e religione.
Torna brevemente a Honk Kong per vederla tornare cinese.
Meno nella parte finale, molto di più all'inizio e metà: si parla parecchio di CIA e Americani, di Russia ma specialmente per dispute territoriali per qualche isoletta del cazzo o per accennare gli Ainu.
Sono piccoli accenni ma sono così semplici da rendere meglio di molti altri testi dedicati, la complessità delle ingerenze occidentali nella politica asiatica tra gli anni '60 e '80, il difficile rapporto con l'ingombrante vicino russo.
L'ultimo articolo è il classico testamento spirituale: dopo una vita trascorsa all'estero, Terzani, malato terminale, decide di attendere la morte in Orsigna (Toscana).
Ci sono delle frasi di circostanza sui misteri in casa, sul cercare e trovare dentro di sé e non fuori... l'ultimo articolo aggiunge poco, ha una sua funzione tematica riprendendo e chiudendo il soggetto secondario del libro: la vita di Terzani e i suoi pensieri dalla gioventù ribelle, alla maturità disillusa, alla paura della morte.
E' una lunga e larga panoramica di Asia, e si potrebbero trovare espressioni sgradite e riscontrare idee e descrizioni parziali o scorrette, certamente non sono d'accordo su tutto quanto scritto sul Giappone, ma in questo libro c'è letteralmente una vita intera trascorsa osservando e cercando di capire.